Alla Biblioteca Nazionale una mostra su Aldo Giuffré

Nel centenario della nascita, la Biblioteca Nazionale di Napoli allestisce una mostra per ricordare la carriera di Aldo Giuffré, eclettico protagonista dello spettacolo italiano.

In occasione del centenario della nascita dell’attore napoletano Aldo Giuffré, lunedì 29 aprile alle ore 16 presso la sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli verrà presentata al pubblico la mostra Aldo Giuffré. Una vita per lo spettacolo 1924-2024, che sarà visitabile fino al 29 giugno. La mostra, allestita nel Salone della Sezione di Arti e Spettacolo Lucchesi Palli, ripercorre la multiforme carriera di Giuffré attraverso un percorso espositivo articolato in sedici teche, organizzate secondo un preciso ordine cronologico.

Forse solo l’aggettivo “eclettico” può definire al meglio la vita professionale dell’attore, che partì dalla radio nel 1943, approdò al cinema arrivando poi al teatro e giungendo, infine, alla televisione.

Dopo aver vinto un concorso come speaker radiofonico presso l’EIAR, Giuffré venne avviato alla carriera d’attore da Eduardo De Filippo che, dopo averlo inserito nel cast del film Assunta Spina (Mattoli, 1948), lo scritturò in compagnia facendolo debuttare nel 1947 con Napoli Milionaria. Da quel momento per l’attore iniziò una carriera tutta in ascesa: lavorò con Andreina Pagnani, Luchino Visconti, Giorgio Strehler, spaziando dalla commedia al teatro impegnato. La sua avventura con la televisione prese l’avvio negli anni Cinquanta, con alcuni lavori teatrali adattati per la tv e proseguì fino alla conduzione di Senza rete nel 1973. Parallelamente continuò a lavorare nel cinema, dove prese parte anche a importanti produzioni (come Le quattro giornate di Napoli, Loy, 1962 e Il buono,il brutto e il cattivo, Leone, 1966).

La mostra darà anche l’opportunità ai visitatori di poter conoscere un lato poco noto dell’artista: quello di scrittore. Dagli anni Ottanta, infatti, Giuffré iniziò a pubblicare alcuni romanzi che attirarono il parere favorevole di intellettuali partenopei, come Raffaele La Capria e Michele Prisco. Una vena autoriale, la sua, già emersa negli anni Settanta con la pubblicazione di articoli giornalistici e lettere aperte.

Lungo il percorso espositivo, si avrà l’opportunità di visionare, attraverso totem dedicati, alcuni filmati tratti dai suoi lavori cinematografici e televisivi. Il materiale esposto nelle teche consiste in fotografie, dépliant, copioni, quaderni manoscritti, tutta documentazione costituente il Fondo Aldo Giuffré, che il 19 febbraio scorso è stato generosamente donato dalla moglie dell’attore, la signora Elena Pranzo Zaccaria.

Il coordinamento scientifico della mostra, che si avvale del patrocinio della Rai di Napoli, è della dottoressa Maria Iannotti, mentre i curatori sono Domenico Livigni, Attilio Laviano e Laura Bourellis. L’accesso alla mostra è gratuito; lunedì 29 sarà possibile visitarla liberamente, mentre dal giorno seguente e per tutta la sua durata è necessario prenotarsi presso l’URP – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico della Biblioteca Nazionale di Napoli (tel.: 081 7819325 – mail: bnna.urp@cultura.gov.it).

A Scampia i Lions per la prevenzione dell’infarto miocardico e dell’ictus cerebrale

Occhio… al cuore delle donne

Si è svolto stamani sabato 27 Aprile, presso i locali della Parrocchia della Resurrezione Nostro Signore Gesù di SCAMPIA uno screening per malattie cardiocerebrovascolari dedicato solo alle donne.

Organizza l’evento la XI Circoscrizione del Distretto Lions 108 Ya Presidente Giovanni Cibelli in collaborazione con l’Associazione  Regionale Cardiologi Ambulatoriali per la Campania Presidente dr Francesco Guarnaccia, dalle Associazioni pazienti diabetici della Campania coordinate da Anastasio Fabiana.

L’iniziativa nata dal progetto Lions del Distretto 108 Ya (Basilicata, Calabria,Campania) di cui è responsabile Distrettuale Antonio Lopizzo, ha come tema la prevenzione dell’infarto miocardico e dell’ictus cerebrale – Occhio…..al cuore delle donne – con il principale obiettivo di contribuire ad abolire l’attuale differenza di genere che ancora esiste all’accesso per le cure intensive per queste patologie.

Le donne avranno la possibilità di sottoporsi gratuitamente ad esame della glicemia, del peso corporeo, della pressione arteriosa, ad elettrocardiogramma con visita cardiologica ed a  valutazione nutrizionistica.

Ancora oggi è opinione comune, anche da parte di molti operatori sanitari e di decisori pubblici, che le malattie cardiocerebrovascolari siano un problema tipicamente maschile e che se dovessero interessare le donne siano da curare come gli uomini. La grande maggioranza delle donne, anche da recenti studi statistici, ha una percezione molto bassa dai pericoli causati da queste patologie e dei propri fattori di rischio. Ritengono,infatti, che la patologia tumorale sia la prima causa di morte per le donne, mentre in realtà risulta essere al secondo posto dopo le malattie cardiocerebrovascolari (MCV).

