Nascono nel 1851 i francobolli di Toscana

Da oltre 160 anni esistono i francobolli di Toscana. Sono quasi da considerarsi i primi che hanno calcato la scena della corrispondenza in Italia. Sono nati ufficialmente il 10 marzo del 1851 e furono istituiti con un decreto del Granduca ed eseguiti con il sistema adesivo più o meno come quello che si usa oggi. In commercio sono stati messi il 1° aprile dello stesso anno. Le quotazioni sono abbastanza interessanti e vale la pena collezionarli anche sulle buste. Per coloro i quali vogliono saperne di più è opportuno fare un po’ di storia, anche per vedere l’evoluzione dei tempi.

Nel 1736 si estingueva la Casa medicea con il Granduca Gian Gastone. Da quel momento il Granducato di Toscana era passato alla Casa arciducale degli Asburgo-Lorena che governò sino ai primi mesi del 1859 e, nel 1851, al momento della introduzione del francobollo regnava il Granduca Leopoldo II salito al trono il 18 aprile 1824 che in seguito ai moti popolari connessi alla Seconda guerra d’Indipendenza lasciò Firenze il 27 aprile 1859.

Va detto che il servizio postale prima dell’introduzione del francobollo era già molto efficiente e veniva svolto con un servizio di diligenze e con le corriere adibite in modo promiscuo anche al trasporto dei viaggiatori. Per fare una similitudine bisogna tornare ai pony readers che giravano in America a cavallo tutto il territorio e nel Granducato di Toscana il servizio funzionava quasi allo stesso modo con tante stazioni di posta dove avvenivano le operazioni di carico e scarico della corrispondenza per poi essere avviate con i postini dell’epoca nelle città del Granducato e da queste alle destinazioni stabilite. Nelle località principali infatti esistevano gli Uffici di posta quali collettori generali che, attraverso personale del luogo, si preoccupavano dell’inoltro della corrispondenza, mentre nei piccoli centri questo servizio  era effettuato in locali privati o dalle farmacie del posto.

Vi ricordate che cosa era il porto? Era il luogo di arrivo di una qualsiasi cosa che partiva da una parte ed arrivava ad un’altra e quindi da chi la spediva a chi la riceveva, per cui se un qualcosa doveva viaggiare passava per tante Province o Stati diversi ed il destinatario era costretto a pagare per ogni attraversamento una tassa, lettera o pacco o qualsiasi altra cosa dovesse viaggiare sul territorio. Per questo motivo molti scrivevano sul frontespizio della missiva cose non facilmente decifrabili ma che al destinatario erano chiare per cui una volta avuta la missiva nelle mani gli stessi la rifiutavano essendo venuti a conoscenza del contenuto della lettera. Con il francobollo, geniale intuizione, tutto ciò non era più possibile in quanto la tassa era pagata in partenza e non più dal destinatario.

Sempre per la storia va ricordato che nell’aprile del 1851 esistevano direzioni postali solo nei capoluoghi di compartimento, quindi non parliamo di capoluoghi di provincia e precisamente a Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca, Pisa e Siena.

Da questi compartimenti poi dipendevano gli altri uffici distinti in amministrazioni, uffici di distribuzione di I, II, III e IV classe, situazione che sta a far intravedere la capillarità del servizio postale toscano e quindi anche il forte utilizzo della corrispondenza, di qui anche la grande varierà dei timbri utilizzati.

Tecnicamente l’esecuzione dei francobolli fu affidata alla tipografia granducale di Cambiai e Co. di Firenze, mentre gli stereotipi furono preparati da A. Alessandro su incisione di Giuseppe Niderose che era l’incisore ufficiale della Zecca del Granducato. Come ultimo va ricordato che la carta per la prima tiratura era di colore azzurro e veniva fornita per l’occasione dalla Cartiera Cini di San Marcello Pistoiese. La carta era fatta in maniera artigianale e la filigrana era composta di elementi la cui misura era sproporzionata in rapporto al francobollo, che infatti riusciva a contenere una minima parte della figura incisa nella filigrana che per la cronaca era costituita nella sua versione originaria ed integrale da corone granducali stilizzate disposte su quattro righe e separate verticalmente da una linea orizzontale.

