Le Universiadi di Napoli 2019. Bilancio positivo

Le Universiadi, o Olimpiadi Universitarie, sono a detta di tutti tra le più grandi manifestazioni sportive mondiali, seconde per importanza e per numero di partecipanti solo ai Giochi Olimpici, ed alla pari con le Olimpiadi invernali.

La manifestazione nacque ufficialmente in Italia, con la prima edizione svoltasi a Torino nel 1959, eppure l’idea di mettere insieme i migliori atleti universitari del mondo a gareggiare sotto la bandiera olimpica è di molto precedente; già dal 1923, infatti, si organizzavano nel Bel Paese campionati sportivi internazionali tra giovani universitari, ma non con ampio respiro.

Dal 1959, dunque, ogni 2 anni, l’inno delle Universiadi risuona in giro per il mondo, anche se l’Italia continua a mantenere il primato di edizioni organizzate, ben 5 con l’appena conclusasi manifestazione di Napoli 2019, che è stata pure la XXXma.

Con il sostegno del Governo nazionale, che ha accompagnato la candidatura del capoluogo partenopeo, e la collaborazione con le Università italiane e campane, il CUSI (Centro Universitario Sportivo Italiano) e il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la Regione Campania aveva ottenuto la designazione per la città lo scorso 5 marzo 2016 ed ha ospitato l’edizione estiva dell’Universiade dal 3 al 14 Luglio 2019.

Il viaggio della fiaccola del sapere, simbolo delle Universiadi, che per tradizione parte sempre da Torino, per il percorso di questa edizione ha toccato diverse città tra cui Losanna, sede della FISU (Federazione Internazionale dello Sport Universitario), Milano, Assisi, Roma, Matera, Avellino, Benevento, Caserta ed è, infine, arrivata a Napoli il 2 luglio, incontrando la sirena Partenope, mascotte ufficiale della XXXma Universiade estiva.

Un piccolo bilancio per questa edizione, raccoglibile in poche parole: la straordinarietà dei nostri giovani volontari; più di 5000 che hanno fatto funzionare bene l’intera macchina organizzativa, diventando uno dei simboli di questa Universiade partenopea.

Le delegazioni presenti si sono tutte complimentate per questi ragazzi e per il loro lavoro, mettendo un po’ da parte le tante polemiche che pure ci sono state, per l’incapacità di portare a termine i lavori di ristrutturazione di parecchie strutture sportive scelte come sedi delle gare.

Si sono occupati di tutto questi ragazzi, dal montaggio dei frigoriferi alla gestione dei magazzini, passando per le attività di comunicazione e di assistenza agli accreditati. Insomma una esperienza a 360 gradi, applicando quelle cose che normalmente si scrivono nel curriculum: intraprendenza, problem solving, etc, messe in pratica per davvero, tanto nelle varie “venue”, quanto nei diversi settori della manifestazione. Bravissimi.

Rossella Marchese

TEDxYouth, i giovani che vogliono riappropriarsi del futuro

La terza edizione del TEDxYouth quest’anno si è svolta a Roma.

Questa è la formula dedicata ai giovani che rientra nel novero della TED Conference, il simposio online dedicato alla condivisione di idee che meritano di essere diffuse, che avviene con appuntamento annuale in cui  i “thinkers” famosi in tutto il mondo sono invitati a condividere le loro conoscenze e passioni.

Tutti i TEDx sono eventi no profit, organizzati da volontari  che credono nel principio fondante della piattaforma: la condivisione delle idee.

Il TEDxYouth nazionale ha visto sfilare sul palco dell’Auditorium della Conciliazione di Roma i 12 speaker finalisti selezionati tra centinaia di partecipanti provenienti da tutte le scuole di secondo grado d’Italia; il tema di quest’anno è stato “l’Alfabeto del Futuro”.

Ognuno di loro ha portato davanti ad una platea folta ed eterogenea le proprie idee per l’interpretazione del futuro; tra loro c’è chi vuole fare la differenza per rompere il silenzio opprimente intorno alla malattia mentale, chi non vede l’ora di esplorare le nuove frontiere dello spazio, chi arriva da molto lontano con un passato difficile, ma vuole lavorare nel presente per un futuro che integri tutti.

