In difesa del parco Mascagna

Questa mattina, di fronte ai cancelli ormai sbarrati da più di sei mesi del parco Mascagna, si è tenuta una pacifica manifestazione di protesta di cittadini per chiedere la sua riapertura.
I cittadini tra i quali molti bambini, come già previsto dal programma pubblicato sulla locandina, si sono recati numerosi al luogo del raduno con bottiglie e secchi con i quali hanno innaffiato, fin dove è stato possibile, con lanci d’acqua, le aiuole e il terreno circostante i tronchi degli alberi.
Alcuni alberi da poco messi a dimora, avevano già evidenti segni di sofferenza presumibilmente per mancanza di irrigazione.
Tra i presenti si percepiva il senso di irritazione nei riguardi di coloro che dovrebbero essere vicini alle necessità della popolazione.
Tra i presenti, quasi in timido anonimato abbiamo incontrato Maria Muscarà e Hermes Ferraro sempre in prima linea in difesa dell’ambiente che hanno affermato la loro disponibilità a collaborare con il comitato spontaneo dei cittadini per ottenere dal Comune risposte chiare circa la volontà di riaprire il parco.
Tra i presenti anche il giornalista Sergio Angrisano che ha documentato le condizioni in cui versa attualmente anche l’area antistante il parco  e. Raffaele Federico coordinatore del “Progetto Vivere meglio” che ha portato al comitato la solidarietà delle associazioni aderenti al coordinamento.
I cittadini hanno affermato che la loro pacifica protesta non si fermerà fino a quando non avranno riottenuto l’apertura del parco e l’assicurazione della sua costante ed attenta cura da parte di personale qualificato e competente.

Alessandra Federico

Il verde è vita. Il patrimonio  storico ed arboreo di Napoli

La presenza di alberi e di aree verdi è l’aspetto essenziale  per garantire la qualità della vita per tutti, ma in particolare per i bambini.

Gli alberi, al di là dell’aspetto paesaggistico ed estetico, in particolare negli agglomerati urbani con elevato traffico veicolare, contribuiscono a contenere i danni dovuti all’impermeabilizzazione del suolo e al suo consumo consentendo condizioni sostenibili di vivibilità ambientale.

Un patrimonio arboreo  diffuso e ben curato  determina effetti positivi non solo sulla salute fisica ma anche sulla capacità di apprendimento e sulla  crescita della coscienza sociale, pertanto se mancano i parchi verdi nei quartieri, tutti gli undici articoli che garantiscono la diffusione di spazi verdi  previsti dalla Convenzione  sui diritti dell’infanzia dell’ONU risultano annullati.

A nessun bambino deve essere precluso  l’accesso alle aree verdi, ma questo diritto   è minato alla radice dalla carenza di spazi verdi e dall’indifferenza che molte amministrazione  mostrano verso la loro cura e sviluppo territoriale.

Attraverso lo studio dei dati rilasciati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ci viene data un’immagine della nostra nazione fortemente variabile tra le varie aree con una minore dotazione  di verde urbano per minore  nei capoluoghi del sud e delle isole. Escludendo Oristano, Matera e l’Aquila, i primi 20 capoluoghi italiani che offrono ai bambini  un verde curato ed attrezzato sono del centro nord; mentre su 105 capoluoghi la media è di appena 24 alberi ogni 100 abitanti.

La legge n. 113  del 1992  è stata istituita con lo scopo  di incrementare le aree verdi cittadine contrastando il disboscamento, obbligando inoltre i comuni a porre a dimora entro il territorio cittadino un albero per ogni nuovo nato entro 12 mesi  dalla sua registrazione anagrafica, inoltre nel 2005 fu aggiunta una nuova norma che   prevede la piantumazione anche per ogni  minore adottato.

I comuni sono obbligati a censire ogni anno le nuove piantumazioni e  giustificare  gli abbattimenti degli alberi avvenuti nel proprio territorio fornendo tutte le informazioni. I cittadini devono controllare se il proprio Comune rispetta le  normative e tiene aggiornato il censimento  semplicemente avanzando una richiesta di accesso agli atti.

