Spirou diventa ambasciatore per l’Onu dei Diritti Umani

I fumettisti di Spirou, la famosissima rivista franco-belga, hanno illustrato per l’Onu la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, unendosi in questo modo alla campagna per il suo 70esimo anniversario,

Gli articoli della Dichiarazione sono stati illustrati, per l’uscita del mese di ottobre, dagli artisti e dagli autori di maggior talento di Spirou come Émile Bravo, Sente e Juillard, Libon, Nob, Derib, Cossu e Bocquet, Delaf e Dubuc, Achdé, Batem, Verron, Yoann e Vehlmann, Cyprien e Paka, Jousselin e molti altri. Inoltre, una mostra #spirou4rights, dedicata ai diritti umani e alla Dichiarazione, è stata presentata pochi giorni presso la sede delle Nazioni Unite di Ginevra.

Per dare la possibilità a più persone di conoscere i valori universali della Dichiarazione, la mostra sarà disponibile online in inglese, francese e spagnolo, in formato scaricabile e stampabile, per essere esposta in vari luoghi: scuole, biblioteche, aziende, centri culturali.

La scelta di Spirou, il piccolo fattorino mascotte della rivista, è stata dettata dal fatto che da sempre il suo personaggio è impegnato a combattere le disuguaglianze, proteggendo i deboli e mostrando coraggio e generosità: alcuni dei valori fondamentali della Dichiarazione dei Diritti Umani. Il suo impegno per i diritti degli altri è rappresentato dal suo saluto, due dita che insieme puntano verso l’alto. Quello stesso saluto che è stato lanciato il 14 settembre durante il Brussels Comic Strip Festival, un flash mob di centinaia di visitatori  che hanno mostrato il loro sostegno ai diritti umani, condividendo sui social media con l’hashtag #spirou4rights.

Il settimanale a fumetti Spirou è pubblicato dalla casa editrice Dupuis, una delle principali case editrici europee di fumetti. Il suo catalogo comprende personaggi iconici come i Puffi, Billy e Buddy, i Bluecoats, Petit Spirou, Lucky Luke, Largo Winch, Gaston Lagaffe e The Marsupilami.

Dalla sua creazione nel 1938, la rivista Spirou ha trasmesso valori attraverso i suoi autori emblematici e i suoi personaggi iconici. Il settimanale ha regolarmente denunciato, difeso, interrogato e prestato il suo sostegno per promuovere i diritti umani; ha espresso indignazione e ha permesso alle generazioni di farsi carico dei problemi globali in un modo affettuoso e umoristico.

Nicola Massaro

 

Il Brasile di Bolsonaro, che Paese sarà?

Le destre avanzano ovunque, è una costatazione.

Anche il Brasile non fa eccezioni. Ha vinto Jair Bolsonaro, capo del Partito Social-Liberale, ex militare nostalgico della dittatura e tacciato come fascista e machista; ha vinto con il 55,20% dei voti, rispetto al contendente, Fernando Haddad, erede politico scelto da Lula da Silva per guidare il Partito dei Lavoratori, che si è fermato al 44,80% delle preferenze, con uno scarto di circa 11 milioni di voti tra i due.

Il primo messaggio dopo la vittoria Bolsonaro lo ha affidato a Facebook, come ha spesso fatto anche durante la campagna elettorale. Un breve video, trasmesso sui social dal suo appartamento di Barra de Tijuca, quartiere residenziale dell’ovest di Rio de Janeiro: “Sono molto grato a tutti voi, per la vostra considerazione, le vostre preghiere e la vostra fiducia, adesso, tutti insieme, cambieremo il destino del Brasile: sapevamo dove stavamo andando, e ora sappiamo cosa dobbiamo fare. Il Brasile, non poteva continuare a flirtare con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo della sinistra; ora la verità comincerà a regnare in ogni casa del paese, cominciando dal suo punto più alto, che è la presidenza della Repubblica, perché il Brasile ha tutto quello che serve per essere una grande nazione”. Nemici fuori, nemici dentro, ormai smascherati, un primo messaggio che ha il sapore un po’ rétro di certi ideologismi del Novecento.

