Collezionando: penny nero e due pence azzurro

In un precedente articolo pubblicato nell’agosto 2017 abbiamo iniziato a parlare della “nascita” del francobollo avvenuta nel lontano 1° maggio 1840 con l’immissione in vendita del penny  black e del two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da fregio decorativo.

Riprendiamo l’argomento parlando più nello specifico del penny nero e del due pence azzurro. Questi due francobolli, perché erano solo due quell’anno, cominciarono subito ad essere collezionati da un signore che si chiamava Gray. Voi potreste dire com’è possibile due francobolli, sono solo due, eppure anche solo due esemplari sono riusciti ad appassionare, perché il signor Gray, seduto alla sua scrivania, incominciò a dividerli per sfumature di colore, per il taglio, per i bolli di annullamento e per tutte le curiosità che ci possono essere su un francobollo andando ad individuare anche quei piccoli errori, quelle piccole differenze dovute al logorio delle matrici, di qui uno studio unico nel suo genere.

Va detto che l’uomo per natura tende a conservare ed ordinare ciò che possiede, ed in questo esercizio egli accentua e fortifica il proprio senso dell’ordine.

L’uomo non raccoglie disordinatamente, ma secondo un principio, uno studio, una selezione che è sempre alla base di una ricerca. La filatelia, richiede nozioni tecniche che si apprendono, per chi non ha in famiglia un precursore, con appositi manuali o, come detto, con la tradizione orale come ogni e qualsiasi arte.

Il metodo, l’ordine, il gusto sono alla base di ogni raccolta, dalla più semplice a quella più complessa. Un piccolo aiuto comunque lo potete trovare anche in questi articoli e per qualsiasi altra notizia sono a disposizione delle Lettrici e dei Lettori che vorranno contattarmi scrivendo al nostro giornale.

Salvatore Adinolfi

Il 1840 e i primi francobolli

Nel lontano 1° maggio del 1840 presso gli uffici postali inglesi inizia la vendita dei primi francobolli della storia: il black penny ed il two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da un fregio decorativo. Il francobollo nasce non per abbellire la lettera, ma per avere in anticipo la tassa sulla spedizione.
Prima di quel fatidico 1° maggio le lettere venivano comunque spedite ed il pagamento era a carico del destinatario. Importo che non era mai uguale, perché la lettera spesso doveva passare in molte regioni e per ogni passaggio, chiamato “porto”, si aggiungeva qualche spicciolo. Ma la cosa che più indispettiva è che all’arrivo il destinatario poteva rifiutarsi di ritirare la lettera e la tassa non era pagata.
Molti si potranno chiedere perché ciò poteva avvenire, era pur sempre la lettera di un parente, di un amico, diceva qualcosa, ma, all’atto pratico, l’importo del trasporto era, diciamo, notevole e quindi in un’economia povera anche quei pochi centesimi potevano servire. La fame aguzza l’ingegno, questo è un motto valido in tutto il mondo ed anche a quel tempo il mittente ed il destinatario spesso erano d’accordo, infatti, nella maggior parte dei casi, il destinatario voleva sapere solo se il mittente stava bene e nient’altro. Questa cosa fu superata mettendo dei segni sulla lettera, noti solo alle parti, tipo alfabeto Morse, con i quali il destinatario capiva la situazione, aveva saputo le condizioni del parente, dell’amico e quindi non c’era più la necessità di ritirare la lettera.
Questo giochino in certi ambienti è durato molti anni e quando poi si è scoperto il trucco l’amministrazione postale è passata al contrattacco. Così inventarono un sistema che prevedeva la tassa in partenza e non più in arrivo, per cui il destinatario doveva per forza di cose ritirare la lettera, visto che era già pagata, da qui il termine “franco-bollo”, proprio in funzione di questo preventivo pagamento.
Salvatore Adinolfi

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