Proprio in questi giorni a Napoli sono state programmate due manifestazioni spontanee di cittadini in difesa del verde, distanti da qualsiasi manipolazione politica.

Ieri 24 maggio 2024 alle ore 17.30 in via Bosco di Capodimonte cittadini ed associazioni hanno protestato in maniera civile ma decisa contro lo scempio perpetrato nei giorni scorsi ai danni di numerosi alberi di agrumi e di frutta all’interno di uno storico giardino dato in affido dal Comune ad una associazione.

Presente alla protesta dei cittadini  il presidente della terza Municipalità intervenuto ad ascoltare le ragioni della protesta dei cittadini che hanno chiesto la revoca della concessione e l’avvio degli accertamenti necessari e infine la piantumazione di  nuovi alberi da frutta.

Questa volta i cittadini sono determinati e  affermano che lo protesta non si fermerà fino a quando non riceveranno riscontro alle loro richieste.

Domenica 26 maggio 2024 alla ore 10.00 si terrà un’altra manifestazione spontanea di cittadini ed associazioni per chiede la riapertura del parco Mascagna, uno dei pochi polmoni verdi cittadini chiuso ormai da più di sei mesi e di cui, l’amministrazione comunale non dà e non vuole dare  nessuna risposta alla città.

Un parco che per lunghi decenni è stato luogo di  gioco  e  salute per i bambini,  di sport per giovani ed adulti, di riposo per gli anziani e di tranquillità per gli innamorati, oggi è divenuto un luogo triste dove si avverte la sofferenza della natura  ed il disagio dei cittadini ai quali è negato l’accesso a questo spazio verde,  a causa della estrema lentezza dei lavori, del costo di 238mila euro che  si sarebbero dovuti concludere il 20 marzo scorso consegnando il parco alla città, mentre  hanno prodotto solo l’abbattimento di 23 alberi e la piantumazione di alcuni alberi che appaiono già seccati forse per la mancanza d’acqua.

Il nuovo parco quindi non vede la luce mentre il degrado di tutta l’area sta  repentinamente progredendo.

Alessandra Federico

 

Lezioni di vita nella scuola dell’infanzia: la gentilezza

Un’interessante esperienza è portata avanti dal Newark Nursery & Kindergarten di Malta. La gentilezza inizia da piccoli, così come le lezioni di vita; a scuola i bambini non imparano solo l’ABC ma anche l’arte del rispetto e delle emozioni.

Non è questo il mondo che tutti vorremmo vedere dove la gentilezza è la prima lezione che si impara?

Ogni settimana i bambini, insieme alle maestre, svolgono diverse attività a seconda del tema da trattare e dalle diverse abilità che devono sviluppare secondo diverse aree: sviluppo area fisico-motoria; area linguistica; area matematica; area socio-emotiva; area cognitiva.

Nel mese di maggio, per la seconda settimana, la tematica trattata è stata la vita degli animali dello stagno e l’obiettivo è stato quello di far sviluppare il loro aspetto emotivo. I bambini, attraverso diverse tecniche e con materiali differenti, hanno costruito animali e piante di quell’ambiente e, oltre ad aver appreso diverse tecniche di colorazione e aver studiato l’alfabeto e i numeri, hanno appunto lavorato sul loro aspetto emotivo sviluppando il loro lato empatico e imparato a trattare con rispetto il mondo degli animali.

Questa attività crea un connubio perfetto tra l’aspetto emozionale e quello cognitivo anticipando i tempi per il loro apprendimento socio-emotivo.

Il processo di insegnamento-apprendimento completo deve fare riferimento anche a sentimenti, emozioni e azioni al fine di rendere il bambino emotivamente competente in grado di riconoscere e gestire le emozioni. Guidare i bambini nello sviluppo dell’intelligenza emotiva è fondamentale poiché riconoscere le proprie emozioni aiuta loro a controllare gli impulsi, regolare i propri stati d’animo, evitare che l’angustia interferisca con le facoltà razionali e, soprattutto, lavorare sulla capacità di empatizzare ed avere fiducia degli altri.

