Michael Kors compra Versace,  omaggia Capri cambiando il nome della holding

Versace farà capo alla holding Capri, ma non sarà più italiana. La casa di moda passa di mano per 1,83 miliardi di euro. Ad acquistare l’azienda di moda italiana, tra le più note al mondo, il designer americano Michael Kors, già proprietario dell’omonimo marchio e del brand Jimmy Choo. “L’accordo definitivo è stato firmato”, ha fatto sapere una nota del gruppo americano che avrà la famiglia Versace come socio di minoranza. Nel quadro dell’operazione, la Michael Kors Holdings Limited, società controllata dall’imprenditore statunitense, si trasformerà nella Capri Holdings Limited in cui confluirà il brand Versace accanto ai marchi Michael Kors e Jimmy Choo. Uscirà di scena il fondo statunitense Blackstone, che finora ha custodito il 20% della casa di moda italiana, mentre la famiglia Versace acquisirà una piccola partecipazione della nuova cassaforte: parte del prezzo pattuito per la cessione, 150 milioni, di Versace sarà pagato in azioni della Capri Holdings Limited. Nome, come spiega la Michael Kors holding, ispirato “alla leggendaria isola che è stata a lungo riconosciuta come destinazione iconica, glamour e di lusso. Le tre spettacolari formazioni rocciose dell’isola, formate oltre 200 milioni di anni fa, sono il simbolo del patrimonio senza tempo e delle solide fondamenta che sono al centro di ciascuno dei marchi leader a livello mondiale”. Donatella Versace resterà direttore creativo del gruppo. Lo ha annunciato John D. Idol, Chairman and Chief Executive Officer di Michael Kors Holdings. “Lo stile iconico di Donatella è al centro dell’estetica del design di Versace. Lei continuerà a guidare la visione creativa dell’azienda. Sono entusiasta di avere l’opportunità di lavorare con Donatella sul prossimo capitolo di crescita di Versace”, ha detto. “Santo, Allegra e io siamo consapevoli che questo prossimo passo consentirà a Versace di raggiungere il suo pieno potenziale”, ha dichiarato Donatella Versace.

“Siamo tutti molto eccitati di unirci al gruppo guidato da John Idol, che ho sempre ammirato come un leader visionario ma anche forte e appassionato. Riteniamo che essere parte di questo gruppo sia essenziale per il successo nel lungo termine di Versace”, ha aggiunto. Kors è tra gli alfieri di quello che si chiama ‘lusso accessibile’ e si è inserito in quel filone tracciato da Ralph Lauren e Calvin Klein e seguito anche da Marc Jacobs. Ma ha fatto di più: non si è limitato a disegnare e vendere  ha cominciato a comprare, anzi a fagocitare. A cominciare da Jimmy Choo, per esempio, il famoso marchio di calzature di cui da novembre 2017 possiede la maggioranza. Stessa filosofia del resto seguita da Coach che nel 2017 si è comprato Kate Spade e Stuart Weitzman per creare il megabrand ‘Tapestry’ i cui singoli marchi però continuano a operare individualmente.

Nicola Massaro

La chiusura domenicale dei negozi, quali i vantaggi

La chiusura dei negozi la domenica favorisce i piccoli commercianti e una parte dei lavoratori. I consumatori possono risentirne e sono una vasta platea. Il governo dovrebbe considerare le conseguenze sul benessere collettivo e trovare il giusto equilibrio in una realtà multiculturale e varia quale del nostro Paese.

L’obiettivo dichiarato di questa riforma sull’apertura di domenica dei negozi, sta nel far ottenere un beneficio ai dipendenti degli esercizi commerciali che pare siano “costretti” a lavorare di domenica a scapito dell’armonia familiare.

A riguardo va ricordato che il lavoro domenicale garantisce un supplemento salariale previsto dai contratti collettivi e si potrebbe stabilire un sistema volontario da parte dei lavoratori e quindi, già oggi i lavoratori di tale settore hanno  l’opzione di scambiare parte del loro tempo libero per un maggiore introito. Infatti, per alcuni di loro, lavorare la domenica può essere una scelta e non una costrizione e  il maggior reddito che ne scaturisce serve proprio a preservare la loro serenità familiare. Occorre quindi maggiormente valorizzare la scelta individuale da parte del lavoratore.