Le MCV si presentano nelle donne con un ritardo di 10 anni rispetto agli uomini. Infatti fino alla menopausa le donne beneficiano della protezione ormonale estrogenica; in seguito vengono colpite più degli uomini da eventi che spesso sono più gravi in termini di mortalità e di invalidità.

Le MCV, considerando infarto miocardico ed ictus cerebrale, rappresentano in Italia ed in Europa la prima causa di morte nelle donne (38,8 %) con una percentuale significativamente superiore a quella rappresentata nella popolazione maschile (32,5%)

Esiste, ancora oggi una diseguaglianza di genere all’accesso alle cure intensive. Infatti circa il 20 %  delle donne non beneficia  di interventi di angioplastica coronarica nei primi 90 minuti dall’evento acuto con maggiore mortalità a 30 e 90 giorni  in  confronto agli uomini.

Anche l’ictus cerebrale è una patologia declinata al femminile: infatti è responsabile del 10,7% delle morti delle donne contro il 9,2% degli uomini presentando un rischio doppio per un secondo evento acuto ischemico nei cinque anni successivi e quasi il 30% di possibilità in meno di accedere alla trombolisi, altra procedura salvavita.

Tutto ciò accade per un ritardo decisionale nell’allertare il sistema urgenza-emergenza da parte della donna e dei familiari.

Il più delle volte i sintomi dell’infarto nella donna si presentano in maniera diversa dagli uomini. Il classico dolore retrosternale con irradiazione al braccio sinistro può mancare o può localizzarsi in altra sede come al collo o in sede interscapolare o sostituito da sintomi come improvvisa sudorazione, malessere generale, dispnea, palpitazioni,facile stancabilità.

Anche nell’ictus cerebrale la donna oltre ai sintomi comuni agli uomini come la difficoltà a vedere con uno o due occhi, improvvisa debolezza ai muscoli del viso, degli arti  superiori ed inferiori e spesso da un lato, difficoltà a parlare o a capire, mal di testa, perdita di equilibrio può spesso presentare sintomi come improvvisa debolezza generale, disorientamento, confusione, perdita di coscienza, cambiamento improvviso dell’umore e stato di agitazione.

Sintomi che vengono sottovalutati dalla donna ed  a volte anche non ben valutati dal personale sanitario ritardando così l’accesso alle cure intensive.

I fattori di rischio cardiovascolari, nelle donne, sono sottostimati nonostante molti dei più importanti come l’ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, la dislipidemia, il diabete mellito tipo 2 e la sedentarietà sembrano penalizzare particolarmente la popolazione femminile.

Le donne presentano altresì alcuni fattori di rischio tipicamente femminili come la menopausa, l’ipertensione gestazionale, il parto pretermine, la sindrome dell’ovaio policistico (con rischio di patologia aterosclerotica 4 volte più elevata), contraccettivi orali, le malattie autoimmuni  (300% prevalenti nelle donne) in particolare l’artrite reumatoide ed il lupus eritamatoso sistemico, la chemio o radioterapia per carcinoma della mammella

Anche i fattori psico-sociali rappresentano in ugual maniera un rischio cardiovascolare. Infatti ancora oggi alle donne sono demandate la gestione della casa, dei figli e della rete familiare. Questo carico di lavoro si va ad aggiungere al lavoro retribuito  che quotidianamente svolge inducendo un sovraccarico mentale, psicologico ed emotivo che impatta negativamente sulla qualità della vita a causa dello stress, ansia e depressione correlati. Condizione questa  che mal si correla con uno stile di vita sano  (dieta e attività fisica) da praticare per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Un corretto stile di vita infatti prevede tempo e risorse economiche che lo donna il più delle volte non ha disposizione.

Nel pomeriggio nella sala teatro della Parrocchia sono stati consegnati i risultati degli esami effettuati e si è svolto un incontro-dibattito con la partecipazione di esperti della prevenzione delle malattie cardiocerebrovascolari.

Al termine della manifestazione il Governatore Pasquale Bruscino e la responsabile Distrettuale New Voice Carmela Fulgione coadiuvata dalla Coordinatrice Circoscrizionale Anna Maria Truppo, hanno premiato il gruppo sartoriale “Fatto a Scampia” che per l’occasione mostreranno le loro creazioni.

Ha concluso l’incontro il Governatore del Distretto Lions 108 Ya Pasquale Bruscino.

 

 

A colloquio con Rossella Pace. Per una resistenza al femminile: dalle staffette partigiane alle madri costituenti

“Se ci prendono e pensano di lasciarmi viva perché sono una donna mi metto a urlare che mi fanno schifo fin quando non mi zittiscono i proiettili”, così Alba Carla Laurita de Céspedes y Bertini in relazione ai tedeschi, che, arrivando nelle case per una rappresaglia, massacravano sempre gli uomini.

Quale contributo ha offerto la Resistenza alla causa femminile?

Indubbiamente, il contributo più importante che la Resistenza ha dato alla causa femminile è stato l’acquisizione di pari diritti politici e civili tra uomini e donne. Acquisizione che è stata, si badi bene, non un punto di arrivo bensì il punto di partenza per andare a colmare quel gap tra i due sessi, visibile nella società attuale benché in misura ridotta.