A chiudere questa settimana è stata la Days Cooking, la giornata dedicata all’arte culinaria e, per rimanere in tema, i bambini si sono divertiti a preparare panini dando le sembianze della rana. Attività altrettanto indispensabile per la loro comprensione del mondo in quanto insegna loro a maneggiare utensili nuovi, ad interagire tra loro e sviluppare i sensi. Tra i lavori elaborati dai bambini c’è anche la libellula simbolo di crescita, mutazione e libertà. Conoscere la vita degli animali dello stagno è stato, per ogni bambino, forte stimolo per tirare fuori il meglio di sé, sentirsi libero di essere sé stesso e conquistare la libertà.

La visione contemporanea dell’infanzia si basa sulla prospettiva psicologica del bambino e dunque nel lavoro congiunto dalla scuola, dalla famiglia e dai media per aiutare e guidare lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei più piccoli. Difatti, la regolazione, l’educazione e la cura che gli adulti (genitori e  maestri) svolgono sulle capacità emotive del bambino sono aspetti che, sommati alla genetica, alle esperienze e all’ambiente in cui vive l’infante ne configurano la personalità; l’acquisizione di una personalità equilibrata si realizza attraverso un insieme di tratti psicologici frutto dello sviluppo personale  della vita affettivo- sociale del soggetto. Anche le abitudini culturali influiscono sulle sue emozioni. Per tutte queste ragioni, il processo di insegnamento-apprendimento completo deve assolutamente fare riferimento anche a sentimenti, emozioni e azioni al fine di rendere il bambino emotivamente competente in grado di riconoscere e gestire le emozioni.

Guidare i bambini nello sviluppo dell’intelligenza emotiva è fondamentale poiché, appunto, riconoscere le proprie emozioni li aiuta a controllare gli impulsi, a regolare i propri stati d’animo, ad evitare che l’angustia interferisca con le facoltà razionali e, soprattutto, a lavorare sulla capacità di empatizzare ed avere fiducia degli altri. Caratteristiche di un’intelligenza emotiva sviluppata sono:

  • Autocoscienza emotiva: consiste nel saper esprimere in maniera corretta quello che si sente. Questo implica conoscere e identificare le emozioni, ma anche gli affetti.
  • Autocontrollo emotivo: controllare e maneggiare in maniera adeguata gli impulsi.
  • Automotivazione: capacità che spinge gli individui a raggiungere i propri obiettivi mediante l’uso delle loro emozioni.
  • Empatia: si tratta di rispondere in maniera appropriata alle necessità espresse da altre persone, compartendo i loro sentimenti o preoccupazioni; riconoscere gli stati emotivi degli altri tramite le loro espressioni facciali.
  • Relazioni interpersonali: abilità di relazionarsi in maniera affettiva con le altre persone, così come la capacità di fare sentire bene gli altri contagiandoli con un’emozione positiva.

Alessandra Federico

Il patrimonio di Napoli e della Campania: il Museo di Capodimonte

La Reggia Museo di Capodimonte è un palazzo di tre piani con una superficie complessiva di 14mila metri quadrati, con 124 gallerie che ospita una delle pinacoteche più importanti d’Europa; già dal 1758 erano esposte opere d’arte  di famosi pittori,  ma solo nel 1957 è stata inaugurata ufficialmente.

Entrare nelle sale del Museo nazionale di Capodimonte equivale ad iniziare un viaggio nel tempo, ripercorrendo  più di 800 anni di storia dell’arte.

Il primo piano fa rivivere gli ambienti di un palazzo che nasce come museo e che solo in seguito diviene una delle residenze dei sovrani quando nel 1938 Ferdinando II  decide di dargli una nuova veste provvedendo anche a far ultimare le decorazioni del salone delle feste.

