E’ morta Aretha Franklin, la regina del Soul

Il mondo della musica piange Aretha Franklin. Nata a Memphis, in Tennessee, il 25 marzo del 1942, figlia di un pastore battista e di una pianista e vocalist, la Franklin iniziò a cantare da piccolissima durante le funzioni religiose.

Quando aveva poco più di quattro anni, la famiglia si trasferì a Detroit e a soli dieci anni, poco dopo la morte della madre, Aretha cominciò a cantare come solista nella chiesa “New Bethel” dove il padre era pastore. Quattro anni dopo il padre cominciò a portarla in giro con lui, dandole la possibilità di esibirsi durante i suoi sermoni. Il primo contratto discografico risale al 1956 con la J.V.B. Records, e il suo primo album fu “Songs of Faith”.

Nel frattempo aveva avuto anche due gravidanze precoci, una a 14 anni e l’altra a 16. La vera e propria scalata alle classifiche iniziò negli anni ’60 con l’etichetta Columbia. Nel 1967 arrivò il singolo “(You Make Me Feel Like) A Natural Woman” con la casa discografica Atlantic, nello stesso anno “Respect” e l’anno successivo “Think”.

Durante la sua carriera ha vinto 21Grammy e ha venduto oltre 75 milioni di dischi nel mondo. Nel 1987 entrò come prima donna nella Rock and Roll Hall of Fame, ai Grammy del 1998 sostituì Luciano Pavarotti colpito da un malessere e improvvisò in 20 minuti un’interpretazione del “Nessun dorma” in tonalità originale e cantando la prima strofa in italiano.

La performance è considerata una delle più grandi esibizioni di sempre ai Grammy. Da sempre democratica, la Franklin ha cantato a Washington alla cerimonia di insediamento di Barack Obama, mentre il 29 dicembre 2015 si è esibita con il suo successo “(YouMake Me Feel Like) A Natural Woman” durante la cerimonia per il conferimento dei Kennedy Center Honors, commuovendo il primo presidente afroamericano d’America.Tra i suoi brani più famosi, “Respect” e “Think” ,che cantò anche nel film The Blues Brothers.

La sua ultima esibizione è stata lo scorso novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids. Il suo ultimo concerto, invece, nel giugno 2017. Nel 2009 ha cantato per l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca e si è rifiutata, invece, di farlo quando è stata la volta di Donald Trump.

Nel 2010 le viene diagnosticato un cancro al pancreas e l’anno successivo comunica di essere perfettamente guarita, rifiutandosi sempre di fornire dettagli. Il peggioramento delle sue condizioni di salute l’aveva costretta a cancellare una serie di concerti nel 2017. Sempre nel 2017 aveva annunciato il suo ritiro dalle scene, sottolineando che avrebbe continuato ad incidere. La sua ultima esibizione è stata a novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids. Il suo ultimo concerto è stato nel giugno 2017: salutò il pubblico dicendo “per favore tenetemi presente nelle vostre preghiere”.

Nicola Massaro

La crisi che non ha fine

I soldi non valgono più nulla. L’inflazione sfiora il 1mln% in un anno. La gente muore di fame e anche l’acqua deve essere razionata. Questa è la situazione attuale del Venezuela nell’anno del Signore 2018.

Con una crisi finanziaria spaventosa, che si protrae ormai da quttro anni, il quarto produttore mondiale di petrolio non può più neppure vendere le sue preziose risorse.

In tutta questa situazione, il Presidente Nicolas Maduro ha annunciato che a partire dal 20 agosto in Venezuela circolerà una nuova moneta, il bolívar soberano (bolívar sovrano), che avrà cinque zeri in meno rispetto al bolívar fuerte (bolívar forte), la valuta usata oggi e rimasta praticamente senza valore. La decisione è stata presa per provare a tenere il passo con l’iperinflazione che secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale raggiungerà il milione per cento su base annua entro dicembre.

Il governo di Maduro aveva già previsto una riforma della sua moneta nel giugno scorso, allora l’idea era quella di togliere solo tre zeri, ma l’applicazione del piano fu rimandata due volte.