La Resistenza italiana è un argomento costantemente trattato. Esiste una faccia ancora in gran parte nascosta relativa alla presenza femminile.

Qual è l’apporto delle donne?

Certamente esiste ancora una parte poco conosciuta della Resistenza femminile. Un libro edito ultimamente sull’argomento ne è dimostrazione più evidente. Il testo, pur esaltando la resistenza femminile e mettendo in evidenza l’essenziale apporto delle donne alla causa della lotta di liberazione nazionale, non tiene minimamente conto degli orientamenti storiografici in tal senso. La compagine femminile liberale attiva sia nel campo civile che in quello della lotta armata non è minimamente menzionata. Sicuramente l’autore non aveva tale obbligo ma, a mio avviso, uno studio che pretende di essere esaustivo sull’argomento avrebbe dovuto tenerne conto, anche perché la fonte di questi nuovi orientamenti storiografici sono gli Archivi della Resistenza stessa.

Paola Del Din, altra fondamentale protagonista della Resistenza, combattente e patriota della brigata Osoppo-Friuli, agente pro tempore dello Special Operations Executive (SOE) britannico, medaglia d’oro al valor militare della Repubblica italiana. Ebbene, quale molla scatta in una ragazza – tante ragazze – tanto da indurla al rischio della vita?

Quella della Del Din fu la reazione alla morte del fratello Renato. Ciò la spinse ad occupare un ruolo sempre più importante nella brigata Osoppo. Le motivazioni furono varie. Citerò il caso di Cristina Casana, attiva nella Resistenza al fianco del fratello Rinaldo nella zona di Milano: “la resistenza fu per me  un momento di evasione dalla realtà in cui avevo sempre vissuto, anche perché fino a quel momento io di politica non avevo mai capito nulla”. Mentre per la ventenne Maria Giulia Cardini, attiva nella zona Cusio – Ossola, l’adesione alla lotta di liberazione nazionale fu un fatto del tutto naturale, “il Paese aveva bisogno di noi”.  Per i tre casi citati possiamo parlare di un antifascismo che per  – dirla con Edgardo Sogno – non derivava da premesse sociali o marxiste, derivava da una esigenza […] liberale, ossia dell’opposizione ad un sistema non democratico, non rispettoso della dignità e dei diritti della persona e da una rivolta contro i metodi e la politica degli stati totalitari.

Maria Giulia Cardini, militante dell’Organizzazione Franchi di Edgardo Sogno, combattente nelle Divisioni Beltrami e Di Dio in Val d’Ossola, capocellula dell’intelligence partigiana (Simni) nell’ambito della Missione Chrysler. Eppure, nome poco noto, addirittura ignorato. Quali sono le ragioni della “Resistenza taciuta”?

Se ragioni ci sono di questo silenzio, in primo luogo, forse, vanno rintracciate nel fatto che molte delle protagoniste di questa lotta preferirono dopo la fine della guerra non parlare e non chiedere riconoscimenti. Preferirono dimenticare o addirittura non parlare di quei fatti. Certo il caso di Maria Giulia Cardini ha davvero dell’incredibile. Dopo la prima militanza nell’organizzazione Franchi e nelle Divisioni Beltrami e Di Dio in Val d’Ossola arriva al SIMNI. Si badi che vi arriva non come staffetta ma come capocellula del SIMNI in collaborazione della missione Chrysler americana, potendo contare su una squadra di 12 uomini ai suoi ordini. Il paradosso lo troviamo nel fatto che  tutti gli uomini del SIMNI a partire da Giorgio Aminta Migliari compaiono nella sezione “Donne e uomini della Resistenza” sul sito dell’ANPI, ma non lei. Una ragione potrebbe essere che, solo tardivamente, a fine anni 50, l’Italia un Paese in cui nel 1945 le donne non godevano di alcun diritto politico, le riconobbe la medaglia d’argento. Forse, è arrivato il momento di rivedere la sezione?

35mila donne dal 1943 al 1945 parteciparono alle azioni di guerriglia partigiana per liberare l’Italia dal nazifascismo. Non sottoposte ai bandi di reclutamento e, in generale, non obbligate alla fuga ed al nascondimento: volontarie a pieno titolo nella resistenza. Cosa dobbiamo, tra le altre, alle “Gappiste di Milano”?

I numeri della partecipazione femminile alla lotta di liberazione nazionale sono molto alti, credo che addirittura molte di loro ancora non siano state neanche censite. Indubbiamente, alle militanti dei Gruppi di Difesa Patriotica di Milano, ma non solo, va ascritto un grande merito in quel frangente storico. Anche se, quasi immediatamente, nella sfilata del giugno del 1945 per festeggiare la libertà riacquistata i loro meriti e quelli di tutta la presenza femminile nella guerra ai nazifascisti vennero sminuiti da Palmiro Togliatti. Il quale alla vigilia della sfilata osservò: “Meglio che le ragazze non sfilino con i ragazzi, il popolo non capirebbe”.

Anna Cherchi. Alle carceri “Nuove” fu torturata ogni giorno per un mese: nemmeno le scariche elettriche riuscirono a farla parlare. Poi, su di un carro bestiame fu deportata a Ravensbruck, campo di concentramento per sole donne: Anna aveva 18 anni ed era una staffetta. Quale ruolo rivestirono le “Staffette”?