Inoltre, considerando i dati Istat,si osserva che il commercio al dettaglio conta 1 milione e 800 mila addetti. Non tutti i negozi sono aperti la domenica e alcuni fanno orario ridotto. Presupponendo che la domenica lavorino la metà delle persone di un giorno feriale, di questi, un quarto lavorerebbe comunque se i negozi rimanessero aperti il 25 per cento del tempo. In base alla riforma, il limite massimo di riduzione dei posti di lavoro è di circa 100 mila e, molti di questi addetti verrebbero riutilizzati nei giorni feriali, specie il sabato. Quale potrebbe essere la quota riallocata è difficile dire. Assumendo che vari da un minimo del 50 per cento a un massimo del 90 per cento, i posti di lavoro persi potrebbero collocarsi fra i 50 mila e i 10 mila.  Dal punto di vista degli esercizi, la riforma aiuta i piccoli commercianti che si avvalgono di minore personale e hanno maggiori difficoltà a garantire l’apertura domenicale e penalizza la grande distribuzione, che si vede privata della possibilità di fare ampi affari in una giornata in cui molte famiglie sono libere da obblighi lavorativi e più disponibili a recarsi nei grandi outlet. Infine, si può anche immaginare che una frazione dei consumatori che oggi scelgono di destinare parte del loro giorno di riposo allo shopping, potranno comunque continuare a farlo on line,visitando una pagina web invece che un centro commerciale.

Danilo Turco

L’Italia anello debole del sistema finanziario internazionale

Debito alto e sfiducia dei mercati alla base della persistente crisi economico-finanziaria dell’Italia. Necessario rispettare le regole per scongiurare il peggio.

I commentatori internazionali ritengono che l’Italia sia uno degli anelli più deboli del sistema finanziario internazionale. Per questo l’attenzione nei confronti del nostro Paese rimane molto alta e la crescita dello spread sul debito pubblico italiano verificatasi per la nuova formazione del governo ne è dimostrazione.

La causa scatenante di una crisi in Italia potrebbe essere un evento quasi insignificante, ma le ragioni profonde e da ricercare nella sfiducia da parte dei mercati nelle politiche del governo, unita a un alto e incontrollato debito pubblico. La regola del 3 per cento di deficit pubblico può sembrare stupida in condizioni normali, ma è fondamentale per il nostro Paese che ha un debito fuori controllo da trent’anni.  La crisi in Italia potrebbe scoppiare qualora una qualsiasi asta sul debito andasse non sottoscritta, anche solo parzialmente. In tal caso la raccolta delle banche si prosciugherebbe rapidamente e il costo aumenterebbe sostanzialmente e, oltre un certo livello, anche la Banca centrale europea avrebbe problemi a rifinanziarle. Non a caso negli ultimi tre mesi gli istituti di credito italiani hanno perso oltre un terzo del loro valore in borsa.

In un tale scenario gli effetti della carenza di liquidità e gli alti tassi d’interesse, che imprese e famiglie dovrebbero ulteriormente pagare, aggiunti all’incertezza che si abbatterebbe sul sistema, ridurrebbero significativamente gli investimenti, la domanda interna e il Pil. Tutto questo creerebbe il circolo vizioso tipico di tutte le crisi: alti tassi d’interesse, riduzione del Pil, aumento del debito, che a sua volta richiede tassi più alti e maggiori tasse per essere finanziato. Solo una ristrutturazione del debito pubblico e un salvataggio del sistema bancario potrebbero interrompere tale circolo vizioso.

Tutto questo in Italia può essere evitato, ad avviso di chi scrive, non negoziando furiosamente maggiori margini di flessibilità con l’Europa, ma rispettando le regole del mercato e i suoi principali protagonisti, sia privati che pubblici. In tal caso è essenziale che i mercati devono essere severamente regolati e occorre avere nei confronti dei nostri partner un atteggiamento non di subalternità, ma di rispetto delle leggi e non solo economiche, per ricevere pari rispetto.