Il bolívar soberano sarà legato al petro, la criptovaluta controllata dallo stato e introdotta dal governo lo scorso febbraio per aggirare le sanzioni finanziarie imposte al Venezuela. In teoria il valore del petro è basato sulle riserve petrolifere nazionali, quindi su un petrolio di fatto non ancora estratto. A tale proposito alcune dichiarazioni di esperti del settore, tra cui Francisco Rodríguez, economista presso la banca di investimenti Torino Capital a New York, ha detto al Financial Times: “Visto che non c’è mercato [per il petro], non c’è nemmeno un prezzo di mercato, quindi è difficile capire cosa significhi ancorarlo a qualcosa. Il governo venezuelano mantiene la capacità di stampare petro. Questo rende il fatto di legare il bolívar al petro non tanto diverso dal legare il bolívar a sé stesso”.

A giugno l’Assemblea nazionale, ovvero il Parlamento venezuelano controllato dalle opposizioni e rimasto praticamente senza poteri, ha stimato il tasso di inflazione al 46.305 per cento annuo. Ha sostenuto che la banconota più grande, quella da 500 bolívar (50.000.000 di bolívar attuali), varrà solo 6 dollari alla fine di agosto, e 20 centesimi alla fine dell’anno. La banconota da 500 bolívar sarà di colore marrone e avrà stampata l’immagine di Simón Bolívar introdotta dal chavismo nel 2012 e criticata dalle opposizioni per la sua leggera somiglianza all’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, il predecessore di Maduro.

Con l’iperinflazione attuale, non funziona praticamente più nulla e sono necessari molti giorni di lavoro al salario minimo anche solo per comprare una dozzina di uova, inoltre, negli ultimi due anni centinaia di migliaia di venezuelani sono scappati dal loro paese e dalla miseria per una crisi che ha le dimensioni di quella dei profughi siriani in Europa.

Rossella Marchese

Immigrazione e la nuova proposta della Commissione europea

La nuova proposta della Commissione europea per la gestione delle migrazioni risente degli umori politici. Sembra più che non si faccia attenzione ai diritti umani ma si fa attenzione a come realizzare i rimpatri.

Nel 2017 gli sbarchi sulle coste europee sono notevolmente diminuiti (172 mila nel 2017) mentre i richiedenti asilo nel mondo sono aumentati, raggiungendo la cifra record di 71,4 milioni (rapporto annuale Unhcr). Tutto questo è l’effetto delle politiche di esternalizzazione delle frontiere dell’Unione Europea, basate sugli accordi con i Paesi di transito (Niger, Libia, Tunisia), comprese le campagne di criminalizzazione italiane delle Ong impegnate nei soccorsi in mare. Oggi la priorità non è la tutela dei diritti umani, ma è la riaffermazione dei confini nazionali e comunitari. Caso strano è che, mentre gli sbarchi e le richieste di asilo nella Ue raggiungono i livelli più bassi degli ultimi anni, nell’agenda politica la questione ha assunto toni drammatici e divisivi e la sua risonanza simbolica ed emotiva risalta nell’ultima iniziativa europea sull’argomento.

L’attuale proposta operativa dalla Commissione si articola sostanzialmente in tre punti: primo, realizzare accordi con i Paesi esterni per realizzare strutture di accoglienza e valutazione delle istanze di protezione internazionale prima dell’accesso sul territorio della Ue, agendo in collaborazione con le agenzie internazionali (l’Organizzazione mondiale per le migrazioni e Unhcr), proprio per contenere le critiche sulla mancata tutela dei diritti umani nei Paesi coinvolti; secondo, realizzare “centri controllati” su base volontaria all’interno dell’Unione per trattenere i richiedenti asilo, identificarli e valutare rapidamente le loro istanze, con il sostegno tecnico e finanziario della Ue; terzo, incentivate la partecipazione volontaria dei paesi membri alla ricollocazione dei rifugiati, grazie al contributo comunitario di 6 mila euro per ogni persona accolta .

