Mostra del Cinema di Venezia 2018: Alfonso Cuaron con Roma si aggiudica il Leone d’Oro

La 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha rispettato i pronostici della vigilia. Il premio per il miglior film è stato vinto da Alfonso Cuaron con “Roma”. Coppa Volpi per il miglior attore a William Dafoe per la sua interpretazione in “At Eternity’s Gate”, e per la migliore attrice a Olivia Colman.

Miglior regia a Jacques Audiard “The Sister Brothers”. Miglior sceneggiatura per” La ballata di Buster Scruggs” dei fratelli Coen.

Il Gran Premio della Giuria è stato invece conquistato da “La Favorita” di Yorgos Lanthimos.

L’Italia esce sconfitta dalla Biennale, nonostante gli oltre 20 film selezionati, di cui tre in gara per il Leone d’oro, “Capri Revolution” di Mario Martone, “Che fare quando il mondo è in fiamme?” di Roberto Minervini e “Suspiria” di Luca Guadagnino. Per la prima volta in Laguna a trionfare è una pellicola targata Netflix. La pellicola vincitrice “Roma” sarà distribuito sul colosso dello streaming online a dicembre e, secondo quanto si è appreso, avrà lo stesso mese di uscita anche nelle sale cinematografiche selezionate. Anche il film dei Coen, vincitore del premio per la migliore sceneggiatura, è prodotto da Netflix.

La trepidazione dei premiati ha fatto parte della cerimonia di chiusura di Venezia, quest’anno affidata a Michele Riondino, ma ci sono stati anche risvolti politici. Come quello della regista siriana Soudade Kaadan, Leone del futuro per l’opera prima “Zouli”, Il giorno che ho perso la mia ombra, “non un film sulla Siria ma una lettera d’amore: volevo raccontare la nostra storia con la nostra voce e con dignità”, ha detto la 39enne. E della australiana Jennifer Kent, premio speciale della giuria per “The Nightingale”, “La forza delle donne è la più potente di tutto il pianeta, sono sicura che vedremo sempre più donne in questo settore, fate film se volete”.

Il protagonista maschile del suo film, Baykali Ganambarr, vincitore del premio Mastroianni  nella categoria attore emergente, aborigeno della comunità Galiwinku, di una remota isola australiana, performer noto di danza e teatro, ha sottolineato la “veridicità di “The Nightingale”, che racconta il nostro passato, la storia di brutalità verso i nostri antenati e forse potrà aiutare a guarire il dolore delle nostre ferite”.

Il presidente della Biennale Paolo Baratta, nel concludere la cerimonia, dichiarare chiusa Venezia 75 e dare appuntamento al 28 agosto 2019, ha dato il senso, in definitiva e al di là dei film che pure sono stati di grande livello, di questo festival: il rinnovato legame con i giovani: “Alla consegna del Leone d’oro a Cronenberg ho visto un mare di giovani teste e poi di giovani in piedi. Sembrava di essere in un aula magna di un liceo o di un’università. E questo è il futuro”.

Nicola Massaro

A San Domenico Maggiore: Arte sacra in mostra

Con l’approvazione dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, e dell’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, si inaugurerà lunedì prossimo, alle 18, nel capoluogo campano, tra le pareti del Refettorio del monumentale complesso di San Domenico Maggiore, “Il senso del sacro. Una sfida all’arte contemporanea”. Ben trentanove gli artisti in esposizione. Il catalogo della mostra è a cura dell’editore Elio de Rosa.

Settembre 2008 – Settembre 2018: dieci anni dalla crisi finanziaria più nera

Era il 15 settembre 2008, quando la quarta banca americana, la Lehman Brothers, dichiarò la bancarotta, dando inizio formalmente al periodo di recessione più buio vissuto dai mercati dalla crisi del 1929, e non solo per gli Stati Uniti, ma per tutti i Paesi ad essi connessi finanziariamente, fino ad espandersi, naturalmente, come un effetto domino, a tutto il globo.