Nel secondo piano, nella sala 2 è ospitata la Galleria Farnese con dipinti tra i più importanti della famiglia Farnese con opere di Tiziano, Carracci, Parmigianino, Raffaello ed altri. Sempre al secondo piano, lungo il percorso che i visitatori fannoper giungere alla pinacoteca si attraversano ambienti di una eleganza sfarzosa, arredati con oggetti di lusso,  armi, porcellane, sete ed arazzi fino a raggiungere la sezione di arte napoletana ben rappresentata dal nucleo espositivo delle opere della scuola di Posillipo e da quelle del realismo storico di Filippo Palizzi e Domenico Morelli e della Galleria Napoletana che raccoglie opere provenienti dalle Chiese  della città e dai suoi dintorni che comprendono tele che vanno dal 1200  fino al 1700  di autori del calibro di Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Luca Giordano, Gaspare Traversi e Solimena.

Al terzo piano  troviamo la sezione  di arte contemporanea, al momento chiusa per lavori di restauro. Questa sezione fa detenere al Museo di Capodimonte un importante ed unico  primato in quanto con  le 160  con le opere è l’unica istituzione in Italia  a possedere ed esporre al pubblico di visitatori una collezione d’arte che   va da XIII secolo ai giorni d’oggi.

La collezione che comprende oltre a dipinti anche foto  e stampe d’arte tele  di Andy Warhol, Anselm Kiefer e Alberto Burri si è ulteriormente  arricchita  con le 70 0pere di 30 artisti contemporanei  donate nel  2022  dalla collezione di Ria Rumma.

Alessandra Federico

Presente, passato e futuro negli scatti fotografici

Il numero di aprile di FOTOIT la rivista della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) accompagna il lettore e l’appassionato di fotografia alla scoperta di autori più o meno noti con alcuni dei loro scatti fotografici, oltre a mostre, incontri, suggerimenti.

Nell’editoriale Roberto Rossi, attuale presidente della FIAF, parla del congresso che si concluderà il 19 ad Alba. La rubrica Periscopio  evidenzia mostre ed incontri fotografici, volumi ed altre informazioni utili.

Per la sezione Autori Claudio Pastone parla di Franco Zecchin grande autore fotografico, oltre che di libri e studi, milanese, fotogiornalista, collaboratore per alcuni anni dell’Agenzia Magnum.

Paola Malcotti introduce invece Chiara Innocenti con il portfolio “Meraviglie presenta”. La Innocenti è stata seconda classificata al 14° Portfolio  in Rocca 20° Fotoincontri San Felice sul Panaro. Il circo è il protagonista scelto dall’Autrice per questo suo impegno fotografico.

La religione e la religiosità sono il tema proposto per questo numero di FOTOIT da Tommaso Covito intervistato da Umberto Verdoliva.

Fra i “Visti per voi” Giovanni Ruggiero presenta Mimmo Cattarinich fotografo di scena con una serie di immagini anche tratte da set cinematografici. E ancora, a cura di Giuliana Mariniello “Hilde in Italia. Arte e vita nelle fotografie di Hilde Lotz- Bauer”.

Giovanni Ruggiero presenta “Fondali” una carrellata di fotografie d’epoca che mostra i fondali che i fotografi dagli anni ’40 dall’Ottocento in poi usavano per le loro immagini e la funzione sociale che spesso assumevano. “Oggi il fondale aiuta lo storico a datare, sia pure approssimativamente, una fotografia così come aiuta la tecnica fotografia utilizzata, il supporto materiale dell’immagine e l’abbigliamento delle persone ritratte”.

Storia di una fotografia di Irene Vitrano presenta “La voce umana” di Guido Harari.

Talent Scout di Piera Cavalieri mostra e fa parlare con gli scatti i momenti di vita colti dal fotografo Biagio Mormile.

Per Portfolio Italia 2023 Laura Manione presenta Giuliano Reggiani  primo classificato al 14° Portfolio  in Rocca 20° Fotoincontri San Felice sul Panaro.