E’ importante osservare come il documento esplicativo della natura dei centri controllati (Non-paper on “controlled centres” in the EU – interim framework) non usa mai la locuzione “diritti umani”, una volta sola il termine “diritto” e ben dieci volte la parola “ritorno”.

Danilo Turco

L’Alitalia… Una storia infinita…

Il commissariamento di quattordici mesi ha permesso ad Alitalia di migliorare i suoi conti. Ora occorre decidere quale delle offerte proposte bisogna accettare.

Finora nessuno ha saputo trovare una strategia che permettesse all’Alitalia di stare a galla. Il commissariamento a partire da maggio 2017 scaturisce dalla legge Marzano sulle crisi aziendali, che aveva trovato applicazione anche in altri casi di grandi imprese in difficoltà. I commissari, operando non di liquidatori, ma da amministratori a tutti gli effetti, sono riusciti a far andare avanti l’impresa comunque, tagliando parecchi dirigenti e molti dipendenti, usando il potere dell’amministrazione straordinaria per rinegoziare diversi contratti. Tutto questo ha reso possibile di passare da una perdita annuale precedente di circa 700 milioni ad una molto più contenuta, di circa 250 milioni.

L’Alitalia oggi si è un po’ rimessa in piedi ma non è a posto. Sicuramente serve un piano strategico, forse che  possa proseguire la linea tracciata dai commissari, ma di certo occorrono nuovi azionisti, cioè nuovi investimenti, senza violare le regole europee, che prevedono che un prestito debba espandere la capacità produttiva.

Per rilanciarsi l’Alitalia non potrà tornare nell’alveo pubblico e per il suo rilancio reale occorrerebbe che la politica stesse lontana dall’Alitalia e che invece le scelte siano imprenditoriali, le più affidabili e serie sul serio.

Danilo Turco

Quale futuro per la democrazia: diretta o indiretta?

Casaleggio prevede la fine della democrazia rappresentativa e affida il futuro alla democrazia diretta.

Riguardo alla fine del Parlamento per l’avanzata della democrazia diretta, il ministro Riccardo Fraccaro ha presentato in questi giorni un progetto di riforma costituzionale che tocca proprio gli istituti di democrazia diretta (tra le altre cose, eliminazione di quorum e introduzione di referendum consultivi). E’ indubbio che i meccanismi di delega creano molti problemi, ma non è pensabile che tutte le decisioni necessarie siano prese sempre da tutti i cittadini.

Non esiste Paese democratico in cui le decisioni non spettino a un Parlamento di eletti: le poche alternative vanno infatti nella direzioni di potere maggiormente concentrato, come accade negli stati autoritari delle dittature.

La domanda corretta sarebbe come ritagliare spazi di democrazia diretta e democrazia rappresentativa, riferendosi alle necessità dei casi e delle situazioni. La Costituzione italiana riconosce tutto questo prevedendo il referendum abrogativo, quello confermativo di riforma costituzionale, nonché la possibilità di iniziativa legislativa popolare e pone determinati limiti (il quorum, le materie, le firme, etc.). Inoltre, maggiori possibilità sono riconosciute dalla legge a livello di governo inferiore, come i referendum consultivi e propositivi e i bilanci partecipativi.

Infine, occorre riflettere su come in democrazia non siano importanti solo quali meccanismi di scelta sono da adottare, ma soprattutto sapersi assumere le responsabilità degli effetti delle  scelte fatte.

Danilo Turco

Marchionne… nemo profeta in patria

Grazie a Marchionne la Fiat, che era un’impresa sull’orlo del fallimento, si è trasformata in una solida multinazionale, vincendo le sfide della globalizzazione. Ma l’Italia non l’ha accettato.

