Dopo la sua prima rappresentazione ad Atene nel 411 a.C., la Lisistrata di Aristofane scompare dal mondo letterario fino alla sua prima edizione moderna: Firenze 1516. Quali sono le ragioni dell’eclissi?
Le ragioni sono diverse. Tra le commedie rimaste, i maestri bizantini (che sono stati i principali utilizzatori di questi testi per motivi didattici) ne prediligevano altre, o perché meno legate all’Atene di Aristofane, e quindi più facili da leggere (come il Pluto), o perché avevano tra i loro personaggi figure più famose (come le Nuvole, dove troviamo Socrate, o le Rane, dove troviamo Eschilo ed Euripide). È anche per questo motivo che le tre commedie cosiddette ‘femminili’ (le Donne alle Tesmoforie e le Donne all’assemblea) sono state poco copiate e studiate nella tarda antichità. E poi la Lisistrata è conservata integralmente da un solo manoscritto, il Ravennate, che non era a disposizione del curatore della prima edizione a stampa (Marco Musuro), uscita nel 1498 a Venezia dalla stamperia di Aldo Manuzio.
Nel 411 Aristofane, massimo rappresentante della commedia attica “antica”, in un clima di rinvigorita ostilità, mette in scena Lisistrata, Colei che scioglie gli eserciti. Lisistrata è una donna ateniese, arcistufa, come tutte le altre concittadine, dell’inesauribile guerra che oppone la sua patria a Sparta. Proposta smaccatamente provocatoria o acre acrobatismo speculativo?
Né l’una né l’altro, credo. Più semplicemente, un tentativo di far ridere (che in fondo è il principale dovere di un comico), ma in modo serio. Non credo che Aristofane credesse nella praticabilità di una simile ipotesi. Ma era un modo di vedere una questione molto importante da un punto di vista insolito.
Idea unica in tutto il teatro comico, si eleva al ruolo di star nientedimeno quella fetta della società attica libera ma debole ed inascoltata, tuttavia partecipe tanto quanto gli uomini dei lutti e dei dolori della guerra.
Lisistrata racconta la sua storia: con quale obiettivo?
Per chi crede nell’indipendenza ideologica e politica di Aristofane (che non è cosa da poco in un intellettuale), la risposta è che Aristofane la scrive con l’obiettivo di far riflettere i suoi concittadini sull’assurdità di una guerra così lunga e così disastrosa (nonché, come la maggior parte delle guerre, così inutile).
Per chi lo vede invece come un sostenitore del partito antidemocratico (una fazione la cui voce si stava levando sempre più forte ad Atene, per meri motivi di interessi personali), Aristofane l’avrebbe scritta con l’obiettivo di dare il suo contributo personale alla caduta del regime democratico (cosa che effettivamente avvenne).
Letteratura, cinema, musica ed arti figurative. Lisistrata traccia la progressiva riscoperta che l’ha fatta diventare la commedia più famosa di Aristofane. Cosa stuzzica la curiosità intorno a quest’opera? Forse, lo “sciopero del sesso”?
Senz’altro. È questa l’idea geniale (ancorché assurda, e nella realtà assai poco realizzabile – ma è un destino che Lisistrata condivide con altre trovate di Aristofane, come, negli Uccelli, la costruzione di una città a metà strada tra il cielo e la terra) dalla quale dipende lo straordinario successo della commedia, che cresce di pari passo con il cadere di certe prevenzioni di tipo censorio dovute al sottofondo erotico che la caratterizza.
Lisistrata è una ribelle, una dissidente rispetto alle convenzioni sociali oppure questa è una lettura semplicistica di un personaggio da millenni esempio sorprendente di complessità e ricchezza drammaturgica?
Non è una ribelle (perché il suo obiettivo non è quello di cambiare la situazione delle donne nel mondo greco, ma semplicemente quello di tornare alla vita di tutti i giorni, caratterizzata dalla pace e dai suoi vantaggi), né una dissidente rispetto alle convenzioni (che comunque, tendenzialmente, rispetta). Si tratta di una lettura che ne sottolinea, a volte in modo anacronistico, alcuni aspetti. Ma le interpretazioni delle opere letterarie antiche sono sempre state influenzate dai modi di pensare moderni – e quindi a volte bisogna accettare gli anacronismi.
Simone Beta insegna Lingua e letteratura greca all’Università di Siena. Ha scritto sul teatro (la commedia), sulla poesia (l’epigramma), sulla retorica e sul vino. Presso Einaudi ha curato i seguenti volumi: Terenzio, La donna di Andro (2001); Lirici greci (2008); Sofocle, Edipo re. Edipo a Colono. Antigone (2009). Ha pubblicato, sempre presso Einaudi, Il labirinto della parola (2016).
Giuseppina Capone