Molto altro da scoprire nella rivista, chiudiamo con “Diamoci del noi” di Isabella Tholozan che presenta Giovanni Ruggiero.

Antonio Desideri

Il patrimonio di Napoli e della Campania: Parco e Reggia di Capodimonte un gioiello nella città

Il Real Parco di Capodimonte di Napoli è il più grande parco urbano nazionale.

Questa meraviglia che si affaccia sul panorama del golfo di Napoli, con un’area verde di circa 134 ettari e con centinaia di specie vegetali diverse, nel 2014 è stato definito il parco più bello d’Italia.

Come già ricordato nella prima parte del nostro racconto (n.d.r. 25 aprile 2024), il parco è stato progettato con maestria scenografica dall’architetto Ferdinando Sanfelice che in quest’area verde, tuttora incontaminata, dispose una serie di vialetti dove sorgono 16 edifici storici composti da residenze, casini di caccia, laboratori, chiese e depositi di verdure e di carni.

Nel Parco Borbonico, oltre a varie specie di frutteti  e palme vi sono ben 13 alberi monumentali tra i quali ha un posto di riguardo il maestoso albero della canfora  che fu portato dalla Cina dai regnanti della Casa Borbone più di 200 anni fa ed è uno degli alberi più antichi di Napoli e tra i principali canfori d’Europa.

Quest’albero, alto circa 18 metri, si incontra  sul cammino dei visitatori all’ingresso  dell’entrata posteriore  del Casino dei Principi e grazie alle sue  enormi dimensioni è diventato  un vero ecosistema  dove trovano rifugio gli uccelli boschivi, scoiattoli e  si sviluppano funghi, felci e una vasta varietà di muschi.

Un altro albero di Canfora di 24 metri di altezza, ma relativamente più giovane, si trova nel Giardino Torre, dove da qualche tempo è stata aperta una pizzeria-ristorante dove c’è il forno  che circa 200 anni fa sfornò la prima margherita.

Gli alberi storici presenti nel Real Bosco di Capodimonte, oltre i due Canfori già descritti, sono:

La Melaleuca del Giardino dei Principi; il Cipresso di Montezuma nel Giardino dei Principi; l’Eucalipto Robusta del Giardino dei Principi; Il Tasso nel Giardino dei Principi; l’agrumeto nel Giardino Torre; la Palma blu del Messico nel Bosco; la Magnolia; la Palma di Teofrasto; il Platano; Il Podocarpo; l’eucalipto menta bianca del Giardino dei Principi.

Nel Giardino Torre o “Giardino Biancour” dalla famiglia  di giardinieri che lo presero in cura, su mandato della Reale Famiglia, era il luogo delle delizie dove venivano coltivate varie specie di ortaggi, agrumi e frutta esotica destinate alla tavola dei monarchi.

Recentemente, dopo attento studio e accurate sperimentazioni, sono state  ripristinate circa 600 specie botaniche alimentari tra le quali spiccano i saporiti e profumati mandarini  giunti a Napoli nel 1847, le famose “Cerase d’o Monte”,  le  pere  coscione  e l’intramontabile  e squisita pommarola Sammarzano.

Una notizia  molto saporita: domani  sabato 18 maggio 2024, Giardino Torre riapre i cancelli a Slow Food, mercatino della Terra dove saranno presenti con i loro prodotti  i produttori campani che coltivano rispettando i ritmi della terra recuperando  campi  da tempo abbandonati.

Alessandra Federico

Fino al 19 maggio la FIAF si incontra ad Alba per il Congresso Nazionale

Giorni di grande impegno per i circoli fotografici aderenti alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) che si incontrano ad Alba in Piemonte per rinnovare gli Organismi della Federazione. Si tratta del 76mo Congresso nazionale e si svolge nella città nota per i tartufi bianchi e per essere stata insignita nel 2017 del titolo di Città Creativa della Gastronomia UNESCO.