La guida di Sergio Marchionne della Fiat-Fca ha rappresentato una vera sfida alla globalizzazione, senza sostegno pubblico e senza contare troppo su un mercato domestico e operando con strumenti gestionali alla pari con una concorrenza agguerrita. Per Fca tale sfida è stata vinta, ma il nostro Paese l’ha invece percepita come una minaccia e, qualche rara eccezione, l’ha rigettata. In questi giorni, dopo la sua inaspettata scomparsa, decine di articoli hanno ripercorso i suoi 14 anni alla guida del gruppo. Marchionne ebbe carta bianca nelle scelte gestionali e così iniziò riconoscendo che un’impresa che compete su mercati internazionali non può permettersi di avere impianti strutturalmente in perdita. Una logica semplice ma che rappresentò una rottura epocale nei rapporti fra politica e impresa. La Fiat in tal modo decise di non contare più sull’aiuto “pubblico” e di farsi carico di obiettivi pubblici, come quelli di promuovere lo sviluppo in certe aree del Paese. Tutto questo è stato uno shock e la sua importanza è ancora poco compresa. Anche perché ha previsto l’uscita dal sistema di contrattazione collettiva con la stipula dei contratti aziendali. Tale scelta consentiva la governabilità degli impianti con la Fca si andava a rinnovare le fabbriche, adottando tecniche gestionali all’avanguardia, che d’altro canto hanno richiesto nuovi rapporti con i lavoratori. Marchionne ha dimostrato coi fatti che la sfida si può vincere. Un’impresa allora sull’orlo del fallimento è oggi una multinazionale solida e ben posizionata sulle due sponde dell’Atlantico, Il Paese Italia ha rigettato la “filosofia Marchionne”, perché il suo obiettivo non è stato il voler modernizzare l’Italia,ma solo rilanciare Fiat.

Danilo Turco

Sport e solidarietà insieme nella Barcolana Turritana

A sostegno del reparto di reumatologia di Sassari ben venti associazioni ed enti hanno aderito alla Barcolana Turritana l’evento di sport e solidarietà svoltosi sul litorale di Porto torre il 20 e 21 luglio.

Tante le discipline sportive a confronto:  nuoto, ciclismo, canoa, vela, tennis. E poi ancora aquafitness, scacchi, spinning e calcio balilla, tennis da tavolo.

La dodicesima edizione ha visto, come abbiamo ricordato, venti associazioni ed enti, coordinate dalla Fidapa di Porto Torres, insieme per raggiungere l’obiettivo di sostenere il progetto di potenziamento del Reparto di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.

Trenta gli sponsor che hanno aderito alla manifestazione patrocinata dal Comune di Porto Torres, dall’Università di Sassari, dalla Consulta del Volontariato con la partecipazione del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco.

“L’evento è nato con lo scopo di ricordare la nostra socia Elisabetta Fara – ha sottolineato Ersilia Fiori, presidente della Fidapa di Porto Torres – e per proseguire la sua battaglia contro le malattie rare. Siamo riusciti a finanziare grazie alla raccolta, alle donazioni e ai contributi ricevuti ben cinque di borse di studio, mentre lo scorso anno abbiamo acquistato apparecchiature per il day hospital oncologico. Quest’anno sosterremo il potenziamento del reparto di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, per i pazienti affetti da lupus e da patologie autoimmuni. Fondamentale è il supporto degli enti, delle associazioni, dei volontari e delle aziende che lavorano in sinergia con la Fidapa e che ci consentono ogni anno di riproporre questa manifestazione”.

Un impegno importante per aiutare la struttura se si considera che il reparto di Reumatologia ha un numero di pazienti in crescita: sono quasi 150 le persone assistite periodicamente, affette da malattie come il lupus, la sclerosi sistemica e l’artrite reumatoide. Il reparto diretto dal professor Giuseppe Passiu ha acquisito di recente nuovi spazi per i quali sono necessarie apparecchiature. Grazie all’iniziativa della Barcolana sarà possibile acquistarle con la raccolta fondi avviata in occasione dell’iniziativa.

“Esprimo il mio ringraziamento a nome della nostra comunità – ha affermato l’Assessora Mara Rassu – perché la Barcolana è un esempio positivo di sinergia tra persone, associazioni ed enti, dove lo sport diventa uno strumento per stare insieme e fare del bene. È un bel messaggio di unione e condivisione, per raggiungere obiettivi solidali di cui dobbiamo essere orgogliosi”.