Idee di giovani che rappresentano una società complessa che hanno provato ad interpretare e raccontare secondo la loro personale visione del cambiamento di codici e linguaggi in atto in ambito tecnologico, sociale ed economico.

Dopo le due edizioni di Bologna, si è tenuto nella Capitale il terzo appuntamento del TEDxYouth previsto dall’accordo triennale tra TEDx e MIUR.

Nella presentazione del progetto per quest’anno si legge: “in questi ultimi anni, il progresso scientifico ha determinato trasformazioni così radicali e a ritmi così accelerati da rendere il presente quasi inafferrabile. Un mondo veloce, fatto di nuovi paradigmi, nuovi lavori con cui i giovani sono chiamati a interagire. Quali sono le loro idee, percezioni e visioni? Quali saranno i pilastri della nuova società, i linguaggi con cui creare nuove relazioni, e che struttura avranno queste relazioni?”.

Di questo nuovo alfabeto i ragazzi hanno scritto nelle lettere inviate per candidarsi al TEDxYouth di Roma 2019.

Rossella Marchese

 

“Tempi interessanti” alla Biennale 2019

“May You Live in Interesting Times”, in effetti sarebbe questa la dicitura letterale del tema alla base della 58ma Biennale di Venezia; un’espressione della lingua inglese che è stata erroneamente attribuita ad un’antica maledizione cinese che evocherebbe catastrofi ed apocalissi, ma che sottintende, piuttosto, un periodo di cambiamento, magari di crisi, ma non per questo devastante, “tempi interessanti”, appunto, come la più felice traduzione italiana sta ad indicare.

E vivere in questi tempi interessanti, significa fare i conti con l’intelligenza artificiale, la iperpersonalizzazione degli oggetti, la pervasività dei mass media, le fake news, le identità perdute o rivendicate, i cambiamenti climatici, tutti argomenti che mettono in discussione le categorie di pensiero traballanti esistenti, con un concetto che domina, più o meno, in tutti i padiglioni dell’Arsenale e dei Giardini: il labirinto.

Molti degli artisti rappresentati (settantanove e anagraficamente giovani), infatti, si sono ispirati al labirinto per dare l’idea dell’incertezza storica in cui viviamo; gli oggetti si ingigantiscono fino a schiacciare lo spettatore che non ne riconosce più l’utilità, gli spazi circoscritti si scompongono e si dilatano, mentre le innumerevoli istallazioni di realtà virtuale vogliono surrogare i sensi degli esseri umani.

L’intera istallazione del padiglione Italia è un omaggio a Italo Calvino e si intitola: “0”, liberamente suscitato dal saggio La sfida al labirinto del 1962. Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro sono stati gli interpreti scelti dei tempi interessanti proposti dal nostro Paese, con opere storiche e figure antropomorfe che si snodano lungo un percorso non lineare fatto di pareti di diversa altezza, stanze di varia misura, passaggi e vicoli ciechi.

Estremamente interessanti, le istallazioni artistiche ospitate da molti palazzi storici della città, su tutte quelle proposte dall’European Cultural Centre che, complementare e parallelo alle esposizioni principali della Biennale, propone artisti emergenti di ogni parte del globo, ognuno testimone della globalizzazione che divora le tradizione della propria terra d’origine. Le Seichelles con l’istallazione digitale di una parodia del buon selvaggio, la Cina con le gigantesche tele a righe verticali di Lu Xinjian, il Mozambico e le sculture interamente realizzate con i bossoli dei proiettili, Taiwan e i libri illeggibili scolpiti in un legno profumato di cipresso. Sono solo alcune delle suggestioni colte per la città.

Vale la pena passare per la laguna, c’è tempo fino al 24 novembre, per farsi un’idea di quello che il mondo pensa di questi tempi interessanti.

Rossella Marchese

 

(Foto di Rossella Marchese)

Sarco alla Biennale di Venezia

Viviamo in tempi interessanti, anche per morire. Sarco, abbreviativo per sarcofago, esprime esattamente il senso di infinite possibilità ed incertezze che spalanca un futuro super automatizzato.

Sarco è esposto a Venezia per la Biennale 2019, in una stanzetta piuttosto appartata e con tanto di cartellino all’ingresso che scoraggia i sensibili ad entrare, perché all’interno è rappresentato, in stampa 3D, il punto più estremo della volontà umana.