Nella Napoli occupata del settembre 1943, le donne impediscono i rastrellamenti degli uomini, facendo letteralmente svuotare i camion tedeschi già pieni ed innescando, così, la miccia dell’insurrezione cittadina. Le donne protagoniste della Resistenza civile?

Rispondendo ad entrambe le domande vorrei sottolineare che chiunque fosse stato scoperto a nascondere partigiani, trovato in possesso di documento da trasportare alle bande partigiane, avrebbe avuto la casa bruciata e lei o lui immediatamente fucilato insieme a tutta la sua famiglia.  Le staffette svolsero un ruolo di primo piano nella lotta ai nazifascisti. Innanzitutto, senza il sangue freddo di queste giovani e il loro coraggio nei momenti più duri dei rastrellamenti sarebbe stato impossibile mantenere i contatti tra le varie bande. Ricordava Virginia Minoletti Quarello, attiva nella resistenza prima a Genova e poi a Milano insieme al marito Bruno Minoletti: “un giorno giravo per Geneva con la borsa talmente tanto piena di documenti per il Pl genovese e di armi che se fossi stata fermata ad un posto di blocco, le uniche parole che mi avrebbero detto sarebbero state: prego il muro”. Detto questo, non farei differenza tra Resistenza civile e Resistenza armata; entrambe presentavano una dose altissima di rischi ed entrambe erano strettamente interconnesse tanto da non poter sopravvivere l’una in assenza dell’altra e viceversa.

Professoressa Pace, in qual misura la partecipazione delle donne alla Resistenza ha risposto ad un bisogno di affermazione di diritti ed opportunità?

Come dicevo all’inizio è stato il punto di partenza, sul quale – credo – ci sia bisogno ancora di lavorare, per evitare che quella indipendenza e quei valori conquistati sul campo di battaglia vadano sprecati.

 

Rossella Pace, PhD in Storia dell’Europa presso l’Università “Sapienza” di Roma. È Segretario Generale dell’Istituto Storico per il Pensiero Liberale Internazionale. Si è occupata di Storia del liberalismo, di Resistenza, di storia sociale e relazioni diplomatiche. È autrice di Una vita tranquilla. La Resistenza liberale nelle memorie di Cristina Casana (Rubbettino 2018), Partigiane liberali (Rubbettino, 2020), I liberali non hanno canzoni (Rubbettino, 2022) e di vari saggi e articoli su riviste specialistiche. Per Rubbettino ha curato i volumi La fatalità della guerra e la volontà di vincerla. Classe dirigente liberale, istituzioni e opinione pubblica (2019), Diplomazia multilaterale e interesse nazionale. Dal Congresso di Vienna (1815) all’atto finale di Helsinki (1975) e oltre (2016), L’eredità di Leopoldo Franchetti (2020) e Non possiamo non dirci liberali (2022).

Giuseppina Capone

 

Pasquale Bruscino: la libertà va sempre preservata, curata e tutelata

I valori della Costituzione, la forza dell’Unità nazionale, la gioia di condividere, in un giorno di festa, insieme a tutti i cittadini, il ricordo di una grande crescita generale dopo il buio della guerra, rappresentano pienamente il significato del  25 Aprile della nostra Democrazia.
I Lions, come sempre, sono in prima fila, presenti sia nel ricordare sia nel progettare il futuro!
La Libertà va sempre preservata, curata e tutelata, in ogni momento della vita e lo strumento per farlo è senza ombra di dubbio la Carta Costituzionale.
Giunga a tutti un augurio, in questo giorno di festa, di Libertà, Pace e Democrazia per la nostra Patria, perché per sempre ogni giorno possa essere il 25 Aprile.

Pasquale Bruscino

Governatore del Distretto 108 Ya Lions International

Il patrimonio di Napoli e della Campania: il Parco e la Reggia di Capodimonte

Nel 1734, il re Carlo di Borbone appena giunto a Napoli sentì immediatamente la necessità di avere una dimora sulla splendida collina di Capodimonte affinché le sue due passioni,  caccia e collezioni d’arte, potessero essere soddisfatte.

Commissionò quindi la costruzione della Reggia all’architetto Giovanni Antonio Medrano  e quando fu completata, vi portò da Roma e Parma la sua Collezione  Farnese.

Dopo qualche anno, nel 1742, l’attenzione del Re si spostò sul Bosco che aveva un’estensione di 130 ettari ed affidò la realizzazione del Parco alle scenografo Architetto Ferdinando Sanfelice che, riuscendo ad utilizzare tutte le risorse del territorio che aveva a disposizione, fuse in  meravigliose prospettive scenografiche  tutte le risorse naturali.

Partendo dall’ingresso principale realizzò la Porta di Mezzo disegnando una grande  area ellittica  da dove partono cinque viali ognuno intersecato da vialetti laterali.

All’interno del Parco aggiunti a costruzioni preesistenti, furono edificati alcuni edifici  tuttora esistenti, parte di questi utilizzati come fabbriche o per usi agricoli ed allevamento di  animali, mentre alcuni costituivano i luoghi di ritrovo della corte e degli ospiti occasionali.

La prima costruzione, acquistata dal re fu una palazzina originariamente di proprietà della famiglia di Carmignano. Era una tra le più belle ed originali ville collocate sulla collina e dove si svolgevano piacevoli  giornate di svago dedicate alla natura e alla musica. Questa villa dal 1826 divenne la residenza ufficiale dei figli del monarca borbone.