Tantissimi gli eventi in programma ed i momenti  confronto che mirano a valorizzare la diffusione della fotografia nel nostro Paese. Ne citiamo solo alcuni: incontro con Michele Smargiassi, mostra del Grande Autore 2024 (Franco Zecchin), mostra dell’Autore dell’Anno FIAF 2024 (Luciano Bovina), esposizioni dei Talent e delle foto del Gran Premio Italia.

Oggi pomeriggio alle 18.00 nell’auditorium della Fondazione Ferrero si terrà la consegna delle onorificenze e l’incontro con Guido Harari.

La Campania partecipa con un nutrito numero di Circoli molto attivi ed impegnati in iniziative, confronti, incontri con autori e fotografi di livello locale e nazionale, corsi di fotografia, mostre e tanto altro ancora.

Antonio Desideri

Successo della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo

Si è tenuta il 2 maggio la 27ma edizione della rievocazione storica del “Gran Premio Napoli – Circuito Posillipo”.

Le condizioni meteo sfavorevoli non hanno fermato la macchina organizzatrice del Classic Car Club Napoli che, per la ventisettesima volta ha portato le auto d’epoca in mostra al Viale Virgiliano per ricordare che in questi luoghi, dagli anni ‘30 fino al 1962 si correva il Gran Premio di Napoli su una delle piste più belle e difficili del panorama mondiale: il circuito di Posillipo. E sul rettilineo di partenza si schierano ogni anno le creature custodite da soci ed appassionati.

L’edizione 2024, disturbata dalla pioggia, ha fatto rimanere a casa molte vetture ma lo schieramento era comunque consistente, con un’ottantina di esemplari disposti sui due lati della strada. Nonostante pioggia ad intermittenza, il pubblico è accorso numeroso ad ammirare gli esemplari esposti, e quest’anno brillavano due splendide Ford A dei primi anni’30 e la sontuosa Lancia Artena del 1934. E poi due Topolino, un splendida MG, Triumph, Appia, Giulietta Sprint e tantissime altre automobili che hanno contribuito a far sognare intere generazioni negli anni del boom economico. Bella partecipazione anche di Ferrari (tutte rigorosamente iscritte all’Automotoclub Storico Italiano (A.S.I.). Fra le Post-Modern, ricca partecipazione di Porsche di Mercedes e di Alfa Romeo, ma una segnalazione particolare va alla rarissima alla Lancia Delta Turbo 4WD dell’americano Asbury, la vettura che ha aperto la strada al dominio del marchio torinese nel mondiale Rally con le 4 ruote motrici.

La prova di abilità che ha concluso la parte attiva della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli ha visto affermarsi Enrico Di Taranto con un’Alfa Romeo Spider del 1992 dopo una serratissima lotta con la Giulia del 1976 di Lorenzo Galletta e la Ferrari 355 di Francesco Galletta, racchiusi in pochissimi centesimi di secondo.

Grande la soddisfazione del Presidente del Classic Car Club Napoli Giuseppe Cannella: “Certo il meteo non ci è stato favorevole, ma sia i soci che il pubblico sono molto affezionati a questo evento e non ci hanno abbandonato – afferma soddisfatto dei numeri registrati al Virgiliano – ed ho visto che anche le condizioni dell’asfalto sono meno disastrate degli anni scorsi. Con un altro piccolo sforzo da parte del comune, il sogno di portare alcune Formula 1 di quegli anni in parata sui 4 chilometri della pista più bella del mondo potrebbe diventare realtà”.

Elena D’Incerti: Dentro San Vittore. Due anni di lezioni di Italiano in carcere

Vissuti problematici, anni di traversie personali e di emarginazione sociale.

Qual è la molla che spinge a riprendere a leggere e studiare?

A qualcuno dei detenuti viene consigliato, immagino da educatori e assistenti sociali. C’è un risvolto pratico ai fini processuali perché lo studio favorisce un giudizio di buona condotta.

Alcuni però, in una riflessione sul loro vissuto che in carcere finalmente riescono a fare (hanno molto tempo a disposizione) vedono la scuola come un’opportunità persa  ma recuperabile: una volta usciti, un diploma può facilitare la ricerca di un impiego.