Appena entrati, posereste gli occhi su una capsula, piuttosto elegante nel design, ergonomica, pensata per interagire con il corpo umano, sostanzialmente per un unico scopo: indurne la morte.

Sarco, infatti, è una capsula per l’eutanasia.

Similissima nella forma ad uno di quegli abitacoli  che si vedono nei film di viaggi nel tempo, la macchina è progettata per dare la morte al soggetto che la desidera, per ipossia.

L’ideatore di Sarco, l’australiano attivista pro eutanasia Philip Nitschke, spiega, in un video divulgativo sul monitor che accompagna “l’opera”, che l’aspirante suicida, qualora decidesse di agire, dovrà compilare un test online per accertare il pieno possesso delle facoltà mentali. L’esito positivo del test darà quindi diritto a un codice d’accesso da inserire nel macchinario: a quel punto ed entro 24 ore, si potrà entrare nella capsula, chiudere il portello e, infine, schiacciare il bottone per il comando del rilascio dell’azoto.

La morte, secondo Nitschke, sopraggiungerà in circa un minuto, subito dopo la perdita di coscienza. C’è anche un pulsante “stop”, concepito come sistema di sicurezza per un ripensamento improvviso.

Perchè in laguna è sbarcata una macchina di questo tipo non è di difficile intendimento; il tema della Biennale di quest’anno è già da solo sufficiente a spiegare una simile scelta, inoltre è innegabile che la portata di pensiero dietro una siffatta opera è immensa e la Biennale da sempre smuove le coscienze, ed ancora, guardando la sua linea, Sarco potrebbe essere facilmente scambiato per un oggetto di design.

Sul sito dedicato si legge: “what if we dared to imagine that our last day might also be one of our most exciting?”. Eutanasia elegante e pacifica. Una provocazione? Marketing? O un’umana aspirazione?

La macchina in questione rimarrà esposta per 6 mesi prima di essere spedita in Svizzera (paese dove l’eutanasia è legale) dove sarà utilizzata per la prima volta.

Philip Nitschke ha pensato anche ai Paesi dove l’eutanasia è illegale e dove, quindi, il prodotto non sarà commercializzato: Sarco potrà essere stampato in 3D e utilizzato.

Rossella Marchese

 

 

 

(Foto di Rossella Marchese)

Addio Luciano De Crescenzo, ti saluta la Napoli di Bellavista

Ci mancherà molto l’ingegnere, filosofo, scrittore Luciano De Crescenzo. La sua Napoli tanto amata e descritta sempre con profonda dolcezza, semplicità ed ironia, ma anche con profonda attenzione e passione e raccontata come città poliedrica, dalla cultura plurimillenaria, dalle mille sfaccettature, ne piange la scomparsa.

Un uomo, De Crescenzo, che aveva deciso di abbandonare il suo incarico alla IBM, il posto fisso, per lanciarsi nella sua passione, la scrittura che tante soddisfazioni gli ha dato con i suoi libri 50 libri, con 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni solo in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. Ma non solo. Come non ricordare fra i suoi film gli indimenticabili “Così Parlò Bellavista” e  “32 dicembre”.

Uomo di spettacolo oltre che di cultura ha accompagnato per decenni tantissimi lettori e spettatori al cinema e in tv,  come non ricordare alcuni brani diventati cult e impressi nella memoria non solo dei napoletani come il mitico “incrocio a croce uncinata” che descriveva la situazione del traffico cittadino della metropoli napoletana. E ancora la sua lezione sugli uomini d’amore e uomini di libertà e il fatto che i primi amino il presepe mentre i secondi l’albero, i primi il bagno, i secondi la doccia.  Il tempo per De Crescenzo era un’emozione e una grandezza bidimensionale nel senso che “lo vivi in lunghezza e larghezza, se lo vivi in larghezza con alti e bassi a 60 anni avrai solo 30 anni”, mentre l’eternità la definiva come un’istante.

Il mondo della cultura ha perso oggi, dopo Andrea Camilleri scomparso appena ieri, un altro grande simbolo per molte generazioni, un uomo mite, allegro, gentile, astuto, intelligente, una personalità includente.