Hanno partecipato all’evento: Lega navale italiana, Asso.ve.la, Freedom in water, Progetto Albatross, Avis, Piscina Libyssonis, Area fitness Libyssonis, Happy Fitness Center, Ciclisti Turritani, Ka.no.sar. Scout Cngei, Asd Porto Torres Scacchi, Tennis club Porto Torres, Etnos, Ficr, Crono Sassari, Gruppo canottaggio “Giuseppe Usai”.

Il Trono di Spade sta per tornare, ma non prima del 2019

La stagione finale de “Il trono di spade” inizierà nella prima metà del 2019.

Questa è la notizia rilasciata da Casey Bloys, presidente della programmazione di HBO, durante il press tour della Television Critics Association.

Ovviamente non ha potuto commentare nulla riguardo al contenuto delle nuovissime puntate, se non un fugace “sarà fantastica”, ma ha annunciato che stanno cercando il regista del pilot della serie prequel di Game of Thrones: “Dobbiamo ancora trovare un regista, dobbiamo fare un po’ di colloqui.” Il pilot del progetto è stato ideato da Jane Goldman e George R.R. Martin.

HBO non ha ancora rivelato la trama della storia al centro della narrazione, svelando però che gli eventi sono ambientati migliaia di anni prima rispetto a quanto mostrato nello show che sta per concludersi, dando spazio agli orribili segreti della storia di Westeros, alla vera origine degli Estranei, ai misteri dell’Est e alla leggenda degli Stark, svelando dettagli inediti di quanto accaduto ne “Il trono di spade”.

Allo stesso tempo, però, ha dichiarato che per ora è l’unico progetto parallelo su questo universo narrativo che andrà avanti, escludendo dunque che si proceda con gli altri quattro prequel ipotizzati. A tal proposito il presidente Bloys ha detto: “Saremmo fortunati ad averne uno di cui siamo molto, molto entusiasti. Abbiamo appena avviato la ricerca di un regista. Dobbiamo fare i casting. Ci auguriamo di girarlo a un certo punto nell’anno nuovo”.

Parole che smentiscono quanto scritto pochi giorni fa dal Belfast Telegraph, secondo il quale le riprese del pilota sarebbero cominciate a ottobre, negli stessi studi che hanno ospitato Il Trono di Spade. “Non so da dove provenisse quell’informazione”, ha ammesso il presidente. “Ci auguriamo di andare in produzione all’inizio del 2019”.

Nicola Massaro

Per Alberto Angela prima serata su Raiuno e cittadinanza onoraria di Napoli

Alberto Angela è cittadino onorario di Napoli. La cerimonia si è tenuta nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, gremita di appassionati e fan dello scienziato e divulgatore. Ad accoglierlo, il sindaco Luigi de Magistris, il vice sindaco Raffaele Del Giudice e l’assessore alla Cultura Nino Daniele. “Da oggi, ha detto de Magistris, Aberto Angela è un nostro concittadino: attenzione, non perché nei suoi programmi abbia parlato bene di Napoli, ma perché è riuscito a comprenderla e a raccontarla a fondo, senza patinature folcloristiche, con la comprensione dello scienziato, la pazienza dello storico e la sensibilità di un uomo di cultura”. “Alberto Angela”, ha dichiarato il primo cittadino della città adagiata all’ombra del Vesuvio, “ha colto l’umanità di una città che è insieme Inferno, Purgatorio e Paradiso. Non è mai stata una lettura superficiale né improntata al folklore. Alberto Angela è riuscito a cogliere la complessità di Napoli con la comprensione dello scienziato, la pazienza dello storico e la sensibilità dell’uomo di cultura”.

Il divulgatore scientifico, ha evidenziato “l’emozione” che ha provato, “inaspettata” e, di conseguenza, “ancora più gradita”. Nel raccontare Napoli “abbiamo sempre fatto un lavoro sincero, vero, trasparente, perché la città ha questo volto”. “Devi entrare a Napoli per conoscerla, dichiara, ho compreso, negli anni, il suo vero volto che sono le persone”. Non nasconde i problemi di Napoli, “le tante complessità, ma quale città non le ha?”. Il conduttore non solo ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli, ma nei giorni scorsi, ha ritirato anche il premio qualità del Moige, e presto tornerà in tv in prima serata, sulla rete ammiraglia.