Danilo Turco

Il via del parlamento europea alla nuova direttiva sul copyright

Il Parlamento europeo ha approvato di recente la nuova direttiva sul copyright. Essa è a favore dei produttori di contenuti online rispetto alle grandi piattaforme che li distribuiscono. Occorre individuare  strumenti e metodi su come neutralizzare il rischio censura.

Lo sviluppo contemporaneo della definizione dei cosiddetti diritti di proprietà intellettuale, (brevetti, software, design, marchi, diritto d’autore), ha fatto sì che a un certo punto le idee possono diventare patrimonio comune.

La tecnologia, internet, i social network, impongono oggi la necessità di pensare a come questi diritti di proprietà intellettuale e in particolare i diritti d’autore, debbano essere tutelati in presenza di una forte espansione dei contenuti digitali.

Così accade quando la stessa notizia o filmato diventa virale e finisce per apparire su centinaia di migliaia di pagine internet. In tal caso è stata coltivata l’dea che i meccanismi di trasmissione dei contenuti su internet potessero essere decentrati secondo un meccanismo apprezzabilmente “democratico”.

Con il tempo invece, la dominanza di pochi motori di ricerca e pochi social network ha fatto sì che la distribuzione dei contenuti sia avvenuta in maniera accentrata, secondo un meccanismo di finanziamento basato in larga parte sugli introiti pubblicitari ottenuti dalle grandi piattaforme, che hanno consentito di sfruttare i contenuti pubblicati senza pagare “il giusto prezzo”, cioè il diritto d’autore.

Questo fatto riguarda i giornali e i produttori di notizie nei confronti dei siti che aggregano le notizie, Google News, e per i produttori di video e brani musicali che compaiono su You Tube e social network come Facebook e Twitter.

Questo ha spinto il Parlamento europeo in seduta plenaria ad approvare di recente e a larga maggioranza una direttiva sul copyright digitale che – negli articoli 11 e 13 – sposta il bilanciamento della tutela del diritto d’autore nella sfera digitale a favore dei produttori di contenuti e a svantaggio delle grandi piattaforme. L’articolo 11 in particolare si focalizza sull’estensione del diritto d’autore per gli editori e in generale i produttori di notizie rispetto agli “information society service providers”, cioè le piattaforme che ospitano link e riassunti delle notizie.

Nel caso invece dell’articolo 13, il riferimento è ai contenuti audio e video, per i quali è necessario che le piattaforme verifichino l’identità di chi detiene il diritto d’autore e – grazie a tecnologia adeguata – siano in grado di rimuoverli sotto richiesta di chi detiene i diritti originali. In attesa che il processo legislativo UE si concluda con l’approvazione dei singoli stati, affinché la direttiva possa essere definitivamente applicata attraverso provvedimenti legislativi nazionali, va riconosciuto che tale norma tiene maggiormente conto della tutela dei diritti di proprietà, così da incentivare e finanziare la produzione di contenuti. Occorre comunque dare risposte esaudienti alle critiche mosse dagli oppositori, perché si eviti un utilizzo strumentale della nuova disciplina  specialmente dell’articolo 13, per censurare contenuti sgraditi.

Danilo Turco

E’ iniziato il nuovo anno scolastico… Quale valutazione dei docenti?

Come valutare i docenti è una questione ancora irrisolta… occorrerebbe dare peso e valore alla esperienza in aula come spazio e tempo di apprendimento sull’area dell’insegnamento.

Quest’anno, le scuole iniziano con un forte carico d’ansia per le famiglie non solo per le nomine in ritardo. Infatti, la mobilità, le immissioni in ruolo e la lotta al precariato restano sempre problemi aperti e non risolti, nonostante di recente siano state investite ingenti risorse.  Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le norme si susseguono, vengono cambiate, ma non c’è mai  risoluzione di questi problemi.