In seguito al suo ritorno  sul trono avvenuto nel 1815, re Ferdinando, seguendo la tradizione che voleva che un re offrisse un voto per la riconquista del Regno, volle la costruzione di un eremo che ospitasse dei monaci cappuccini. L’eremo dei  Cappuccini fu quindi eretto nel 1817.

Nel 1745, per soddisfare le  insistenti richieste della numerosa popolazione del Real Bosco, fu affidata sempre all’Architetto Sanfelice, la costruzione di una Chiesa denominata di San Gennaro, per adornala furono ordinate diverse opere d’arte, tra le quali una grande immagine di San Gennaro e altre quattro statue di Santi protettori: San Filippo,  San Carlo, Santa Elisabetta e Santa  Amalia.

Attualmente la Chiesa di San Gennaro a Capodimonte, dopo 50 anni  di chiusura, il 16 aprile 2023, dopo alcuni necessari  lavori di restauro è stata finalmente riaperta al culto dei fedeli.

Una delle arti che si praticava sul territorio collinare riguardava la produzione di oggetti in ceramica, pertanto il Re commissionò all’architetto Sanfelice la trasformazione nel 1743, di un edificio già presente nel Real Bosco in una Fabbrica di porcellana i cui prodotti divennero famosi e si diffusero in tutto il mondo. Attualmente in questo antico edificio l’arte della ceramica e della porcellana continua ad essere insegnata dai docenti dell’Istituto G. Caselli.

Tra gli edifici adibiti a funzioni agricole e di allevamento trova un posto di primo piano  il Giardino e Casamento Torre  dove nel 1889, nel suo forno a lega fu cotta la prima pizza Margherita (pomodoro, basilico e mozzarella), dedicata alla regina Margherita di Savoia.

Questo edificio è composto da una torre e da alcuni giardini suddivisi per aree di diversa coltivazione. Lungo tutti i vialetti si ergono alberi da frutto in particolare agrumi e alcuni ananas.

Al piano terra di un edificio agricolo del 18° secolo, denominato la Capraia,  si trovano stalle e locali adibiti a deposito dei prodotti agricoli e  di  animali, mentre i pastori e i contadini potevano accedere  ai loro ambienti  situati ai piani superiori.

Attualmente questo edificio è adibito  a centro d’arte grazie alla collaborazione tra il Museo di Capodimonte e l’Istituto di storia dell’Arte Edith O’Donnell.

I vini del re erano ben conservati in botti di legno in una cantina denominata il Cellaio. Nel Cellaio trovavano posto anche i cereali e le conserve di carne, miglio, legumi e tutta la buona selvaggina del Real Bosco destinata alla mensa del re.

Alessandra Federico

A Sarteano si presenta il libro “Se vuoi chiedilo a me”

Si terrà Sabato 20 aprile 2024 alle ore 16.30 nella Biblioteca comunale di Sarteano (SI) la presentazione del libro di Talita Barale “Se vuoi chiedilo a me”.

Saranno presenti Maria Rosaria Toso, vice presidente dell’Associazione “Voce di… Vento APS” e Bianca Desideri, giornalista e giurista, vicepresidente dell’Associazione Culturale “Napoli è”.

Interverranno: Beatrice Rossi, Biblioteca comunale di Sarteano; Lucia Mancini, Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Sarteano; Alberto Negri, presidente Associazione Autismo Siena “Piccolo Principe”; Tullio Faiella, vicepresidente Associazione Autismo Siena “Piccolo Principe”.

Teresa Lucente, referente di genere Centro Pari Opportunità UCVS coordinerà gli interventi.

Il libro “Se vuoi chiedilo a me” narra la quotidianità di una giovane coppia attraverso un mondo ai più sconosciuti. Quel mondo che oggi tutti chiamano AUTISMO.

I nomi dei protagonisti sono di fantasia, la storia al contrario è una storia di vita vissuta, intrisa di coraggio e amore, che si alterna tra speranza e sofferenza per i due genitori Giulia e Edoardo che seguono ogni singolo passo della loro figlia autistica Viviana.

Un tema complesso e articolato che l’Autrice Talita Barale tratta con intensità ed attenzione, equilibrio e sensibilità narrativa, portando all’attenzione delle lettrici e dei lettori una storia che per i genitori di bambine e bambine, ragazze e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, può rappresentare un’esperienza con cui confrontarsi o in cui cogliere passi e percorsi anche della propria esistenza.

Il 24° Raduno di Primavera con le auto d’epoca al porto di Baia

È tutto pronto per il 24° Raduno di Primavera, l’evento di auto d’epoca che apre la stagione del Classic Car Club Napoli: il 14 aprile l’appuntamento con gli appassionati è sul porto di Baia, nell’area riservata della Capitaneria di Porto.

Con il patrocinio del Comune di Bacoli e con il supporto degli uomini dell’Ufficio Locale Marittimo di Baia sono attese oltre 50 vetture, dalle più moderne Ferrari fino alle veterane del dopoguerra, con una buona rappresentanza della produzione italiana più iconica affiancate dalle inglesi e dalle tedesche che hanno fatto sognare gli appassionati negli anni ‘60 e ‘70.