Salvatore Adinolfi

Filatelia: i pacchi in concessione

Un po’ di storia va fatta sui “francobolli” usati per il trasporto dei pacchi da parte di ditte concessionarie autorizzate al trasporto di merce e di plichi particolari. Per questo trasporto furono studiate delle disposizioni particolari nuove, per l’epoca ed anche futuriste, che furono emanate con diverse leggi tra cui il decreto presidenziale numero 770 dell’11 luglio 1951 e poi sempre con un altro decreto presidenziale del 24 marzo 1953 che stabiliva e dava il via alle emissioni di speciali francobolli divisi in due sezioni denominati “marche per pacchi”.  Molti non sanno oggi di che cosa si parla e quindi è necessaria una descrizione quanto più particolareggiata possibile.

La sezione di sinistra di questo francobollo rettangolare aveva scritto sopra “sulla matrice” e veniva applicata dal corriere autorizzato appunto sulla matrice della bolletta di trasporto, mentre la sezione di destra con la scritta “sulla figlia” veniva applicata sulla copia della bolletta di trasporto che accompagnava il pacco.

Il regolamento del trasporto dei pacchi in concessione stabiliva anche l’importo della marca da applicare. Poteva quindi verificarsi il caso che per errore la sezione di sinistra e quella di destra si potessero invertire e quindi questa evenienza in quel momento storico poteva essere insignificante ma poi nel tempo ha avuto dei risvolti economici molto interessanti, tanto da essere molto ricercati per chi colleziona quelle particolarità storiche che a detta di molti sono molto interessanti.

Si poteva poi anche verificare che la marca non corrispondesse al valore del relativo porto per cui sulla stessa nota poteva esserci anche l’applicazione di una penale per integrare “l’evasione fiscale”.

Il personale preposto alla verifica delle bollette allorché rilevava degli errori, quali funzionari dello Stato applicavano, così come si è detto prima, una marca intera delle due sezioni sulla bolletta annullandola poi con un timbro speciale in loro dotazione che evidenziava, diciamo, l’errore dell’importo. Per amore di cronaca va evidenziato che il timbro poteva essere della forma a stampatello lineare oppure circolare con la dicitura all’interno che evidenziava l’errore.

Con queste correzioni si sono verificati casi di francobolli per pacchi in concessione con annulli usati in maniera postale con annulli regolari ed interi delle due sezioni. Anche questo è diventato nel tempo un capitolo importante nelle collezioni, perché va ricordato che in tanti collezionano particolarità e nel campo della Filatelia tutto può essere una particolarità.

Quest’argomento è stato oggetto di studio anche in un capitolo del Catalogo enciclopedico di francobolli della Repubblica ed attualmente attira molti collezionisti.

Salvatore Adinolfi

A Salerno Oscar Di Maio interpreta Gaetano Di Maio

Sabato e domenica prossima, al Teatro Nuovo di Salerno, “Mettimmece d’accordo e ce vattimme”, commedia di Gaetano Di Maio. Protagonista, Oscar Di Maio, per la prima volta interprete di questo lavoro dello zio. Con lui, Alessandra Borrelli, Angelo Di Gennaro, Rosario Barra, Diego Consiglio, Carolina Cozzolino, Ada de Rosa, Marzia Di Maio, Aurora Giglio, Fabio Reale, Rosaria Russo, Ciro Scherma e Stefano Sannino che dello spettacolo cura pure la regia. Ulteriori prossime tappe: il 17 novembre al Teatro Barone di Melito; il 20 dicembre al Teatro Totò di Napoli.

Avvistamenti mostruosi in giro per il mondo e non solo

Dopo il celeberrimo mostro di Loch Ness, tocca alla fantomatica creatura che abita il lago Okanagan in Canada la menzione per il maggior numero di avvistamenti.

Ogopogo è il suo nome e già i nativi indiani ne conoscevano l’aspetto; hanno sempre sostenuto, infatti, nei loro racconti che un essere con corpo serpentiforme, testa equina con corna, pinne laterali e coda biforcuta abitasse nel lago Okanagan minacciando l’incolumità degli abitanti del luogo, avvezzi a compiere sacrifici prima di attraversare il lago.

Il primo avvistamento di questo essere risale al 1870 quando la moglie di un missionario, Susan Allison,  lo avvistò nel lago di Okanagan.

Si narra che nel 1914 un’enorme carcassa di un essere in putrefazione fu trovata sulle sponde del lago, mentre la testimonianza più importante è probabilmente quella delle famiglie Kerry e Watson, che nel luglio del 1949 si trovavano in barca e videro un essere nuotare con movimenti simili a quelli dei cetacei, prima verso l’alto e poi verso il basso, lungo più di nove metri e dotato di coda biforcuta.