Occorrerebbe che la politica scolastica affrontasse queste questioni con un piano strategico basato sulla ricerca culturale e la qualità dell’istruzione, fattori caratterizzanti la mission educativa e che consente di operare le scelte delle risorse professionali in risposta ai reali bisogni specifici.

Infatti, attualmente si è in una nuova fase di contrattazione collettiva, dove ai sindacati è stato riconosciuto un ruolo maggiore, modificando in parte la stessa legge sulla “Buona scuola”. Gli aumenti di merito sono stati ridimensionati in valore e sono rientrati in qualche misura sotto il controllo della contrattazione collettiva. A essa ora spetta definire i criteri sulla base dei quali i dirigenti scolastici vanno a definire gli aumenti salariali.  Ora spetta alla contrattazione collettiva tra sindacati e preside indicare quali criteri individuare su quelli proposti dal Comitato sulla buona scuola, debbano essere legati al merito in termini di compensi da attribuire effettivamente ai singoli docenti. Questo ci fa tornare indietro sull’affrontare un’antica questione. Si tratta di riuscire a separare i criteri di valutazione dei singoli docenti da quelli da seguire per concedere gli aumenti retributivi agli stessi. Cosa di non facile applicazione e l’esperienza del passato dimostra che le soluzioni proposte hanno creato confusione di ruoli e scarsa efficacia dello strumento. Per questo, è necessario superare il continuo susseguirsi di riforme che ogni governo attua come risposta risolutiva agli errori del governo che lo ha preceduto, senza  una visione strategica e di sistema per il bene e lo sviluppo del nostro paese.

Occorre partire dal tener conto delle considerazioni OCSE, che indicano come gli insegnanti italiani, pur tenendo conto dell’aumento contrattuale medio, guadagnano il 18 per cento in meno rispetto ai colleghi stranieri nella primaria, il 14 alle medie e il 16 per cento nelle superiori.

La carriera dei docenti italiani rimane così una delle più brevi e meno articolate dell’area Ocse.

Danilo Turco

 Summer Festival 2018, “Amore e Capoeira” è la canzone dell’estate

Sono Takagi & Ketra, con la loro “Amore e Capoeira” cantata con Giusy Ferreri, i re dell’estate 2018. La canzone ha infatti vinto il “Wind Summer Festival 2018”, la cui finale, dopo le quattro date romane di luglio, si è svolta il 16 settembre a Milano, al Parco Mind.

Ad aprire la diretta tv è il super ospite Biagio Antonacci con la sua ballata “Mio fratello” dedicando il ritornello “mai più dolor” all’anniversario della morte di Don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.

Una biondissima Emma Marrone in total white dà il via alla gara con “Mi parli piano”, quindi arrivano i The Giornalisti che, con “Felicità puttana” (cantata in playback secondo il popolo di Twitter), prendono il Premio di Radio 105 (partner ufficiale del WSF2018) per essere la band più ascoltata in radio.

Sonorità anni ’80 con Luca Carboni e la sua “Una grande festa”, mentre Rovazzi propone la hit “Faccio quello che voglio” con la partecipazione di Emma, Nek e Al Bano. Fuori gara Nek incanta con “Se non avessi te”, successo che quest’anno compie 20 anni.

Tanti i protagonisti della serata condotta da Ilary Blasi, Rudy Zerbi e Daniele Battaglia: da Loredana Berté con i Boomdabash a Benji & Fede, da Irama ai The Giornalisti.

Una grande serata di festa con la musica che ci ha accompagnato durante i mesi estivi. Emma, Max Pezzali, Luca Carboni, Le Vibrazioni, Fabrizio Moro, Carl Brave con Francesca Michielin. E poi anche GuèPequeno, Elodie con Michele Bravi, Gigi D’Alessio, Noemi, Ermal Meta. Insomma, un gran finale per un’estate che ha visto molte canzoni diventare successi radiofonici.

Se Takagi & Ketra e Giusy Ferreri si sono portati a casa il premio più importante, non sono mancati altri riconoscimenti assegnati nel corso della finale.