Il nuovo Presidente ha incassato a distanza anche l’appoggio di Steve Bannon, ex stratega politico di Donald Trump e noto ideologo della destra oltranzista. “Sono solo un simpatizzante”, ha detto alla Bbc, in un’intervista diffusa alla vigilia del ballottaggio, nella quale definiva Bolsonaro un politico notevole e lo paragonava a Matteo Salvini. Il nostro Ministro dell’Interno, dal canto suo, si è congratulato con Bolsonaro augurandogli “buon lavoro”, sottolineando pure l’intenzione di richiedere al più presto l’estradizione del brigatista rosso Cesare Battisti, assicurando che con il nuovo Presidente c’è piena intesa sulla questione (anche se l’ultima parola spetterà alla magistratura brasiliana).

La vittoria di Bolsonaro rappresenta una frattura storica per il Brasile, dopo una fase di quattro governi consecutivi del Pt, chiusasi nell’agosto del 2016 con l’impeachment di Dilma Rousseff, e il breve intermezzo dell’amministrazione di Michel Temer, che arriva alla fine del suo mandato battendo tutti i record storici di impopolarità. Il risultato del voto in Brasile segna anche una nuova sconfitta per i partiti e i leader protagonisti della cosiddetta marea rosa progressista che investì l’America Latina all’inizio del secolo XXI, dopo le vittorie elettorali del centrodestra in Argentina, Cile, Perù e Colombia e le derive autoritarie in Venezuela e Nicaragua.

Bolsonaro, un deputato che è passato per otto partiti diversi in quasi due decenni di attività parlamentare e fino a poco fa era considerato un personaggio eccentrico, noto per le sue dichiarazioni polemiche a favore della dittatura militare e la tortura e contro le donne e le minoranze razziali, etniche e sessuali, è diventato in pochi mesi il leader che ha cavalcato il crescente malessere di grandi fasce della società brasiliana. Sarà lui a traghettare l’economia del Brasile fuori dalla profonda recessione in cui il Paese è caduto dal 2015, come? Portando un pareggio del bilancio pubblico attraverso i tagli alla spesa che potranno provenire, forse, anche dalla privatizzazione di ampi settori economici del Brasile oggi in mano, in tutto o in parte, allo Stato.

La necessità di adottare una politica di “austerità” nel breve periodo presenta tuttavia non pochi rischi, soprattutto in un paese in cui la disuguaglianza resta evidentissima a livello globale. Il necessario taglio della spesa pubblica non potrà che colpire le politiche più costose, che includono ovviamente le misure di welfare come le pensioni, la sanità pubblica e i sussidi di disoccupazione, che resta molto alta e si attesta attorno al 13%.

Buon lavoro a questo nuovo governo del popolo.

Rossella Marchese

La stampa rotocalcografica dei francobolli

Fare il punto sui diversi tipi di stampa costituisce un ulteriore elemento per districarsi nel complicato campo delle possibili falsificazioni. Parlando dei diversi meccanismi di stampa, in questo articolo affronteremo la stampa rotocalcografica che, come la tipografica, è stata fra quelle maggiormente usate. Consiste nel preparare una composizione con delle parti cave destinate a fare da matrice per la produzione della stampa.

Il procedimento è abbastanza semplice: si parte da una riproduzione fotografica del bozzetto originale che viene riportato su una lastra diapositiva tante volte quanti sono i francobolli che comporranno il foglio, all’epoca ci troviamo di fronte a composizioni di 100 e 200 immagini. La diapositiva viene poi fatta combaciare con un foglio di carta preventivamente impressionato con un fitto reticolo di sottilissimi fili che è conosciuto come il “retino”. Il foglio, esposto alla luce, riceve l’impressione delle immagini che sono sulla lastra, spezzettate dal retino in piccolissimi punti. La carta pigmento così denominata viene poi collocata su un cilindro ricoperto di rame sul quale viene incisa l’immagine, grazie all’azione di speciali solventi ed acidi. In questo modo la sottile sfoglia di rame collocata in precedenza sul cilindro diviene la matrice di stampa, che collocata nella macchina rotocalcografica per effetto della rotazione si immerge in un bagno di inchiostro ed è pronta per stampare. L’inchiostro superfluo viene asportato da uno speciale spazzolatore, entrando quindi a contatto con il rotolo di carta continua, depositerà l’inchiostro con il disegno inciso.