Va detto però che sono davvero pochi quelli che, tra le numerose attività che il carcere propone, scelgono la scuola.

La sua riflessione assume un’ottica chiaramente istituzionalista e libertaria.

Come si può in un contesto scolastico, dunque normato, incedere oltre la struttura architettonica scolastica così come data e nota, appunto le mura di un carcere?

Premetto che il mio ‘lavoro’ in carcere non è la scuola istituzionalizzata, ma è un’attività di volontariato: un aiuto ad accompagnare gli studenti detenuti a sostenere esami di idoneità o, per quelli veramente motivati, di maturità.

La scuola in carcere non assomiglia quasi per niente alla scuola che c’è fuori, nonostante il lodevole tentativo dell’istituzione carceraria di ricostruire piccole aule scolastiche con banchi e lavagna e nonostante il desiderio (quasi struggente) dei detenuti più giovani di riavere il contesto che hanno perso solo pochi anni fa.

Diversa è anche la routine dei voti, dei programmi e delle interrogazioni: tutto più morbido. L’obiettivo è passare degli esami.

Il rispetto per la prof. invece è commovente: a volte immagino che molti di loro, finché hanno frequentato delle scuole da ragazzi liberi, non avessero gentilezze e premure. Ma anche questo fa parte probabilmente di un percorso di elaborazione del sé che, prima della detenzione, non hanno mai avuto l’opportunità di intraprendere.

A metà degli anni Trenta, Simone Weil aveva raccontato i miti greci agli operai e alle operaie di una fonderia francese.

La Letteratura, ieri come oggi, è funzionale al proprio riscatto?

La letteratura contiene risposte a domande di senso che molti studenti detenuti si pongono magari per la prima volta. Con mia grande sorpresa, commentano spesso la letteratura in modi totalmente diversi dai miei studenti ‘liberi’: anche questo dipende dai loro vissuti, da ciò che davvero cercano leggendo, dalla capacità di sorprendersi di fronte alla bellezza che non avevano mai sperimentato.

Le loro ‘risposte’ hanno spesso arricchito anche me.

Professoressa, lei ha proposto ai detenuti la scrittura in funzione terapeutica.

Lo scrivere può essere concepito come alternativo mediatore pedagogico, affinché ciascuno acceda ad una profonda comprensione di sé stessi e dell’Altro?

Sì e questo vale anche per le persone libere. Sarebbe molto bello proporre percorsi di scrittura creativa.

Ammetto però che della loro esperienza di studenti ‘liberi’, molti detenuti conservano una certa riottosità al lavoro in forma di compito, o spesso hanno paura a riprendere in mano la penna, per paura di non esserne capaci.

Quindi bisogna farli scrivere in presenza, durante le ore di lezione: ci vuole tempo perché si appassionino, poi scrivono, scrivono, scrivono. I giovani testi rap, i meno giovani anche poesie.

In tema di disuguaglianze qual è lo specifico valore che attribuisce alla Scuola?

La scuola dovrebbe essere ascensore sociale e non lo è: spesso mi sono chiesta se questi ragazzi si troverebbero in carcere se la scuola (in assenza di famiglie presenti attente) li avesse guardati, aiutati, inclusi davvero.

La scuola non include perché non ne ha più né tempo né mezzi, purtroppo. E a pagare sono i soggetti socialmente più fragili.

Io insegno in un liceo del centro di Milano dove è molto improbabile che un ragazzo (anche il meno studioso) possa non godere di un salvagente esterno: famiglie attentissime, opportunità alternative allo studio, una rete di protezione socioeconomica che permette maturazioni anche molto lente. Cose che chi da bambino cresce sulla strada, ahimè non ha.

A meno che non incontri dei docenti quasi missionari.

 

Elena D’Incerti, docente, traduttrice e curatrice di classici latini e greci, collabora da anni con alcune testate nazionali e con alcune riviste su temi legati al mondo della scuola.