Loredana Bertè ha ricevuto il premio alla carriera, mentre i The Giornalisti di Tommaso Paradiso hanno portato a casa il premio di Radio 105, radio partner dell’evento. Premio speciale infine per Ornella Vanoni, per aver contribuito a rendere grande la musica italiana.

Nicola Massaro

Grande Fratello Vip 3 riparte dal 24 settembre, occhi puntati anche sulla presentatrice Ilary Blasi

Mancano ormai pochissimi giorni all’inizio della terza edizione del Grande Fratello Vip e i preparativi fremono. Il prossimo 24 settembre partirà uno dei programmi più attesi del palinsesto Mediaset, il Grande Fratello Vip, arrivato alla sua terza edizione.

I nomi dei concorrenti sono ormai stati rivelati e sono Fabio Basile, Eleonora Giorgi, Elia Fongaro, Giulia Salemi, Maurizio Battista, Martina Hamdy, Ivan Cattaneo, Enrico Silvestrin, le Donatella, Jane Alexander, Walter Nudo, Benedetta Mazza, Stefano Sala, Lisa Fusco, Andrea Mainardi, Francesco Monte. Ad attirare le attenzioni del pubblico non sono però solo i personaggi del mondo dello spettacolo che entreranno nella casa di Cinecittà ma anche la presentatrice Ilary Blasi.

Oltre ai concorrenti, è su Ilary Blasi che sono puntati tutti i riflettori: la presentatrice presenterà per la seconda volta il noto reality e di sicuro mostrerà look sensuali e trendy. Se il 5 settembre aveva sconvolto tutti con un’inedita frangia, nelle ultime ore ha dimostrato di non aver cambiato taglio. Appena un giorno fa la moglie di Totti è infatti apparsa sui social al fianco di Alfonso Signorini in uno scatto in bianco e nero in cui ha la chioma legata in uno chignon spettinato ed è evidente che i capelli non sono più corti rispetto al solito.

Sono sempre biondissimi e con la fila leggermente laterale, in maniera tale da non coprire affatto i lineamenti impeccabili. Insomma, a quanto pare quella di qualche giorno fa era solo un’acconciatura dal fascino vintage.

A questo punto, dunque, non resta che aspettare l’inizio del GF Vip per capire quali saranno le sorprese che la Blasi riserverà agli spettatori in fatto di look.Le anticipazioni che riguardano la programmazione televisiva del Grande Fratello Vip rivelano che si è scelto di continuare a trasmettere il reality in diretta in chiaro su MediasetExtra.

Tutti i giorni, quindi, a partire dal 25 settembre sarà possibile spiare i concorrenti della casa di Cinecittà a partire dalle 9 del mattino e fino alle 6 del giorno successivo. In pratica una vera e propria diretta no-stop che si fermerà solo in quelle poche ore in cui gli inquilini andranno a letto.

Una programmazione diversa rispetto a quella dell’ultimo GF “Nip” condotto da Barbara D’Urso, la cui diretta in chiaro veniva stoppata alle 2 di notte e a quanto pare i concorrenti, consapevoli di questa cosa, si lasciavano andare fin troppo durante le ore notturne.

Non mancherà l’appuntamento con il reality show su Canale 5 e Italia 1: il daytime, infatti, è in programma alle 13 sulla rete giovane del gruppo Mediaset e poi alle 16.10 su Canale 5 con la tradizionale striscia quotidiana di 10 minuti in onda subito dopo Uomini e donne, con la sintesi degli ultimi eventi avvenuti nella casa.

Nicola Massaro

Miss Italia 2018, trionfa la marchigiana Carlotta Maggiorana

Tra corona, scettro, flash e applausi, il primo pensiero di Carlotta Maggiorana, Miss Italia 2018, è andato a lui, Marcello, il padre scomparso 10 anni fa:“Dedico questa meravigliosa vittoria al mio papà, che mi guarda sempre da lassù, mi sostiene dall’alto e mi guida in ogni situazione”.