La concentrazione di veicoli d’epoca e vetture del Cavallino comincerà alle ore 9,30 nel piazzale antistante la capitaneria di porto del porto di Baia dove le vetture verranno schierate in bella mostra fino alle 13,00. Al termine della mostra statica e della attesissima prova di abilità, la carovana del Classic Car Club Napoli si sposterà presso il Grand Hotel Serapide a Pozzuoli, nei pressi dell’Accademia Aeronautica, dove si terrà il pranzo sociale e la premiazione della XXIII edizione del Raduno di Primavera.

Il Classic Car Club Napoli ribadisce il suo predominio nazionale con il numero più alto di soci fra i club federati (oltre 5000) e la qualità dei suoi eventi premiati dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) con ben 18 Manovelle d’Oro: “siamo orgogliosi del nostro cammino – chiarisce Giuseppe Cannella, presidente del Classic Car Club Napoli– al quarantunesimo anno di attività continuiamo a mettere tutto il nostro entusiasmo nell’organizzazione degli eventi. Il Raduno di Primavera è molto apprezzato dai nostri soci e dagli ospiti, anche perché segna l’inizio della stagione radunistica. Negli anni abbiamo sempre richiamato tantissime persone pronte ad immergersi nella storia e nelle emozioni che le nostre vetture regalano ai visitatori”.

Lions Day 2024, ne parliamo con Giovanni Cibelli, presidente XI Circoscrizione del Distretto 108 Ya Lions International

Il 13 e 14 aprile si svolgerà in Campania il Lions Day, quali le tappe?

Il 13 e 14 Aprile si svolgerà il Lions Day in tutte le città della Campania e la manifestazione conclusiva sarà a Napoli in piazza del Plebiscito sempre il 14 a partire dalle ore 10,00

Piazza del Plebiscito attende l’appuntamento del 14 aprile, la nuova edizione del Lions Day.

Sarà una giornata particolare, la piazza si tingerà di giallo perché noi soci Lions saremo tutti con il nostro gilet giallo, simbolo della associazione Lions. Accoglieremo i cittadini per indirizzarli nei camper allestiti per le visite mediche e screening diabetologici, cardiologici, oculistici, odontoiatrici, test audiometrici, visite di esperti nutrizionisti, cure termali ecc. Inoltre, sarà operativo un camper dell’Avis per chi vorrà donare sangue ed effettuare analisi ematologiche gratuite.

Inoltre, saranno installati quattordici gazebo, un’area hospitality per associazioni, come l’associazione dei diabetici Gi.Da., l’O.D.V., la Cooperativa Eva che assiste le donne vittime di violenza, i cani guida Lions per non vedenti.

I cittadini che verranno oltre all’aspetto medico troveranno anche un momento di divertimento.

Al centro sarà allestito un palco sul quale si esibiranno diversi animatori per l’intrattenimento dei bambini e nel pomeriggio si esibirà un gruppo musicale.

Per i bambini sarà allestita anche una zona con giochi gonfiabili.

Alla manifestazione sarà presente il Governatore del Distretto 108 Ya Pasquale Bruscino ed interverranno il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, l’assessore comunale Vincenzo Santagada ed il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Quando nasce questa iniziativa e perché?

Quest’anno si festeggia il 78° anniversario del Lion Day. Nasce nel 1945, quando i leader Lions furono invitati a collaborare alla stesura della carta costitutiva delle ONG per le Nazioni Unite.

Una giornata che vedrà l’impegno dei Club del Distretto 108 Ya, ci dia qualche numero…

I Lions sono presenti in 210 Paesi del mondo con oltre 1.400.000 soci. I Lions sono stati fondati a Chicago da Melvin Jones, dirigente d’azienda e filantropo statunitense. In Italia i soci sono circa 39.000 organizzati con 17 Distretti aggregati nel Multidistretto 108 Italy;

Il Distretto 108 Ya( Campania, Calabria e Basilicata) è formato da 140 Club con 3600 soci. La Circoscrizione di Napoli, la XI, ha 373 soci raggruppati in 19 Club.

Napoli Host, Napoli Capodimonte, Napoli Megaride, Napoli Virgiliano, Napoli Europa “Gianpaolo Cajati”, Campi Flegrei Cuma, Napoli Lamont Young, Napoli Camaldoli “Terra mia”, Napoli Maschio Angioino, Napoli Castel Sant’Elmo, Napoli Partenope Palazzo Reale, Napoli 1799, Capri, Isola d’Ischia, Napoli Cittadinanza Umanitaria, Napoli Svevo, Napoli Nord Est, Napoli Floridiana Felix, Napoli Essere e Tempo

Solo visite e screening medici o la cittadinanza potrà anche conoscere meglio l’attività dei Lions del Distretto?

Nei gazebi attrezzati verranno mostrate le nostre molteplici attività. Tra i progetti più importanti vi è quello dedicato a contrastare il cyber bullismo affiancato dall’attività di sensibilizzazione per un uso consapevole dei dispositivi digitali; Sight For Kids, progetto per lo screening gratuito della ambliopia (occhio pigro) sui bimbi di età prescolare; La valigia di Caterina che tratta il tema della violenza sulle donne e la violenza di genere; Un libro per crescere che tende ad avvicinare i ragazzi alla lettura; Per un sorriso di un bambino con cui regaliamo doni natalizi a bambini di famiglie meno abbienti; Raccolta occhiali usati; Progetto Alert , aiuti immediati alle popolazioni in caso di calamità naturali; Viva Sofia due mani per la vita, corsi di primo soccorso per disostruzione delle vie respiratorie massaggio cardiaco in attesa dei soccorsi sanitari.