I francobolli stampati con il sistema rotocalcografico si distinguono per la levigatezza della carta ed anche perché, il fondo di sicurezza del francobollo stesso, osservato con una lente di ingrandimento, appare costituito da una fittissima rete di puntini.

I francobolli rotocalcografici hanno in comune numerosi elementi relativi alla composizione e alla numerazione dei fogli, alla dentellatura, alla gomma e alle varietà (varietà relative a stampe evanescenti e incomplete, a stampe su carta ricongiunta a difetti di incisione a gradazione di colore).

Dal 1929 in poi, contemporaneamente al trasferimento dell’Officina Governativa Carte Valori da Torino a Roma presso l’Istituto Poligrafico dello Stato ed in seguito all’acquisto di speciali macchinari da parte dell’Officina stessa, è stato il sistema più usato per la stampa dei francobolli italiani. Da quella data, come già detto, il sistema tipografico fu completamente abbandonato tranne per stampare le serie pacchi postali senza fasci al centro datati 1946.

Salvatore Adinolfi

Antonio Mezzancella vince l’ottava edizione di Tale e Quale Show 2018

Antonio Mezzancella è il vincitore dell’ottava edizione di “Tale e Quale Show”, il varietà cult di Raiuno che, dalla prossima settimana, tornerà con il torneo dei campioni dove i migliori protagonisti del 2017 incontreranno i migliori del 2018, in una gara al miglior trucco e alla miglior imitazione.
Lo show di Carlo Conti vince la prima serata televisiva con il primo gran finale di “Tale e Quale show”con 4 milioni 425 mila spettatori e uno share del 22.

Al giro di boa, nella classifica finale, Antonio Mezzancella ha confermato la prima posizione con l’interpretazione di Francesco Renga di “Vivendo adesso”, trionfando davanti ad Alessandra Drusian, medaglia d’argento e Roberta Bonanno, medaglia di bronzo, grandiosa nell’interpretazione di Mina.Vladimir Luxuria, pur essendosi piazzata all’ottavo posto della classifica, parteciperà lo stesso al torneo al posto di Mario Ermito che si è piazzato al settimo posto.

Carlo Conti ha ammesso che quest’anno prenderanno parte al super torneo tre donne e quattro uomini e nel caso in cui ci fosse stato Mario Ermito, diventavano cinque uomini. Una scelta che tuttavia non ha reso contento il pubblico social, che avrebbe voluto rivedere Mario anche al torneo dei campioni.

Nicola Massaro

Draghi, la Commissione europea e l’Italia

Nel ribadire un non imminente rialzo dei tassi il Presidente della Banca europea Mario Draghi sottolinea come il programma di acquisto dei titoli non rappresenti uno strumento che influenzi il contenimento degli spread.

Per questo è opportuno che l’Italia cerchi un compromesso con la Commissione. Occorre non interrompere il percorso virtuoso intrapreso con una politica accomodante attivata su due binari indicati nel 2013-2014: la forward guidance e il Quantitative easing. Draghi ha ribadito infatti che il rialzo dei tassi non ci sarà  fino a tutta l’estate del 2019. Per quanto riguarda  Qe, strumento di politica monetaria, non strumento di contenimento degli spread, il programma continuerà, a partire da gennaio 2019, nella forma del riacquisto dei titoli privati e pubblici in scadenza, mantenendo quindi immutato l’eccesso di liquidità bancaria.