In un’intervista rilasciata a Marzullo era convinto di andare in Paradiso. Ed è lì che vogliamo immaginarlo oggi.

Bianca Desideri

Europa e Brexit

Si è tenuto il 17 giugno a Palazzo Serra di Cassano presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici la presentazione del libro “Nozioni  giuridiche fondamentali europee”, La scuola di Pitagora editrice, di Umberto Aleotti.

A parlare del libro ma soprattutto di Europa e delle tematiche legate alla vita dei cittadini eutorpei sono stati: Prof. Ing. Mario Raffa, già Ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Componente del Consiglio Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione; Prof. Antonio Lanzaro, già Aggregato di Giurisprudenza Università degli Studi di Napoli “Parthenope” – Presidente Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; Prof.ssa Antonella Batà, Aggregato di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN – Confsal – Direttore editoriale Rivista Professione Bancario; Avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campania dell’Unione Avvocati Europei (U.A.E.). Ha moderato l’incontro la giornalista Dott.ssa Bianca Desideri.

Abbiamo già parlato di Europa nei giorni scorsi con l’avvocato e docente universitario Umberto Aleotti, ritorniamo ora sull’argomento su un tema specifico quello della Brexit che non avevamo affrontato nella precedente intervista.

 

Avvocato, si parla tanto di Brexit. In che cosa consiste l’uscita di un Paese dall’Unione?”
Con previsione innovativa rispetto al precedente testo dei Trattati vigenti, il Trattato di Lisbona del 2007 ha con l’articolo 50 (T.U.E.) stabilito che ogni Stato membro ha il diritto di recedere dall’Unione europea conformemente alle proprie norme costituzionali, notificando tale intenzione al Consiglio europeo. Dalla notifica iniziano a decorrere due anni durante i quali l’Unione deve negoziare con lo Stato membro interessato un accordo che fissi le condizioni del recesso. L’uscita si perfeziona, e le norme dell’Unione non sono più applicabili allo Stato in questione, con l’entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in mancanza, trascorsi i due anni dalla notifica, salvo che il Consiglio europeo, d’intesa con lo Stato in uscita, non decida all’unanimità di prorogare tale termine.

La procedura di recesso è stata attivata per la prima volta dal Regno Unito, nel giugno del 2016, quando i cittadini britannici sono stati chiamati, con un referendum, ad esprimersi sulla loro permanenza nell’Unione europea, e la consultazione ha dato esito positivo all’uscita (cd. Brexit) con il 51,9% dei voti a favore e il 48,1% dei voti contrari.

Il Parlamento britannico ha così autorizzato il Primo Ministro britannico, Theresa May, a presentare la lettera con la quale è stata chiesta, il 29 marzo 2017, la formale attivazione della procedura di uscita dall’organizzazione allo scopo di porre fine, dopo quarantaquattro anni, alla partecipazione del Regno Unito al disegno di integrazione europea. Da questa data sono partiti i due anni fissati dall’articolo 50, che, com’è ormai noto, sono spirati con un nulla di fatto. Il Regno Unito ha pertanto dovuto chiedere una proroga del termine, accordata dal Consiglio europeo fino al 31 ottobre 2019, per trovare un accordo con l’Unione.

Qual è la sua opinione sulla Brexit?

Il mio auspicio è che lo Stato britannico decida di chiedere una nuova proroga, più lunga, per rimeditare la sua scelta, eventualmente con un nuovo referendum, e ritirare la richiesta di recesso (cd. Bremain). Il patrimonio comune di valori di cui noi europei siamo portatori include a pieno titolo il Regno Unito, culla delle libertà fondamentali (si ricordi la Magna Charta Libertatum del 1215), così come il patrimonio culturale del Regno Unito trova la sua origine in quello europeo, ad esempio la sua lingua, che deriva per metà dal francese.

La condivisione di valori, cultura, razza (indoeuropea), storia, religione (cristiana), oltre che dei più recenti quarantaquattro anni di integrazione, non può essere polverizzata da un 3,8 % di voti di scarto a favore della Brexit e deve far riflettere sulla stretta connessione che esiste tra il Paese britannico e il continente, per la quale probabilmente nessuno dei due può fare a meno dell’altro.