“Proporre la cultura in prima serata il sabato sera su Rai1 è una bella sfida”, ha affermato Alberto Angela, ricevendo nella Sala della Regina della Camera dei Deputati il Premio qualità del Moige per il suo programma Meraviglie – La penisola dei tesorì.

Angela si appresta nella prossima stagione a portare su Rai1 anche il suo programma del sabato sera su Rai3, di “Ulisse, il piacere della scoperta”.

“È un’ulteriore evoluzione, spiega il direttore di rete Angelo Teodoli. Proponiamo un confronto fra cultura e spettacolo. Ha già funzionato, noi scommettiamo su quello”. Il primo evento, “sarà il 22 settembre, con “Una notte a Pompei”, la settimana seguente riprenderà la programmazione di Ulisse” ha aggiunto il direttore di Rai1.

Per Angela “in Italia è facile fare cultura, con il patrimonio artistico e culturale che abbiamo. Non facciamo che raccogliere una tradizione antica che appartiene anche alla televisione. Io ho respirato in casa tradizione di servizio pubblico, ma l’ho trovata anche nei direttori con cui ho lavorato”. Questo “è uno dei pochi Paesi che propone la cultura in prima serata, ha agginto. Qui funziona, il pubblico italiano è diverso e il servizio pubblico è uno specchio di quello che c’è dall’altra parte dello schermo. È importante non lasciare quel pubblico da solo”. Il premio “è un impulso ad andare avanti. Io non cerco ascolti, cerco di far arrivare una cultura che appartiene a tutti. Perché conoscendo tu proteggi, conclude, e questo è molto importante per il nostro futuro”.

Nicola Massaro

L’Italia virtuosa nella gestione dei Fondi Ue, così dichiara il rapporto dell’Olaf

Il rapporto annuale del’Olaf, organismo antifrode dell’Unione Europea, ha fatto il punto sulla gestione dei fondi UE tra il 2013 e il 2017 riportando tutte le irregolarità emerse nella gestione degli stessi per l’agricoltura e lo sviluppo regionale. Le anomalie sono state pari all’1,27% del totale dei pagamenti, su circa 4000 operazioni di finanziamento segnalate come frodi ed irregolarità; una percentuale ben al di sotto della media europea, pari all’1,83%, meno della metà rispetto al 3,13% della Spagna, dove i casi di frode sono stati più di11mila.

I dati dell’Olaf smontano clamorosamente la vulgata che associa spesso e ingiustamente i fondi europei al malaffare nel nostro Paese.

Il confronto premia l’Italia rispetto a molti illustri membri, oltre alla Spagna, anche alla Polonia, all’Olanda, all’Irlanda e a tutti i paesi dell’Est, dove fa scalpore l’oltre 11% di frodi e irregolarità della Slovacchia.

I dati dell’Olaf si riferiscono alle indagini condotte dagli Stati membri che, avverte l’organismo, potrebbero in alcuni casi anche non trasmettere tutti i dati a Bruxelles. Tuttavia le indagini condotte direttamente dall’Olaf, sempre sui fondi strutturali e sui fondi agricoli, concluse con le raccomandazioni alle autorità nazionali di recuperare 3 miliardi di fondi erogati, hanno comunque messo in evidenza come il paese più a rischio sia ancora la Slovacchia.

Il rapporto dell’Olaf, inoltre, ha consentito anche di correggere una recente analisi del Servizio studi del Senato, elaborata su dati della Guardia di Finanza, secondo cui la percentuale di frodi sarebbe stata superiore al 60% sia nel settore agricolo che in quello dello sviluppo regionale, ma il riferimento era sul totale delle operazioni sospette denunciate alla GdF dalle autorità regionali e dai ministeri, piuttosto che sull’effettività delle anomalie.

In linea con quanto da tempo certifica l’Olaf, le frodi ci sono anche in Italia, ma in percentuale nettamente inferiore rispetto alla media europea.

Rossella Marchese

1 73 74 75 76 77 86
seers cmp badge