Più recentemente, Ogopogo è stato avvistato ben 3 volte in questo ottobre e tutte le riprese confermano, anche se in modo piuttosto sfocato e confusionario (un classico), un essere dal corpo serpentesco e una testa molto strana. Proprio come raccontano le leggende dei nativi.

Niente di meglio con l’avvicinarsi di Halloween che parlare di avvistamenti di mostri.

Nicola Massaro

The Hanter’s Moon

 

Si chiama Luna del Cacciatore ed è il plenilunio del mese di Ottobre, l’appellativo le viene attribuito, così come per tutti gli altri pleniluni dell’anno, dai nativi americani, precisamente dalla tribù degli Algonchini, che misuravano lo scorrere del tempo attraverso un precisissimo calendario lunare; ad essa era associato il momento più propizio per la caccia prima dell’arrivo del grande freddo invernale. Durante questo plenilunio, infatti, essendo già stati mietuti i campi ed accumulato il raccolto di mais e grano, peri cacciatori risultava più facile avvistare ed uccidere cervi ed altra selvaggina; per questo è anche conosciuta come Luna di Sangue ed è sempre stata particolarmente riverita, essendo la luna piena successiva all’equinozio di Autunno (e quindi alla Luna del Raccolto che cade a Settembre) e l’unica ad essere onnipresente nel cielo notturno dal  tramonto all’alba.

La Hanter’s Moon o Harvest Moon, stando alle credenze popolari dei nativi, appariva più intensamente colorata e grande del solito e, proprio perché la vedevano sorgere subito dopo il tramonto, sollevandosi piena all’orizzonte, la percepivano di dimensioni maggiori e dal colore più intenso rispetto agli altri pleniluni. Questo fenomeno è ancora conosciuto con il nome di illusione lunare, un effetto dell’occhio umano ancora dibattuto tra gli scienziati.

Eppure la particolare venerazione verso la Luna di Ottobre è cosa comune a molti popoli: in Asia sudorientale, ad esempio, Ottobre segna la fine della stagione dei monsoni e ha influenzato il nome dato alla luna piena del mese. Per gli induisti, questa luna piena è chiamata “Sharad Purnima”, ossia festa del raccolto, perché segna la fine delle piogge; per i Buddisti, invece, questa luna piena prende il nome di “Pavarana”, la fine del Vassa, ossia il periodo di digiuno di 3 mesi legato ai monsoni.

Per tutti coloro che ammireranno la Luna del Cacciatore di questi giorni sarà possibile, con un po’ di fortuna, anche assistere ad un altro fenomeno suggestivo: lo sciame meteorico delle Orionidi, innescato ogni anno dai detriti lasciati dalla cometa di Halley lungo il suo viaggio intorno al sole e che quest’anno tocca il suo picco proprio nell’ultima parte del mese di Ottobre.

Rossella Marchese

Rimedi e trucchetti per sopravvivere ai piccoli disastri quotidiani

 

Sarà sicuramente capitato a ciascuno di noi di dover risolvere, e spesso non saper come fare, un piccolo disastro: una macchia sulla cravatta o sull’abito, scarabocchi dei figli sui grembiulini o sulle divise scolastiche, macchie di vino o sugo su tovaglie, ecc., ecc., ma anche di dover sapere al meglio come utilizzare gli elettrodomestici, o i prodotti per la pulizia della casa scegliendo quelli più appropriati anche a tutela dell’ambiente.

Tanti  piccole informazioni utili raggruppate in un volume che riporta alla saggezza della nonna. “I rimedi della Nonna” edito da Rusconi Libri, fornisce utili e interessanti suggerimenti pratici per l’organizzazione domestica e per la soluzione di vari piccoli disastri.

“Torniamo ad utilizzare aceto, bicarbonato e limone e decotti: la nostra casa splenderà, la nostra salute migliorerà, l’ambiente e il portafoglio ringrazieranno!” questo il suggerimento che viene fuori dal volume.

Salvatore Adinolfi

Colazione a Sarajevo

Sarà presentato il 27 ottobre alle ore 17.30 presso Le Scalze, alla Salita Pontecorvo 65, il libro di Luigi Lusenti, “Colazione a Sarajevo”: L’iniziativa è organizzata dal Forum Tarsia e dal Coordinamento Le Scalze.  Sarà l’occasione per approfondire i fatti narrati nel libro con l’autore, Sergio Bizzarro, Costanzo Ioni e quanti vorranno intervenire dal pubblico presente in sala.