Tuttavia le avvisaglie di questa crisi erano già visibili almeno dal 2007, accumulatesi in una serie di comportamenti spregiudicati tenuti dagli enti finanziari americani, con il silenzio complice delle agenzie di rating. All’origine della tempesta, infatti, ci fu la “soluzione” trovata per fare fronte alla stagnazione dell’economia americana e alla politica di bassi salari: un ricorso indiscriminato alla finanziarizzazione e al credito. Le banche avevano concesso troppi mutui senza alcuna garanzia sul denaro prestato, i cosiddetti subprime (i crediti ad alto rischio), concessi a soggetti non in grado di fornire solide garanzie di restituzione; l’assunto base era che, comunque, il valore degli immobili avrebbe permesso alle banche di recuperare il credito in caso di insolvenza. La cartolarizzazione dei mutui (dunque lo spacchettamento e l’inserimento in titoli di credito) che ne seguì, protrattasi per un periodo di tempo troppo lungo perla finanza, finì per foraggiare un’immensa bolla finanziaria, una economia di carta che nel 2007 era pari a quattro volte il Pil mondiale: 240mila miliardi di dollari. Inquantificabili per un comune mortale. Quando i debitori non furono più in grado di pagare i mutui e lo scoppio della bolla immobiliare fece  crollare il valore degli immobili, era già agosto 2007, e la spirale della recessione si era già messa in moto, per esplodere circa un anno dopo.

Ma in quel 2007 ancora si sperava di poter contenere i danni; la Fed, aveva provato con il  taglio dei tassi di interesse dal 6,25 al 5,75%, ma non servì a nulla.

Nel febbraio successivo fu nazionalizzata nel Regno unito la Northern Bank. La Morgan Stanley annunciò perdite per 8 mld di dollari. Iniziò un frenetico giro di acquisizioni di banche da parte dei principali istituti di credito per evitarne il tracollo. Nel luglio 2008 i due colossi del credito Freddie Mac a Fannie Mae, che insieme gestivano il 55% dei mutui negli Usa furono salvati, di fatto nazionalizzati, dalla Fed a suon di miliardi.

Il peggio però doveva ancora arrivare. L’11 settembre 2008 la banca d’affari Lehman Brothers annunciò perdite per 4 mld di dollari e conseguente ricerca di nuovi acquirenti. Pochi giorni prima le agenzie di rating ne avevano garantito la solidità con giudizi positivi e rassicuranti.  La quantità di titoli tossici che la Lehman aveva in pancia, però, era talmente proibitiva che nessuno si fece avanti. Il 15 settembre la banca dichiarò bancarotta. Da lì, il rischio di un crollo dell’intero sistema economico- finanziario fu reale. La Fed dovette intervenire con 85 mld per nazionalizzare il colosso assicurativo Aig; la Merryl Linch fu assorbita dalla Bank of America ma il salvataggio non salvò 35mila dipendenti licenziati. Quand il congresso bocciò il poderoso piano di aiuti statali alle banche, pari a 700 mld di dollari, le borse rischiarono di nuovo il collasso, evitato solo da una seconda votazione,stavolta positiva del Congresso, con cui si diede il via libera ad un maxi- stanziamento di 700 mld prima e 250 mld dopo poco.

Tra novembre e dicembre 2008 entrarono in recessione sia i Paesi dell’Eurozona che gli Usa. Il resto è storia nota.

Oggi, a dieci anni dal disastro la crisi, negli Usa, è un ricordo; nella UE, invece, la ripresa è arrivata tardi e molto più debolmente che dall’altra parte dell’Atlantico. A marcare la differenza non sono state tanto le risposte, quanto la tempistica e le dimensioni.

Sia la Fed che la Bce ha fronteggiato la crisi con forti immissioni di liquidità, ma la Bce è arrivata con tre anni di ritardo, dopo aver troppo battuto la strada del massimo rigore.

A pagare la crisi sono stati dunque fondamentalmente i cittadini, le banche essendo “Too Big To Fail”, troppo grandi per fallire, troppo grandi non essere salvate costi quel che costi. Una regola che, dopo la  Lehman Brothers, nessuno oserà mai più trasgredire.

Rossella Marchese

La militanza politica equiparata alla fede religiosa; così convivono nuovi e vecchi nazionalismi 

Viviamo in un tempo in cui le ideologie, per quanto estremiste e nazionaliste, o dettate dalle emozioni   possano essere, ritornano in auge, prendendo le più strane sembianze; tutta l’Europa è attraversata da questo fremito e, per quanto ormai fuori dall’Unione, la stessa Gran Bretagna non può essere esclusa.

A riprova di ciò, il fatto è questo: l’indipendentista e militante dello Scottish National Party, Chris McEleny, inizialmente rimosso dal posto di elettricista presso un deposito di munizioni del ministero della Difesa britannico a causa delle sue opinioni politiche, dopo essere stato invitato a riprendere il proprio lavoro, perché giudicato “innocuo” da una sommaria inchiesta delle autorità, ha deciso di dimettersi comunque e denunciare il ministero per discriminazione.