Alessandra Desideri

All’Istituto per gli Studi Filosofici presentazione del libro di Umberto Aleotti

Lunedì 17 giugno alle ore 16.30 a Palazzo Serra di Cassano sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici sarà presentato il libro di Umberto Aleotti, avvocato, docente universitario, “Nozioni giuridiche fondamentali europee.

Un libro per parlare di Europa ad esperti ma anche a quanti vogliono conoscere meglio le Istituzioni europee e il loro funzionamento. All’Autore poniamo alcune domande.

Quali strumenti ha il cittadino italiano ed europeo per poter far valere i propri diritti oltre i confini della propria Nazione?

Si tratta di distinguere i diritti da tutelare. Se sono diritti che discendono da normative italiane, possono essere fatti valere davanti ai giudici nazionali, se si tratta di diritti che derivano da normative dell’Unione europea davanti ai giudici europei. La tutela giurisdizionale dinanzi ai giudici europei può avvenire tanto in via diretta, presentando ricorsi presso le cancellerie dei giudici europei  quanto in via indiretta, ossia utilizzando il meccanismo del rinvio pregiudiziale, che implica il passaggio attraverso la valutazione e l’ordinanza di rinvio dei giudici nazionali.

Quali sono i giudici dell’Unione Europea?

Esiste nel diritto dell’Unione europea il principio del doppio grado di giudizio. Chi vuole ricorrere in maniera diretta dinanzi ai giudici U.E. deve adire in primo grado il Tribunale e, in secondo grado, impugnando le decisioni del Tribunale e solo per motivi di diritto, la Corte di giustizia. In via indiretta, ossia tramite rinvio pregiudiziale, può essere adita solo la Corte di giustizia. Si ricordi che diverso da questo sistema giurisdizionale è il sistema della Corte europea dei diritti dell’uomo, che afferisce al Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale differente dall’Unione europea. Dinanzi a questa Corte, in un unico grado di giudizio, si possono far valere i diritti previsti da un altro trattato internazionale, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (C.E.D.U.).

Si parla molto dei parametri che l’Italia deve rispettare nel proprio Bilancio per non sforare i parametri imposti dalla UE. Di cosa si tratta?

Si tratta del cd. fiscal compact, un trattato firmato a Bruxelles il 2 marzo 2012 , con il quale gli Stati firmatari hanno stabilito un maggiore coordinamento tra le loro politiche fiscali (imposizione fiscale su cui si regge la spesa pubblica), stabilendo una serie di regole tra le quali, ad esempio, l’impegno ad inserire il pareggio di bilancio (equilibrio tra entrate e uscite degli enti pubblici) in disposizioni interne vincolanti di natura fondamentale, preferibilmente costituzionali (così è avvenuto con la modifica del nostro articolo 81 della Costituzione nel 2012). Queste disposizioni servono a creare maggiore armonia tra le politiche fiscali degli Stati dopo che, nel 2002, c’è stata l’unificazione delle loro politiche monetarie (cd. unione monetaria).

Come è nata l’idea di scrivere questo libro e a chi si rivolge?

Il progetto di un’Europa unita, così come elaborato dai padri fondatori dell’Unione europea conserva sempre, secondo me, il suo irresistibile fascino. L’edificazione di una casa comune in Europa, attorno ai valori della pace, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani possiede ancora la sua attrattiva tanto per le giovani generazioni quanto per quelle meno giovani, in mezzo alle quali si colloca la mia, che ha visto cadere, il 9 novembre 1989, il muro di Berlino, simbolo di un’epoca di conflitti, divisioni e oppressione, in cui i valori indicati non avevano ancora avuto l’opportunità di affermarsi nella loro esatta dimensione. Il libro nasce dunque con l’idea di incuriosire, chiarire, appassionare, non far dimenticare ed è diretto non solo a chi si confronta con questo genere di tematiche durante il proprio corso di laurea ma anche a chi nel percorso post-universitario o lavorativo dovesse entrare in contatto con questa realtà.