Come presidente della XI Circoscrizione alla quale appartengono i Club di Napoli, quanto impegno comporta un’iniziativa come quella del Lions Day?

La mia Circoscrizione è composta da 19 Club e tutti insieme abbiamo contribuito alla realizzazione di questo “service” in particolare la responsabile della Campania per il Lions Day, Elena Di Gennaro, a cui va il mio ringraziamento per l’impegno profuso.

Antonio Desideri

 

 

 

Barbara Castiglioni: Amore e Psiche. L’enigma dell’amore

Apuleio, autore della fiaba di Amore e Psiche, non faceva mistero di essere numida e getulo. Mouloud Mammeri ha più volte sottolineato l’affinità tra la fiaba di Apuleio ed un racconto cabilo L’uccello della tempesta. Quanto egli deve, oltre che alla fabula milesia, alle fiabe di tradizione orale del Nordafrica?

Per molto tempo, il patrimonio folklorico è stato, con il platonismo e l’ellenismo orientale, al centro della ricerca della misteriosa origine di Amore e Psiche. E, come scriveva Calvino, il modello di un «amore precario che ha la sua prova nell’assenza» ritorna in tutte le storie di abbracci, sposi misteriosi e sotterranei delle fiabe di una vastissima area geografica (la più famosa è la Bella e la Bestia). Molti interpreti recenti hanno ritenuto, però, sempre meno essenziale il patrimonio folklorico che, invece, a mio avviso, deve essere centrale nella ricerca. Un saggio piuttosto recente del 2014 di E. e N. Plantade – Libyca Psyche: Apuleius’ Narrative and Berber Folktales – aveva non a caso ipotizzato, esaminando con una grande mole di dati i motivi del patrimonio orale berbero, che Amore e Psiche fosse una stilizzazione romana operata su materiale folklorico libico.

La favola di Amore e Psiche è tra le più note di ogni tempo ed ha dato vita a un numero infinito di variazioni. Dove risiede il suo immutato fascino?

Sono molti gli elementi di fascino di Amore e Psiche: l’amore al buio; l’atmosfera magica; l’evidente percorso iniziatico e misterico alla base del ‘viaggio’ di Psiche-anima; la crescita di Cupido, che, come dice sua madre Venere, prima di Psiche non era che «un bambino viziato che non sa tenere a posto le mani». Più di ogni cosa, però, quello che è riveste maggiore fascino è proprio il mistero del vero significato della favola, che rispecchia l’enigma dell’amore.

“Tutto l’universo obbedisce all’Amore”, così Fontaine. L’illusione ed il desiderio, l’amore “al buio”, sono da preferire alla realtà?

Se dovessi rispondere per me, direi proprio di sì, e ammetto che è stato da subito il centro del mio interesse e anche la ragione che mi ha spinto a lavorare su Amore e Psiche. La Fontaine anticipa quel divario tra desiderio e possesso e tra illusione e realtà che pervaderà il Settecento e, con una malinconica voluttà, lo fa dire anche al suo protagonista. Amore dice a Psiche che dovrebbe imparare ad amare «un marito che puoi immaginare a tuo piacere, e a cui puoi attribuire la bellezza che vuoi»; e aggiunge: «la cosa migliore è l’incertezza, e che dopo il possesso abbiate ancora motivo di desiderare: è un segreto di cui non ci si era ancora avveduti». In maniera più tragica, questa è anche l’interpretazione di Leopardi e in generale, potremmo dire, romantica, ma, nonostante il fascino innegabile, non può corrispondere davvero del tutto alla misteriosa intenzione di Apuleio: perché Amore e Psiche, alla fine della favola, saranno di nuovo insieme, e raggiungeranno – riprendendo le parole di Madame de Lambert – quella «Métaphysique d’Amour» che la preferenza per l’amore al buio costringe a negare.

Psiche ritroverà il suo Amore solo “oltre la morte”. Ebbene, l’amore è impossibile?

Per certi versi, mi verrebbe da risponderle che sì, l’amore è impossibile. Ma in realtà, lo è per La Fontaine, per Leopardi, per Pascoli, per la Cvetaeva – soprattutto per la Cvetaeva, la più grande incarnazione dell’amore al buio che la letteratura abbia avuto – ma non per Apuleio. Per Apuleio, l’amore era possibile, o in ogni caso è l’idea che senza dubbio lui vuole esprimere, anche con il sorriso e l’ironia. Perché, come ho già detto, Amore e Psiche si ritroveranno, e il loro amore sarà di nuovo possibile. Solo, quell’amore al buio, quello che in realtà non era ancora amore – perché non possiamo dimenticare che Psiche si innamora davvero di Amore solo quando lo vede, ferendosi per sbaglio con una delle sue frecce – finisce nell’istante in cui può iniziare davvero.

Leopardi, Apuleio, Heine, Keats, La Fontaine, Pascoli: c’è un tratto che conduce fino ad una definizione dell’amore?