Draghi ha anche ricordato che il mandato della Bce non consente salvataggi dei singoli Paesi in difficoltà finanziaria e che per mettere un tetto allo spread occorre la soluzione di ultima istanza (Omt – Outright Monetary Transactions), condizionata a un programma di assistenza dell’Esm – European Stability Mechanism. A questo però ha aggiunto che una via più efficace sarebbe quella di abbassare i toni politici e non mettere in dubbio la moneta unica.

Nel suo intervento Draghi ha ribadito che l’unione monetaria rimane fragile a causa della sua incompletezza, e ciò non dipende né dalla Bce né dagli eurocrati di Bruxelles, ma dalla volontà dei governi europei. Ha poi aggiunto che è necessario completare l’unione bancaria e del mercato dei capitali, con una rinnovata capacità fiscale.

Infine, sulla manovra presentata dal governo italiano Mario Draghi si è detto fiducioso che il buon senso prevarrà e si troverà un compromesso nell’interesse del paese e del popolo italiano, riferendo che su questo concorda anche il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, presente ai lavori del Consiglio della Bce del 25 ottobre.

Danilo Turco

Il Vizio della Speranza trionfa al Festa di Roma 2018

ll pubblico della Festa del Cinema di Roma ha scelto Il Vizio della Speranza di Edoardo De Angelis come Miglior Film tra la selezione di quest’anno.

Edoardo De Angelis, come già in Indivisibili, non teme di risultare retorico, pur di gridare il proprio disperato messaggio umanista. In Il vizio della speranza il regista rende Castel Volturno uno scenario apocalittico per coltivare lì, dove e più difficile farla crescere, la speranza di una nuova vita e di una nuova civiltà. Simboli forti, dal percorso mariano ai cavalli selvaggi in riva al mare, per una pellicola a tinte fortissime sulla battaglia per la sopravvivenza del sacro, nella disperazione dello sfruttamento. Gli applausi di Roma, Tokyo e Montpellier, dove nel giro di una settimana il film è stato presentato, raccontano molto sull’universalità di una nuova voce del cinema italiano.

“Offrire un dono può essere un gesto invadente ma scoprire che quel dono è gradito rappresenta il premio più importante. Faccio film per regalarli a chi li guarda” dichiara Edoardo De Angelis

Nel cast Pina Turco, Massimiliano Rossi e Marina Confalone. Il film sarà al cinema dal prossimo 22 novembre, distribuito da Medusa.

Un film “spirituale e cristiano”: la stessa Maria ammantata di cinismo si troverà di fronte a una scelta difficile e coraggiosa quando sarà lei ad aspettare un bambino. “La resistenza umana è la più grande delle rivoluzioni”, ha detto il regista napoletano di Indivisibili.

Nicola Massaro

Francobollo autentico o falso? La parola al perito filatelico

Avete dubbi sull’autenticità di un francobollo? Anche i più esperti del settore possono avere dei forti dubbi sull’autenticità di un francobollo raro, su una sovrastampa, spesso nei circoli filatelici ci si confronta, si dibatte, se la perforatura è quella originale oppure no, ma quando le diversità di opinioni non convengono, anche gli esperti alla fine devono ricorrere all’ausilio del perito filatelico.

Il mestiere del perito filatelico è molto delicato e difficile, bisogna avere una esperienza non comune, una vista ben addestrata all’individuazione di particolari speso invisibili e per risolvere i casi più complessi il perito deve avere a disposizione campioni sicuramente autentici con i quali confrontare i pezzi ed anche un laboratorio attrezzato per le analisi ai raggi ultravioletti e per le indagini microscopiche. Per le perizie di pezzi di un certo valore il perito rilascia un certificato corredato dalla fotografia, sulla quale annota tutte le sue osservazioni. Per cose di minor valore al perito va richiesto un parere sull’autenticità del pezzo che generalmente esprime con una forma sul retro del francobollo. A richiesta il perito completa il suo lavoro dando anche un parere scritto che può contenere parole tipo “originali”, “falso”, “timbro originale”, “difettoso”, “riparato”, “ridentellato”, etc..