In tribunale, gli avvocati di McEleny hanno costretto il ministero della Difesa di sua maestà a battersi e prendere posizione sulla natura dell’indipendentismo, fede religiosa o idea politica? Sorprendentemente, ha prevalso la posizione dell’attivista scozzese che concepisce la sua devozione alla causa scozzese come un vero credo religioso, fondamentale per la persona e, dunque, meritevole della  massima tutela.

Pertanto, la discriminazione c’è stata e va risarcita.

Ottenuta una equiparazione tra la sua militanza politica ed un culto religioso, l’attivista McEleny ha tracciato un’ennesima linea della forma che assume la nuova politica; intervistato sulla faccenda della prima causa vinta, ha rivendicato come il suo credo concernesse la vita intera ed ogni sua scelta, azione e decisione. La giudice che ha emesso il verdetto, Frances Eccles, ha smontato una ad una le obiezioni governative; soprattutto ha rifiutato l’idea che il credo religioso si differenziasse in serietà e cogenza, al punto da determinare i codici morali in base ai quali le persone scelgono di vivere la propria vita, mentre le opinioni politiche riguarderebbero questioni più mondane. Ha replicato per iscritto la giudice: “sono convinta, che il modo in cui un Paese debba essere governato sia sufficientemente serio da potersi considerare un credo filosofico. Inoltre il ricorrente mi ha anche persuaso che il suo credo nell’indipendenza della Scozia sia cogente quanto un credo religioso”.

Sarà vincente chi intercetta emozioni, incubi e sogni della politica di oggi.

Rossella Marchese

 

Se la fede diventa fonte di scontro, un’intelligenza artificiale potrà prevederlo

Sembra l’incipit di un libro di fantascienza, stile Matrix, invece è esattamente ciò per cui è stato progettato il Modeling Religion in Norway (Modrn).

Lo studio, condotto da un team di programmatori, sociologi e teologi della University of Agder, in Norvegia, applica l’intelligenza artificiale alla realtà permettendo di testare scelte politiche prima di attuarle.

I ricercatori hanno riprodotto un modello verosimile di società  in cui gli individui, chiamati agenti, interagiscono e reagiscono ai cambiamenti.

Modificando alcune variabili, come il livello di educazione, benessere e soprattutto religiosità degli agenti, gli studiosi verificano come i cambiamenti introdotti incidono sulle dinamiche sociali.

L’obiettivo scientifico dichiarato da Le Ron Shults, leader del gruppo dei ricercatori, è quello di capire i meccanismi del conflitto, assieme ad un altro: offrire ai politici uno strumento per capire meglio la religione ed il suo impatto sulla società.

Già nel 2015, a Boston, era stato sviluppato un modello di intelligenza artificiale molto simile a quello norvegese, con lo scopo di studiare il motivo per cui le religioni vengano considerate attrattori così potenti. Tra i risultati della ricerca, indicativo quello per cui lo scontro tra gruppi avviene con più facilità se il rapporto tra maggioranza e minoranza è inferiore a 70/30.

Rispetto al progetto di Boston, è stata cambiato l’approccio allo studio della religione; il gruppo norvegese, infatti, oggi sta lavorando  ad una piattaforma che possa essere utilizzata da chiunque.

I più scettici sono preoccupati per la pericolosità di uno strumento del genere, qualora dovesse rispondere alla morale di chi lo adotta, in fondo il modello fornisce una previsione utile a scegliere la strategia più funzionale da utilizzare, perché l’intelligenza artificiale non possiede alcuna sensibilità, ma chi la usa si.

Rossella Marchese

La regina del pop, Madonna, conta 60 candeline

Madonna Louise Veronica Ciccone è un nome divenuto noto soprattutto per la sua contrazione, ma in questa combinazione è descritta in qualche maniera l’anima di questa artista. Padre di origini italiane, madre per metà canadese e per metà francese, Madonna ha vissuto un’infanzia complessa, in cui risiedono le radici del suo modo di essere, di quel carattere segnato da una irriverenza dei modi, mancanza di filtri e quasi  “scostumatezza” che lei stessa ha sempre ricondotto alle esperienze di infanzia, cresciuta senza la madre scomparsa a 30 anni, quando lei era solo una bambina, e dunque senza una guida che la inducesse a comprendere le buone maniere. Si possono intravedere qui le origini di quelle caratteristiche provocatorie che hanno interamente segnato la sua carriera.