Giuseppina Capone

 

A Caserta inizia oggi il Congresso del Distretto 108 Ya Lions International

Saranno tre giorni intensi per il Distretto 108 Ya Lions International che abbraccia tre regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania). Il più grande distretto lionistico in Italia e uno tra i più grandi d’Europa celebra a Caserta il suo 28° Congresso alla presenza di oltre 400 tra delegati e soci in rappresentanza dei 139 Clubs del Distretto.

A fare gli onori di casa presso il Teatro comunale Parravano, in via Mazzini, da venerdì 3 a domenica 5 maggio il Governatore distrettuale Pasquale Bruscino.

I lavori si apriranno ufficialmente venerdì pomeriggio con la suggestiva sfilata delle bandiere e i saluti istituzionali del Sindaco di Caserta Carlo Marino, socio Lions. Seguiranno i saluti delle autorità lionistiche presenti: il Presidente della Circoscrizione di Caserta Alberto Martucci, il Presidente di zona Mauro Sellitto, il Presidente del Club Caserta Host, il primo per data di fondazione dei sei club operativi nella città di Caserta, Roberto Santoro, il coordinatore del congresso Aldo Cobianchi, il Past Governatore Franco Scarpino, il primo Vice Governatore Tommaso Di Napoli e il secondo Vice Governatore Pino Naim.

La prima giornata di lavori congressuali si chiuderà con la relazione del Governatore del Distretto 108 Ya Pasquale Bruscino il quale traccerà il bilancio finale del proprio anno sociale e delle azioni di servizio espletate.

Il programma dei lavori congressuali previsto è intenso e vedrà numerosi momenti di incontro fra i Lions delle diverse regioni del Distretto, riunioni delle commissioni di studio in cui è articolata l’Associazione, relazioni dei responsabili dei diversi dipartimenti organizzativi, l’approvazione del bilancio della Fondazione distrettuale.

Nel pomeriggio di sabato 4 maggio sarà la volta delle elezioni dei nuovi vertici chiamati a guidare il Distretto nel prossimo anno sociale: governatore, primo e secondo vice governatore, oltre al nuovo presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione collegata al Distretto.

“A Caserta, splendida location scelta per il nostro Congresso, avrò modo di evidenziare il grande lavoro svolto dai Lions in questo anno sociale. Sono particolarmente soddisfatto dei risultati raggiunti sinora – sottolinea il Governatore Pasquale Bruscino –. Il nostro Distretto, con i suoi 139 Clubs, i suoi 3.539 Soci, si è mosso con impegno ed entusiasmo all’interno delle Cause Globali individuate dal Lions International. I Clubs si sono impegnati con passione, competenza e professionalità in service coinvolgenti per soci e non soci sulle cause umanitarie globali della nostra Associazione: diabete, vista, fame, ambiente e cancro infantile e non solo. Violenza contro le donne, bullismo, sicurezza stradale, disabilità, arte e cultura sono alcuni degli altri importanti temi che ci hanno visti impegnati in questo anno”. “Dobbiamo sempre ricordare che i Lions – prosegue il Governatore Bruscino – sono costruttori di pace e di solidarietà, sono impegnati nel dare risposte ai bisogni dell’umanità e dei territori coniugando la visione globale con l’azione locale. Migliorare la salute ed il benessere, rafforzare le comunità, sostenere chi ha bisogno sono i cardini della nostra azione continua e definiscono il nostro essere, il nostro agire e il nostro servizio nell’ottica di quel “We Serve”, motto che ci contraddistingue come Lions. Caserta rappresenta una tappa del nostro cammino con e per le Persone, i territori, le comunità” conclude il Governatore Bruscino.

Lions International, fondata nel 1917 negli Stati Uniti da Melvin Jones, è una delle più grandi Associazioni di servizio del mondo. Vanta un milione e 400 mila soci ed opera in sette cause umanitarie globali, vista, cancro infantile, diabete, assistenza in caso di disastri, ambiente, opere umanitarie, giovani e fame.

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