Molte sono le insidie che si possono nascondere dietro ad un francobollo di valore. La firma del perito come già detto e meglio ancora il certificato fotografico che rilascia ovviamente a pagamento, è sinonimo di garanzia la sua firma attesta l’autenticità del francobollo o della lettera e ci permette di affrontare acquisti anche importanti con la dovuta tranquillità.

Nell’acquistare un francobollo comunque ricordiamoci che lo stato di conservazione gioca un ruolo molto importante, può capitare di vedere in qualche convegno filatelico dei collezionisti che mostravano fieri dei pezzi particolari, ritenendoli in qualche caso anche unici, fierezza seguita poi da disappunto quando il perito od i periti, hanno detto loro che magari il colore non era originale ma che si erano scambiati alla luce molto forte, avevano come si suol dire preso un “colpo di sole”. Ricordiamoci queste parole: falso; originale; timbro originale; difettoso; riparato; ridentellato; risommato; senza gomma; sono tutte parole importanti in un certificato filatelico.

Salvatore Adinolfi

Il MANN ospita “Fantasmi a Pompei”

 

Suggestivo titolo per la mostra di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla che sarà visitabile dal 31 ottobre fino all’8 gennaio 2019. Appuntamento per il vernissage alle ore 17.00.

Suggestivo anche il connubio tra affreschi e mosaici antichi e scatti fotografici (41 per la precisione) dei due fotografi che si muovono in una città fantasma: Pompei e la raccontano attraverso gli scorci di rovine e paesaggi, con pochissime presenze umane che la popolano quasi come fantasmi.

“Il momento successivo della ricerca è offerto dallo studio degli affreschi e dei mosaici del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli): nelle sale dell’Archeologico, gli scatti si concentrano, piuttosto, sui personaggi, sugli uomini e le donne che popolarono la creatività degli artisti di un tempo”. Ampio utilizzo delle tecnologie digitali.

“Abbiamo immaginato di chiudere gli occhi lasciandoci trasportare dalla fantasia; abbiamo passeggiato per le antiche strade, accompagnati da una misteriosa melodia e dagli spettri che tornavano nella propria dimora”, commentano Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla.

“Allestendo Fantasmi a Pompei, abbiamo accostato le creazioni fotografiche di Dario Assisi e Riccardo Cipolla ad alcune opere della sezione mosaici ed affreschi: in tal modo, l’incontro tra passato e presente produce suggestioni immediatamente percepibili agli occhi di un visitatore che sceglie un approccio emozionale all’opera d’arte”,afferma il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.

Una mostra da vedere con gli occhi del presente immergendosi nel passato per scoprire la immortale Pompei e il ricchissimo MANN.

Salvatore Adinolfi

Parlamento europeo in filatelia

Una importante mostra fu organizzata  a Strasburgo nel 1964. Durante la Sessione del novembre 1964 i Parlamentari europei ed i visitatori della Maison de l’Europe di Strasburgo ebbero la possibilità di ammirare forse la più bella esposizione di documenti filatelici relativi alla storia del Parlamento europeo. L’esposizione fu organizzata dalla Direzione generale della Documentazione Parlamentare e dell’Informazione del parlamento europeo, per documentare i passi verso l’Unione che fino a quel punto erano stati fatti.

L’esposizione era suddivisa in tre grossi filoni.

Il primo presentava la raccolta di tutti gli annulli storici che documentavano i lavori di tutte le sessioni che il Parlamento europeo aveva tenuto presso la Maison de l’Europe di Strasburgo a partire dalla Sessione costitutiva del 19 marzo 1958. In quella raccolta tutti gli avvenimenti erano perfettamente documentati dai diversi annulli commemorativi, che comprendevano i lavori di tutte le sessioni del Parlamento europeo. Tra questi c’erano l’elezione dei diversi presidenti del Parlamento, la seduta solenne di commemorazione del X anniversario del piano Schuman del 1960, i documenti della sessione straordinaria del 18-19 gennaio 1961 nella quale venne approvato l’accordi di associazione della Grecia al Mercato Comune, la sessione del 29 marzo 1962, nella quale venne commemorato il V anniversario della firma del Trattato di Roma del 25 novembre 1963 che rendeva omaggio solenne alla memoria del presidente Kennedy e tante altre iniziative che l’allora Europa dei sei aveva intrapreso.