Alessandra Desideri

Maggio dei Monumenti 2019 di Napoli: il diritto ad essere felici

La scelta maturata dagli organizzatori del Maggio partenopeo per quest’anno è stata davvero evocativa e prende ispirazione dal 220mo anniversario della Rivoluzione Napoletana, 1799-2019, e dal pensiero di Gaetano Filangieri, che di quella rivoluzione fu inspiratore postumo.

“Il diritto alla felicità. Filangieri e il ‘700 dei Lumi” , è stata questa la dedica precisa della edizione 25 del Maggio dei Monumenti e quest’anno più che mai il programma del Maggio è stato frutto di un lavoro interistituzionale tra i più importanti enti culturali della città: l’Università degli studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Institut Français di Napoli, la Biblioteca Nazionale di Napoli, il Teatro di San Carlo, l’Istituto Italiano per gli Studi Storici “Benedetto Croce”, la Società Napoletana di Storia Patria, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, il Museo Civico Filangieri di Napoli, Palazzo Zevallos di Stigliano e il Certame Vichiano, per citare i più rappresentativi.

Dai luoghi di Napoli dove visse e operò Gaetano Filangieri e quelli legati alla sua nobile e filantropica famiglia, ai principi illuministici tratti dalla sua opera (primo fra tutti la ricerca della felicità) che ispirarono l’intesa seppur breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799, i palazzi, le
chiese, i musei, i teatri e le piazze della città sono tornati ad essere espressione della vivacissima fioritura culturale e artistica della seconda metà del ‘700, che poi è il filo conduttore di tutte le iniziative.

Ci sono stati reading, concerti, spettacoli teatrali, conferenze, mostre, convegni e visite guidate, come tradizione vuole, eppure il tema da sviluppare è stato davvero ispirato e transnazionale perché quando Filangieri scrisse la sua Scienza della Legislazione, nel 1782, teorizzò il suo ideale di società giusta non attorno al concetto di proprietà, bensì a quello di felicità nazionale, e lo portò per primo in tutta Europa, intendendo come benessere di ogni singolo cittadino e fine ultimo di ogni buon governo il perseguimento di un giusto sistema di leggi e di un’istruzione pubblica e universale, basi per assicurare ad ognuno la sua quota di benessere.

Il concetto in questione veniva direttamente dalla Dichiarazione di Indipendenza americana, Filangieri e Benjamin Franklin si scrivevano, si stimavano e certamente si influenzarono a vicenda, e spinse il filosofo partenopeo a cercare di ricreare quell’utopia di società felice anche in Italia, sull’esempio di quanto era successo negli Stati Uniti con la città di Philadelphia. Tentativo in parte riuscito, ma questa è un’altra storia da raccontare.

Rossella Marchese

Rivive la Napoli dei Sedili, in mostra al Complesso di Santa Maria La Nova

Sulla scia del Maggio Napoletano, che ancora si fa sentire in città con gli ultimi eventi dedicati all’amato Gaetano Filangieri e alla sua opera tutta tesa alla ricerca di una società Settecentesca perfetta, l’Associazione Culturale Napoli è ha portato nelle sale del Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova la sua personale declinazione del Maggio dei Monumenti di quest’anno, attraverso una mostra fotografica ispirata ai Sedili Napolitani, le antiche sedi di decentramento del potere amministrativo cittadino, fino al 1800 attive in città.

Secondo Filangieri, perseguire la felicità nella sua forma massima e più sublime significa puntare alla giustizia delle leggi e alla perfetta amministrazione del potere per tutti i cittadini, cosa che, a Napoli, l’antica distribuzione del potere nei Sedili tentava di attuare da tempo immemore.

Per questo una mostra fotografica a tema; allestita non solo per spiegare dove e come i Sedili Napolitani  in città volessero garantire una funzionale amministrazione del potere, ma anche per ricordare il rapporto intercorrente tra Napoli e i suoi figli illustri, sicuramente ispirati dal luogo in cui vivevano.

Grazie alla collaborazione e all’amicizia, che lega Napoli è e l’I.S. “G. Marconi” di Giugliano in Campania, una delegazione di studenti partecipa attivamente a tutti gli eventi legati al tema degli antichi Sedili promosso dall’Associazione. E anche l’attuale mostra, a Santa Maria La Nova ancora fino al 22 giugno, vede, infatti, i ragazzi coinvolti in prima persona nel progetto, con delle tavole fotografiche che hanno come focus il Sedile di Nilo.