La 26enne marchigiana nella finalissima a due nella serata di Milano, Carlotta ha battuto Fiorenza D’Antonio, eletta Miss Italia Social 2018, terza classificata Chiara Bordi, la miss ‘bionica’ con una protesi alla gamba, reduce dal brutto episodio degli insulti su internet, Miss Ethos Profumerie 2018. “Non me l’aspettavo, devo ancora metabolizzare ma mi sembra proprio di volare. Spero che oggi inizi una bella carriera. Dedico la vittoria al mio papà che non c’è più, alla mia mamma che ha pianto tanto e alla mia regione, le Marche, afflitta dal terremoto”, ha dichiarato subito dopo l’elezione.

Nata a Montegiorgio, nel fermano, Carlotta alle Prefinali di Jesolo era arrivata con la fascia di Miss Marche conquistata a Pieve Torina, uno dei paesi più colpiti dal terremoto del 2016. Capelli e occhi castani, alta 1,73, è sposata da un anno con un imprenditore edile. Carlotta Maggiorana, 26 anni di Cupra Marittima, Ascoli Piceno è Miss Italia 2018.

Ha un marito, Emiliano, e il giorno del matrimonio è stato “il più bello” della sua vita. Lo dicono tutti i neosposi: chissà se la vittoria lo farà scendere in classifica. Quanto al lavoro, la neomiss vanta una breve esperienza al cinema con Terrence Malick. Non solo: Carlotta è già nota alla televisione, avendo preso parte ad “Avanti un altro!” con Paolo Bonolis.

Nove anni fa, la bella marchigiana tentò di partecipare a Miss Italia. Poco dopo arrivò la chiamata in trasmissione, che la distolse dal pensiero del concorso. Ma il sogno di fare l’attrice l’ha sempre inseguito: il suo mito? Meryl Streep. Con la Maggiorana, le Marche conquistano il titolo per la quarta volta nella storia del Concorso. Ultima, prima di lei, Patrizia Nanetti, che aveva conquistato la fascia 37 anni fa, nel 1981. La regione che ha collezionato il maggior numero di titoli in assoluto è la Sicilia, con ben 11 Miss Italia. Seguono il Lazio e la Lombardia con 10, il Veneto con 6, il Friuli e la Calabria con 5, il Piemonte, la Toscana e le Marche con 4, la Campania con 3, l’Emilia Romagna, la Liguria, la Sardegna e l’Umbria con 2, la Puglia e l’Abruzzo con una sola miss.

Nicola Massaro

Emmy Awards 2018: il trionfo di The Marvelous Mrs. Maisel e The Game of Thrones

Quest’anno il pieno di statuette, gli Oscar della TV, lo ha fatto The Marvelous Mrs. Maisel.

Alla cerimonia di premiazione degli Emmy Awards 2018, tenutasi il 17 settembre a Los Angeles, la serie tv statunitense ha vinto il titolo di miglior Comedy e, nella medesima categoria, ha ottenuto altri quattro riconoscimenti tra cui quello per la miglior attrice protagonista Rachel Brosnahan.

Game of Thrones è stato proclamato miglior Drama, battendo la concorrenza di The Crown, che tuttavia ha ottenuto una statuetta per la miglior attrice drammatica: Claire Foy. Resta a bocca asciutta, senza premi significativi, The Handmaid’s Tale.

La notte degli Emmy ha visto salire sul palco anche RuPaul Charles, premiato come miglior conduttore di reality e trionfatore nel medesimo genere televisivo con il suo RuPaul’s Drag Race. Il riconoscimento per la miglior miniserie è andato a The Assassination of Gianni Versace – The American Crime Story, mentre il Saturday Night Live ha ricevuto il 65° Emmy della sua storia come miglior programma di sketch.

La serata è stata animata anche dalla proposta di matrimonio formulata sul palco dal regista Glenn Weiss alla fidanzata.

Un pareggio storico tra Netflix ed Hbo: i due colossi delle serie tv si sono portati a casa 23 statuette a testa. L’edizione 2018 degli Emmy Awards sarà ricordata anche per la sostanziale parità degli Oscar della tv (con l’Hbo costretta a cedere per la prima volta il primo posto nel numero di nomination, 108 contro le 112 di Netflix). Da menzionare anche “WESTWORLD” di Sky Atlantic che riceve 4 riconoscimenti. A Thandie Newton il premio come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica, le cui due stagioni della serie HBO ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy sono attualmente disponibili su Sky Box Sets.