Il libro esce dopo venti anni rispetot ai fatti che narra e fornisce uno spaccato complesso ma fedele degli eventi che videro protagonista l’ex-Jugoslavia dilaniata dalla guerra.

Scrive Costanzo Ioni:  “Non è un saggio, non è neppure un reportage seppur il racconto è il più fedele possibile. È più l’espressione di uno stato d’animo, un patchwork quasi sempre di situazioni vissute. L’autore, fra il 1991 e il 1996, ha partecipato attivamente a manifestazioni per la pace sia nelle più sicure retrovie dell’Unione Europea sia, in prima linea, sotto i palazzi minacciosi degli oligarchi jugoslavi, ha attraversato più volte i territori in guerra per spedizioni di soccorso, è stato corrispondente del Manifesto, ha avuto un ruolo di primo piano in operazioni quali Telefonski Most. Si è detto che ciò che è successo era prevedibile, che l’odio etnico e religioso aveva radici profonde e tenaci, eppure quali erano i segnali evidenti in città e quartieri non corrosi da pratiche di apartheid o di una qualsiasi forma di ghettizzazione, quale è stato il fiume sotterraneo che ha improvvisamente fatto emergere sentimenti di così violenta negazione dell’altro”.

Allo stesso tempo ‘autore descrive anche il mondo di cui fa parte, giornalisti e pacifisti, che spesso ha pagato a duro prezzo le battaglie portate avanti, a volte anche con qualche eccesso. Si tratta, per Ioni, di “un resoconto senza omissioni e si prova una sensazione di inadeguatezza, anche per esprimere un semplice commento, rispetto a questa pluralità di vicende descritte, una narrazione ancora più inquietante perché consapevole di rappresentare solo un frammento, seppur esemplare, di migliaia di accadimenti”.

Un libro che va letto ed analizzato e forse la migliore occasione possibile è proprio quella di incontrare l’autore sabato 27 ottobre.

Salvatore Adinolfi

“Hercules alla guerra”, al Mann fino al 31 gennaio 2019

Partita il 29 settembre scorso la mostra “Hercules alla guerra” organizzata in occasione del 75° anniversario delle Quattro Giornate sarà visitabile fino al 31 gennaio 2019.

Un Museo completamente immerso nella storia delle Quattro Giornate,  il MANN, ha deciso di ripercorrere le vicende che videro protagonista Napoli nella seconda Guerra mondiale.

La zona del Museo fu in quei giorni teatro di violenti scontri tra i partigiani e le truppe d’occupazione tedesche. Molti reperti del Museo Archeologico Nazionale di Napoli furono messi in salvo ad opera dell’allora direttore Amedeo Maiuri trasferendoli a Montecssino per sottrarli alla furia dei bombardamenti.

Una mostra di alto interesse sia storico sia dal punto di vista del ricordo, le Quattro Giornate di Napoli vengono narrate attraverso testimonianze  fotografiche ma anche attraverso i volti dei personaggi che furono le anime di quelle lotte. In uno scenario fantastico e suggestivo si trovano insieme grandi eroi della tradizione classica e le figure di uomini, donne e bambini che lottarono per la libertà del popolo napoletano.

“Con l’esposizione Hercules va alla guerra, il Museo prosegue nel cammino di apertura alla città: questo processo quasi osmotico si innesta, in primis, nella voglia di riscoprire e rileggere, con consapevolezza, il nostro passato. La collaborazione fattiva tra le istituzioni è stata premessa necessaria per sostenere il nostro iter di ricerca scientifica e divulgazione dei contenuti”, dichiara il Direttore del MANN, Paolo Giulierini.

Il coordinamento organizzativo è stato effettuato dall’Associazione Culturale “Le Voci”, di concerto con l’Associazione “Maddalena Cerasuolo”. La mostra ha ottenuto il patrocinio morale di Comune di Napoli, A.N.P.I, Comunità Ebraica Napoli, Fondazione Humaniter ed Arcigay Napoli; l’Archivio di Stato di Macerata ha fornito supporto scientifico e documentazione per l’esposizione.

Una mostra da vedere e vivere per non dimenticare il passato e conoscere a fondo la storia e la cultura della propria città, al tempo stesso perché chi non ha vissuto quel periodo lo conosca insieme alle vicende che hanno visto protagonista Napoli nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Salvatore Adinolfi

“Ulisse”, ultima puntata per Alberto Angela, si conclude con successo di critica e pubblico

L’approdo di Alberto Angela nel sabato sera di Rai1 è stato uno dei successi di questo inizio di stagione della tv pubblica. Numeri importantissimi quelli di “Ulisse – Il piacere della scoperta”, che ha chiuso con uno share del 22.5 e oltre 4 milioni e 453mila spettatori.