Per tutti gli autori citati, l’amore è anche sofferenza. Forse, però, la miglior risposta è in quei versi del quinto canto dell’Inferno di Dante: Amor, ch’a nullo amato amar perdona / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m’abbandona. L’amore è fatale. L’amore è sofferenza. L’amore è per sempre.

 

Barbara Castiglioni

è dottore di ricerca in Culture Classiche e Moderne presso l’Università di Torino e poi borsista del progetto PRIN «An Interpretative Database of the Greek and Roman mythical lore», si è occupata di tragedia greca, in modo particolare di Euripide, di cui ha curato l’edizione dell’Elena per la Fondazione Lorenzo Valla (2021). Si è occupata anche di ricezione del classico, curando per Mimesis l’Arianna di Marina Cvetaeva. Ha tradotto e commentato la sezione del iv libro dell’Onomasticon di Polluce (la Vita Felice 2022).

Giuseppina Capone

Lions e Disabilità, un progetto per la genitorialità

Lo scorso 26 marzo il Governatore del Distretto 108 Ya Lions International, dott. Pasquale Bruscino, ha sottoscritto due protocolli d’intesa con il Centro di Ateneo SINAPSI dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, direttrice la prof.ssa Maria Francesca Freda e con la Fondazione Genere Identità e Cultura ETS, presidente il prof. Paolo Valerio. La firma del protocollo con il Centro di Ateneo SINAPSI si è immediatamente concretizzato con la realizzazione del progetto “Prendersi cura della propria genitorialità” organizzato anche in collaborazione con altre Associazioni (CDU), Enti e professionisti.

Ne parliamo con Valeria Mirisciotti, delegata distrettuale del Governatore per la Disabilità e “Kairos – integrazione al contrario”.

Com’è nata l’idea del Progetto “Prendersi cura della propria genitorialità?

Il Progetto “Prendersi cura della propria genitorialità” nasce dalla comunione e sinergia di intenti tra i Lions del Distretto 108 Ya, sempre più impegnati nel sostegno alle persone con disabilità, ed il Centro di Ateneo Sinapsi dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, che si dedica all’inclusione attiva e partecipata degli studenti in difficoltà. La recente firma del Protocollo d’intesa ne è stata una naturale e molto sentita espressione e l’organizzazione di questa iniziativa per i genitori la prima concreta realizzazione. Mi piace ricordare come essa sia scaturita da un incontro con l’Avv. Lucia Marino, componente del C.D.U., Comitato Disabilità Unite, che, quale madre di un ragazzo con spettro autistico, aveva manifestato il bisogno per le famiglie di simili iniziative. L’immediata ed entusiasta disponibilità espressa del prof. Paolo Valerio, da me contattato, ha reso l’idea un Progetto, a conferma dell’importanza dell’incontro e della collaborazione di tutti gli operatori del settore che solo se uniti in rete potranno favorire un reale cambiamento nella faticosa vita dei soggetti fragili e delle loro famiglie.

Cosa vi proponete con questa iniziativa come Lions?

I Lions intendono fornire ai genitori, attraverso gli esperti Lions e non, messisi a disposizione, informazioni aggiornate e occasioni di riflessione e confronto rispondenti a concreti loro bisogni, che possano aiutarli a meglio orientarsi per favorire la conquista di una vita indipendente per i propri figli migliorando al contempo la propria complessa e spesso frustrante quotidianità, fatta di rinunce e solitudine.

Nel Progetto sono coinvolte molte professionalità, Associazioni, Enti…

Il Progetto si avvale della collaborazione, soprattutto ai fini del coinvolgimento dei genitori interessati, di numerose Associazioni rappresentative di varie disabilità ed, in particolare, del già citato C.D.U., di Federfarma per l’ospitalità ed il supporto tecnologico, oltre che di “Cittadinanzattiva”, che promuove l’impegno attivo dei cittadini per una società migliore. Qualsiasi cittadino può infatti sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie con semplici atti di solidarietà e senso civico. Tra gli esperti coinvolti quali relatori e per stimolare la riflessione e lo scambio tra partecipanti, psicologi, giuristi, architetti, medici specialisti, dirigenti scolastici, mental coach… Saranno con noi anche rappresentanti delle Istituzioni ed Amministrazioni del Territorio, fra i quali il Garante dei Diritti dei Disabili della Regione Campania, Avv. Paolo Colombo e l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, Luca Trapanese. E manifesterà naturalmente, la profonda e concreta vicinanza dei Lions il Governatore del Distretto Lions 108 Ya, co-organizzatore dell’iniziativa, Pasquale Bruscino. Solo attraverso la sinergica collaborazione in rete di tutti gli operatori coinvolti dal tema della disabilità si potranno conseguire significativi esiti.

Ci anticipa alcuni dei molti temi che verranno trattati?

Oltre ai quattro fondamentali interventi di natura  psicologica con modalità di gruppo che verranno gestiti dagli psicologi, si tratterà nei tre incontri informativi presso Federfarma di tutela previdenziale, assistenziale e legale, di inclusione scolastica, di formazione di docenti di sostegno, di superamento delle barriere architettoniche e sensoriali, oltre che di quelle mentali frutto di non conoscenza e pregiudizi, di interventi medici e sanitari, di ricerca del benessere e della felicità in una vita che ha il diritto di essere vissuta appieno e percepita all’esterno come normale e che tale può e deve essere grazie al sostegno di tutti.

Antonio Desideri

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