Il secondo rendeva un omaggio solenne a Robert Schuman, se vogliamo, il “padre dell’Europa” ed il suo ricordo era riportato su quattro quadri che comprendevano avvenimenti importanti che andavano dall’inaugurazione dell’Avenue Robert Schuman all’ottavo e decimo anniversario della CECA. I quadri comprendevano anche un insieme di documenti in onore della CECA e della CEE, nonché un documento relativo ad un incontro tra i rappresentanti dell’Assemblea Consultiva del Consiglio d’Europa e quelli del Parlamento europeo.

Il terzo segmento comprendeva il tema relativo alla Conferenza Parlamentari Europa Africa, in questi quadri erano compresi i documenti ricordo della Prima Conferenza Parlamentare Europa-Africa tenutasi a Strasburgo il 19 giugno 1961 e quelli delle varie riunioni dal 1962 al 1963. Vi figurava, inoltre, la collezione completa di tutti i foglietti e di tutte le buste primo giorno emessi dalle amministrazioni postali dei vari Paesi africani in ricordo della fine dell’accordo di convenzione di associazione economica euro-africana sottoscritta a Yaoundè il 20 luglio 1963, come pure degli aiuti economici dati dalla CEE ai diversi Stati associati. Su questi quadri presentati alla mostra di Strasburgo, vi erano numerosi documenti fotografici che corredavano la mostra stessa, tanto da farne una delle più grandi esposizioni. La mostra non interessò solo i filatelici ma diede a tutti i visitatori l’opportunità di vedere un lavoro costruttivo che il Parlamento europeo svolgeva per la costruzione dell’Europa.

Salvatore Adinolfi

 

 

Start up innovative in Italia, una ricerca in Lombardia

Una ricerca  sulle  caratteristiche delle start up innovative nel territorio nazionale e lombardo  presenta anche consigli  per incrementarne l’esistenza in tutta Italia, con il coinvolgimento di università e incubatori.

I dati aggiornati a luglio 2017 delle Camere di commercio d’Italia riportano attive 7.568 start up innovative e circa un quarto di esse è localizzato in Lombardia.

L’andamento di crescita evidenzia che si è passati dalle 884 create nel 2013 alle 1.954 del 2016, un incremento di circa il 120 per cento. Sono strutture a micro-dimensioni, con un team di 3-4 componenti, che nel 60 per cento dei casi non si modifica. Gran parte di esse opera nel settore dei servizi con un output finale di vendita di un servizio, nel 78% dei casi.

Per quanto concerne i titoli di studio dei fondatori di start up, la ricerca evidenzia che la maggioranza del campione, circa l’80%, possiede la laurea specialistica) e circa la metà del campione ha ricevuto principalmente una formazione nelle aree “tecnico/scientifiche” e a seguire, il 24,5% l’area “affari, finanza e marketing”.

Il finanziamento di queste start up deriva maggiormente da risorse proprie (57%) e solo il 6 % ha ricevuto un supporto da società di capitali e risulta molto ridotto l’apporto proveniente da fondi pubblici.

In riferimento alle esperienze pregresse delle figura professionali delle start up, risulta che più dell’80% del campione ha già lavorato o in azienda oppure in attività da libero professionista e circa il 15%  è stato ricercatore in un’università o centro di ricerca, prima di fondare la start up. Inoltre, l’età media dei fondatori risulta pari a 40,5 anni, mentre solo il 30% è nella fascia compresa tra i 18 e i 34 anni. Questo dimostra che la nascita di una start up non dipende dalla necessità di impiego, ma risponde proprio al desiderio di voler creare un progetto imprenditoriale innovativo.

Danilo Turco

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