Tra le altre serie premiate, in evidenza anche quello come miglior attore in una serie drammatica per Matthew Rhys in “THE Americans”, la serie in Italia trasmessa su Fox, che riceve complessivamente due Emmy.

Nicola Massaro

La poesia oltre la vita, Elisa Ruotolo in libreria

“In Antonia c’è molto di me. E molto è anche inconfessabile. Tuttavia, il senso di libertà spesso negato, il bisogno d’amore e la ricerca delle parole più giuste a raccontare se stessi nello stare al mondo, credo siano comuni. Non avrei potuto raccontarla dicendo “io” se in qualche modo non l’avessi sentita vicina e quasi sorella”.

In queste note Elisa Ruotolo ci svela l’intensa vicinanza con la protagonista del suo ultimo lavoro letterario, la giovane poetessa Antonia Pozzi, scomparsa suicida il 3 dicembre del millenovecentotrentotto.

“Una grazia di cui disfarsi” è un testo unico nel suo genere, edito per i caratteri di rueBallu, disponibile in libreria dalla scorsa primavera. Uno struggente incontro fra prosa e poesia, confezionato in una seducente veste grafica curata da Pia Valentinis.

L’occhiello presente in copertina riconosce nella protagonista e nella sua breve vita, l’essenza e la potenza delle parole, i versi delle liriche. Strumenti unici e disperati esprimono i  propri sentimenti: l’amore manifestato per il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, molto represso dal perbenismo borghese dei genitori.

I suoi interessi culturali furono molteplici: la passione per la fotografia e per la natura incontaminata dei luoghi natii, la settecentesca villa di famiglia a Pasturo nel Lecchese, gli aneliti solidali e una spiccata sensibilità nell’amore per la vita. Elementi contrastanti sino all’epilogo tragico indotto dalla cultura intransigente e oscurantista dell’epoca, avallata dai genitori che negarono l’ipotesi del suicidio. Un moto irreversibile degenerato proprio nell’anno della sua scomparsa, con la promulgazione delle leggi razziali.

Nel lavoro di Elisa Ruotolo emerge un’elaborazione interiore che si sovrappone all’esperienza  della poetessa, visitata e “abbracciata” potremmo dire in una nemesi storica dalle decisive e diverse eredità. Quest’incontro solidale fra la scrittrice che presta voce e stati d’animo alla “amica” Antonia si esprime nel prologo, primo capoverso del volume.

E’ la stessa scrittrice che ci conferma il suo legame con Antonia Pozzi e l’idea ispiratrice del testo.

“I motivi che mi hanno spinto a questo progetto sono vari: direi che in primis ha giocato un ruolo determinante la mia profonda devozione verso le parole di Antonia; inoltre mi piaceva l’idea di farla conoscere ai ragazzi. Antonia è stata troppo a lungo dimenticata e tradita (poco presente o del tutto assente in antologie scolastiche, spesso manipolata o ridotta al silenzio – penso all’intervento del padre, Roberto Pozzi, sulle poesie lasciate da Antonia). Scrivere di lei ha significato conoscerla, ma così profondamente che mi sembra di averla appunto ricordata, più che raccontata”.

L’intensità della prosa, il dolore espanso nella narrazione degli eventi cruciali si stempera in pause di serenità e piacere grazie ai disegni semplici e belli di Pia Valentinis, ai giusti stacchi cromatici, idonei, probabilmente empatici alla lettura (sempre complicata) dedicata ai lettori più giovani, alle scolaresche.

La dedica che la Ruotolo offre proprio ai suoi allievi nella prima pagina del libro è la cifra di un percorso impegnativo e dirimente. La grazia di cui disfarsi appartiene alle esperienze di vita di ogni persona. Questo libro ci aiuta a riconoscerla.

Luigi Coppola

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