Assieme a queste in mostra anche alcune opere dell’artista Alex Preti e le fotografie di Enzo Barbieri, Alessandra Desideri e Maria Nemoianni, che rappresentano parti del percorso culturale che Napoli è persegue, attraverso l’idea del Palio dei Sedili, ormai da 22 anni.

Infine, le tavole esplicative dell’Architetto Laura Bourellis danno il senso globale all’intera mostra, facendo vedere concretamente allo spettatore dove operassero i Sedili rappresentati nelle altre opere.

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 17, con ingresso libero.

Rossella Marchese

La stretta di Facebook in nome della sicurezza

Da quando Facebook si trova nell’occhio del ciclone di molti Governi in giro per il mondo, a partire dalla vecchia (e neppure troppo) faccenda di Cambridge Analytica, Zuckemberg non perde occasione di rimarcare l’impegno della sua azienda nel proteggere da qualsiasi “minaccia esterna” i dati personali dei suoi utenti. Onorevole, nonché dovuto, obbligo per la più potente e precisa macchina di profilazione a libero accesso del mondo; e non poteva essere altrimenti, anche dopo l’effettiva entrata in vigore in Europa del nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali.

È di questi giorni la stretta sui profili falsi presenti in piattaforma. Nel commento di Zuckemberg alla pubblicazione del Community Standard Enforcement Report e del Transparency Report, l’AD di Facebook ha sottolineato come nei primi 3 mesi di quest’anno gli sforzi si siano concentrati nella rimozione di circa 2,2 miliardi di profili falsi, precisando però che la maggior parte degli account è stata rimossa nei minuti successivi alla loro creazione e, quindi, non sono inclusi nei dati sugli utenti attivi mensili e quotidiani, parametro seguito da vicino dagli investitori. Si tratta quindi di account che molto probabilmente pochissimi sono stati in grado di vedere e accedervi; eppure, legati a questi profili sono state debellate anche parecchie fake news pubblicate su molteplici tra pagine e gruppi che Facebook ha chiuso su segnalazione della Ong internazionale Avaaz.

Pagine usate come delle armi dai partiti e dai gruppi di estrema destra e anti-Ue che rappresenterebbero solo una punta di iceberg, il 20% delle reti segnalate, secondo Avaaz, al termine di un’indagine condotta in sei Paesi europei: Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Polonia e Spagna. Gli attivisti hanno scoperto e segnalato 550 pagine o gruppi e 328 profili seguiti da circa 32 milioni di persone che contribuivano alla diffusione di contenuti volutamente deviati rispetto alla realtà, ottenendo 67,4 milioni di interazioni (commenti, condivisioni o semplici like) negli ultimi tre mesi.

C’è comunque da dire che Facebook rileva un forte aumento nella creazione di account falsi: la società ha stimato che lo siano il 5% dei suoi 2,4 miliardi di utenti attivi mensili, ovvero circa 119 milioni; “continueremo a trovare strade per bloccare i tentativi di violazione delle nostre politiche” ha assicurato Zuckemberg, che ha pure comunicato di aver ricevuto da parte dei governi di tutto il mondo circa 110.634 richieste di dati di utenti, numero anche questo in aumento, del 7%.

La sicurezza pare essere davvero il focus per Facebook, almeno in questo momento storico, tant’è che sulla scia di commento al Report su citato è stato anche annunciato un investimento di 7,5 mln di dollari per la Technical University di Monaco, in Germania, per lo studio di un’etica applicata all’intelligenza artificiale: lo scopo sarebbe quello di indagare i possibili utilizzi dell’A.I. e l’impatto sulle vite umane, con l’unico obiettivo di assicurarsi che i software d’apprendimento automatico, se propriamente “allenati” imparino a non discriminare in base al colore della pelle, non violino la privacy, né mettano a rischio la sicurezza delle persone, magari riconoscendo a priori parole eticamente inappropriate nei contenuti di un commento.

Insomma, siamo di fronte ai primi tentativi, da parte di tutti gli attori in campo, di dare una forma e una consistenza pregnante al problema del nostro tempo: la difesa dell’identità virtuale delle persone.

Rossella Marchese

 

 

 

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