Sono oltre 350 milioni, i dischi venduti in tutto il mondo, 50 Billboard Music Awards e 7 Grammy Awards.

L’ex “material girl” è stata artefice di una vera e propria rivoluzione musicale, di grandi provocazioni e riconoscimenti straordinari, come quello di essere la quarta artista con maggiori vendite in assoluto al mondo. Per festeggiare il compleanno, lady Ciccone ha scelto Marrakech. La star è stata immortalata mentre passeggiava nella Medina, circondata da guardie del corpo e polizia marocchina. E sembrava quasi beffarsi dei paparazzi che tentavano di strapparle uno scatto. Fin dagli inizi della sua carriera, nei primi anni ’80, Madonna ha avuto un impatto socio culturale fortissimo imponendo la sua personalità artistica a 360 gradi: musica, look, stile di vita, pensiero. Ha interpretato il bisogno di leggerezza della Generazione X mai rinunciando a dire la sua e ispirando schiere di Madonna wannabes (da “We wanna be like Madonna!”), invitandole a cercare una nuova consapevolezza e fiducia in se stesse.  “Non voglio rimanere chiusa in gabbia né rimanere imbottigliata come acqua minerale. L’etichetta che mi avete affibbiato non corrisponde più al prodotto? Fatti vostri”, diceva e così ha costruito e trasmesso un’eredità che va oltre la musica diventando non solo la regina del pop, tuttora indiscussa, ma la più influente icona femminile di tutti i tempi, la prima icona multimediale pop della storia, come hanno scritto critici e sociologi. Nel 2016 Madonna ha battuto un nuovo record, diventando l’artista più seguita su Google+ con 10,060,000 followers.

Nicola Massaro

 

Jules Verne in versione di pregio

Chi non ha fantasticato e vissuto emozionanti avventure leggendo le opere di Jules Verne, immaginando insieme ai protagonisti di essere al centro della Terra o sul pallone per fare il giro del mondo in 80 giorni o nel Nautilius con il Capitano Nemo o di trascorrere cinque settimane in pallone o ancora di vivere tantissime altre avventure.

Verne ha accompagnato tantissime generazioni nel loro percorso di formazione culturale regalando con le sue fantastiche avventure emozioni e conoscenze da quando nel 1863, Pierre-Jules Hetzel, uno degli editori più importanti dell’epoca, si rese disponibile a pubblicare Cinque settimane in pallone. Questo fu il primo di 60 romanzi in cui Verne riuscì a coniugare scienza, avventura e fantastico. Fu autore anche di molti racconti brevi, i suoi viaggi straordinari.

Le sue opere hanno ispirato tantissimi film e cartoni animati che hanno fatto conoscere anche alla generazione dei Millennials macchine straordinarie e storie che per i ragazzi dei secoli precedenti erano pura fantascienza, mentre per loro sono assolutamente normali (sottomarini, elicotteri, satelliti, ecc.).

Leggiamo nella presentazione dell’opera creata da RBA Italia che secondo Hetzel, scopo della collezione era “riassumere tutte le conoscenze geografiche, geologiche, fisiche e astronomiche elaborate per la scienza moderna e rifare, nella forma avvincente che le è propria, la storia dell’universo”.

La morte nel 1905 fermò questo geniale scrittore.

Elegante e di pregio l’edizione in edicola che in questi giorni vede come prima uscita “Viaggio al centro della Terra”.

Per i non più giovani è un modo per ritornare bambini, per i giovanissimi un modo per scoprire con gli occhi di oggi il mondo di ieri e la capacità di vedere lontano di Jules Verne e soprattutto di leggere e sfogliare le pagine di un libro ricco anche di illustrazioni d’epoca.

Salvatore Adinolfi

Passaggio da ora solare a ora legale addio?

Ora solare o ora legale permanente? Sarà ogni singolo Stato dell’Unione Europea a deciderlo se dovesse passare l’intenzione di proporre l’abolizione del passaggio dall’una all’altra nel corso dell’anno, infatti la “scelta del fuso orario resta una competenza nazionale”.

L’annuncio è del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. E’ stata infatti oggi 31 agosto depositata la proposta definitiva della Commissione UE che dovrà essere approvata successivamente dal Parlamento europeo e dai Capi di Stato e di Governo dell’UE all’interno del Consiglio europeo.