Un risultato anomalo soprattutto in considerazione del tipo di contenuto e della collocazione, quella del sabato sera di Rai1, tradizionalmente dedicata a un intrattenimento leggero e al varietà.

Questo il punto di partenza del commento di Angelo Teodoli, direttore della prima rete, che ha celebrato così il grande successo del programma: Il primo ‘viaggio’ di Ulisse su Rai1 si conclude con un risultato straordinario, ma il successo non è solo nei numeri.

Con le quattro puntate della splendida serie di Alberto Angela e, prima, con Stanotte a Pompei, il primo canale Rai realizza una vera e propria rivoluzione culturale. In uno spazio televisivo tradizionalmente dedicato ai programmi leggeri, quello del sabato sera atterra con successo anche una forma nuova di entertainment: l’intrattenimento divulgativo. Alberto Angela ha portato il suo pubblico nel cuore della dinastia degli Asburgo, raccontando la vita emozionante della principessa, conosciuta da tutti anche se non nei dettagli del suo carattere anche ribelle, che avrebbe aperto la strada a molti cambiamenti. Nel frattempo, il cambiamento l’ha consolidato definitivamente Angela, vincendo la sfida di portare in tv un programma diverso, non necessariamente “semplice”.

Una sfida apprezzata al punto che, online, molti già si lamentano per questa “ultima puntata”, sabato 27 arriverà Antonella Clerici con il suo “Portobello”, e chiedono alla Rai di far proseguire ad Angela la sua missione. In una recente intervista rilascia a Repubblica, il conduttore amato da tutti spiega il percorso che lo ha portato a quest’ultima puntata e soprattutto alla realizzazione del suo nuovo libro: “Sono sempre in giro, faccio le tre di notte per scrivere. Ho scoperto una donna pazzesca, intelligentissima: non ce ne sono altre come lei. Parlo di Cleopatra, protagonista del mio nuovo libro. Una donna con la capacità di interloquire con Cesare, Marco Antonio, Ottaviano, che vive in un momento cruciale a Roma dalla Repubblica all’Impero, moderna in tutto, di cui si conoscono scene di gelosia magnifiche. Unica. O forse no… Anche Elisabetta d’Inghilterra ha una bella personalità”.

Nicola Massaro

Ritrovato, a Roma un murale di 80 metri quadri di Giacomo Balla che si pensava perduto

Un importante ritrovamento artistico e al tempo stesso un importante pezzo di storia di Roma che torna alla luce: dopo cento anni riaffiora il Bal tic tac di Giacomo Balla.

Circa 80 metri quadrati di pitture murali originali sono riemersi sulle pareti e sul soffitto del piano terra del primo cabaret futurista, coperte e nascoste da controsoffitti e carta da parati, da boiserie e strati di tinteggiatura successivi.

Una scoperta inaspettata, avvenuta durante dei lavori di ristrutturazione: si credeva infatti che le pitture fossero andate perdute in seguito ai numerosi interventi di restauro della palazzina nel corso del Novecento.

Sembra quasi di percepire quell’atmosfera elettrizzante delle indimenticabili serate a ritmo di Jazz del locale che, secondo i giornali dell’epoca, era il ritrovo preferito del “miglior pubblico della Capitale”.
Agli inizi degli anni venti, il poliedrico artista aveva realizzato le decorazioni e gli arredamenti del locale, in linea con quella rivoluzione che voleva portare l’estetica futurista in ogni ambito della vita quotidiana. Un trionfo di luce, forme, colore, che rendeva quelle mura ‘dinamiche’, una sorta di cielo in festa.

Luigi Donato, capo dipartimento Immobili Banca d’Italia, ha commentato: “Quando abbiamo trovato questo forte segno del destino di riportare alla memoria il Bal tic tac a noi è sembrato doveroso guardare all’arte come qualcosa di straordinario da conservare e valorizzare. Come abbiamo un notevole patrimonio archeologico, puntiamo adesso su questa valorizzazione con lo stesso senso di responsabilità sociale”. L’intenzione, infatti, è quello di aprire il murale al pubblico insieme al Museo per l’educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia la cui apertura è prevista per la fine del 2021.

Nicola Massaro

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