“La gente vuole farlo, quindi lo faremo”, ha dichiarato Junker. 4,6 milioni di persone hanno infatti hanno partecipato al sondaggio sull’argomento commissionato dalla Commissione europea.

Il risultato? Sembra da varie fonti che più dell’80 per cento dei partecipanti abbia chiesto l’abolizione dell’ora legale.

Niente più attenzione al fatidico cambio delle lancette degli orologi di un’ora che ci hanno accompagnato fino ad oggi.

Fu introdotta per permettere di fruire di risparmi di energia elettrica guadagnando un’ora di luce solare e sfruttare meglio le ore di luce naturale nel periodo estivo.

Abbandoneremo l’ora legale che nel nostro Paese ha avuto alterne vicende. Introdotta nel 1916 fu abolita nel 1920 per poi essere reintrodotta ed abolita più volte, per diventare definitiva nel 1966. Nel resto d’Europa è stata adottata fra gli anni Settanta e Novanta. Nel 2000 una direttiva comunitaria ha obbligato gli stati membri a introdurla fra il 25 e il 31 marzo di ogni anno e a rimuoverla fra il 25 e il 31 ottobre.

Il 2018 potrebbe quindi essere l’ultimo anno del cambio di lancette sui nostri orologi.

Salvatore Adinolfi

All’Asinara uno spettacolo d’eccezione: Elio e i Tenores di Neoneli

All’Asinara tutti attendono il 7 settembre quando si esibiranno in un mix che non sembrava possibile Elio delle Storie Tese e i Tenore di Neoneli.

Due stili diversi Elio con la modernità e il surrealismo e i Tenores rappresentati della tradizione più pura hanno trovato un punto di contatto dando vita ad un ambizioso progetto dall’accattivante titolo “NeonElio”  promossa da La Mirò New Events e dal Coro Tenores di Neoneli nell’ambito di “Curride Zente”, sostenuta dall’Amministrazione comunale di Porto Torres e dall’Ente Parco Nazionale dell’Asinara.

«Un progetto moderno e allo stesso tempo identitario che abbiamo deciso di sposare – afferma l’Assessora alla Cultura, Mara Rassu – programmandolo nella nostra location più bella, l’isola dell’Asinara, dove ogni evento diventa strumento di promozione del territorio. È uno di quegli appuntamenti pensati anche per destagionalizzare l’offerta turistica e far scoprire la bellezza dell’Asinara a settembre. L’area scelta per il concerto è quella di Cala Reale, già sperimentata con successo per altri eventi culturali. Un luogo magico, soprattutto di sera, che sarà perfetto per questo incontro speciale tra la musica e la natura».

L’evento è molto atteso. Elio noto cantante, leader, personaggio televisivo e trascinatore degli “Elio e le storie tese”, la band che è ha sperimentato introducendo molte innovazioni nella musica del nostro Paese e i Tenores di Neoneli che sono la storica formazione nata più di quarant’anni fa per mantenere vivo l’antico canto a tenore.

Non solo grande musica ma anche forte richiamo alla tradizione oltre che nel canto a tenore arricchendo la performance indossando l’abito sardo, suonando sa trunfa, ballando. Per la prima volt eseguirà dal vivo la “canzone circolare”, soprannominata “compostabile”, che mira a spronare tutti al riciclo e promuovere l’economia circolare in difesa del pianeta.

L’iniziativa del 7 settembre sarà anche l’’occasione per parlare del progetto Clean Sea Life, finanziato dalla Comunità Europea per la riduzione della plastica nell’ambiente.

Alessandra Desideri

Antichi culti e malavita nel romanzo di Maria Elefante

Sarà presentato stasera, alle 20,30, sulla splendida Costa d’Amalfi, nell’ambito dei “Salotti letterari” del Bar Bistrot 52 di Minori, con l’intervanto di Alfonso Bottone e di Maria Coppola, il libro di Maria Elefante, docente di Lingua e Letteratura latina presso l’università “Federico II” di Napoli, già insignita del premio internazionale “Th. Mommsen” e premiata ai concorsi letterari “L’Iguana” e “Dickinson”, “Mala Semenza”, edito da Homo Scrivens, romanzo ambientato in terra vesuviana, nell’arco di tempo che va dall’ultimo dopoguerra ad oggi, mescolando antichi culti e moderne iatture malavitose.

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