Ritratto di una donna: Hillary Clinton

 

Ritratto di donna: Hillary Clinton, tra Watergate e Martin Luther King, la storia dell’avvocatessa che sognava la Casa Bianca.

La storia di Hillary Diane Rodham, prima donna candidata alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, è fatta, per la gran parte, della sua caparbietà, che certamente può renderla odiosa a molti americani, molti dei quali giovani, ma che rimane il tratto caratterizzante della sua persona.

La granitica immagine che lascia trasparire di sé, perfettamente controllata e misurata, sembra cozzare di fronte al terremoto interno che sta attraversando la politica statunitense e, per certi versi, non sembra convincere, eppure, quello stesso atteggiamento contenuto, che la rende così poco “appetibile” al pubblico americano, dissimula un carattere forte, fuori del comune.

Cresciuta in una famiglia conservatrice, la giovane Hillary è fin da subito influenzata da un credo politico repubblicano tanto che, ancora studentessa, lavora per il candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964. Sarà la morte di Martin Luther King, che conobbe personalmente nel 1962, a cambiare le carte in tavola: le idee di Hillary si spostarono verso valori più liberali portandola a militare tra le fila del Partito Democratico, dando l’inizio ad una grande carriera.

La sua formazione professionale si forgia presso la prestigiosa Yale Law School, dove incontra il suo futuro marito, Bill Clinton. Gli anni alla Yale saranno decisivi: lavora per gli emigrati, partecipa alla campagna presidenziale del democratico George McGovern, si avvicina ai bambini lavorando allo Yale Child Study Center, occupandosi di abusi su minori, offre la propria assistenza legale gratuita ai meno abbienti. Hillary si laurea a Yale nel 1973 con una tesi sui diritti dei minori e decidendo di approfondire con studi magistrali di medicina infantile.

La bravura, la tenacia e la grande conoscenza della materia politica portano la giovane avvocatessa ad entrare nello staff d’inchiesta dell’impeachment presidenziale durante lo Scandalo Watergate, nonché a diventare membro, una di sole due donne, dell’University of Arkansas.  Da sempre vicina alle tematiche dell’emancipazione femminile, decide di mantenere il suo cognome anche dopo il matrimonio; ed infatti, è proprio la questione femminile una delle tematiche che più le sta a cuore. In un suo discorso ha dichiarato: “Siamo qui per portare avanti la causa delle donne e per portare avanti la causa della democrazia, e rendere assolutamente chiaro che le due sono inseparabili. Non ci può essere vera democrazia fino a che le voci delle donne non saranno ascoltate”.

Le conquiste di questa donna sono state innumerevoli, tra queste, la partnership nel Rose Law Firm, uno degli studi legali più prestigiosi dell’Arkansas, nel 1979: la prima donna a riuscirci. Con l’elezione di Bill Clinton alla Presidenza degli States nel 1993, Hillary ridefinisce per sempre il ruolo di First Lady: è la prima donna ad entrare alla Casa Bianca con un “curriculum” ed una carriera professionale di primo piano. Affinerà le sue doti politiche tanto da riuscire a gestire intelligentemente e dignitosamente il Sexgate del marito e, dopo essere stata travolta da uno dei più grandi scandali degli Stati Uniti, ritrovare la lucidità necessaria per accettare la carica di Segretario di Stato nel 2008, e per lanciarsi, nel 2013, nella corsa alla Presidenza USA.

La sua vita racconta molto bene l’evoluzione della società americana, non ci resta che aspettare ancora qualche giorno per conoscerne l’ultimo stadio.

 

Rossella Marchese

L’Ordine mondiale di Kissinger

Copertina Kissinger, Ordine Mondiale, MondadoriI

Henry Kissinger continua ad essere uno dei più alti esponenti della struttura di vertice del potere statunitense. La sua biografia è impressionante. Professore universitario, capo della sicurezza nazionale e consigliere di due presidenti, consulente di politica internazionale per quasi tutte le successive amministrazioni ed infine premio Nobel per la pace. Egli ricopre un ruolo primario negli anni della guerra in Vietnam, durante la cosiddetta Guerra fredda. Riesce a gestire con sagacia i rapporti con una Cina molto pericolosa, costruisce una solida base teorica per giustificare e coordinare la politica imperiale degli USA per la tutela dei suoi interessi nel mondo di cui questo libro è la mirabile sintesi teorica racchiusa in 405 pagine scritte con chiarezza ed una ottima traduzione. Le deduzioni che sono riportate nel libro possono non essere condivisibili, ma rimane il fatto che l’Autore riesce abilmente a giustificare il crescendo del ruolo americano nel mondo come tutela della stabilità geopolitica del pianeta in nome della pace fra le Nazioni. Le pagine corrono lungo il filo della storia dell’Europa che è il luogo dove nascono, si sviluppano e muoiono idee che muovono popoli e destini continentali.

Il libro, che si intitola emblematicamente “Ordine Mondiale”, appoggia e sviluppa l’impianto concettuale di un primato USA nel mondo partendo dalla pace di Westfalia che chiude la terribile Guerra dei Trent’Anni nel 1648, con un una popolazione che è quasi dimezzata. Questa pace si impernia sul principio dell’equilibrio fra le Nazioni impedendo che una di essere possa prevalere sulle altre generando conflitti di potenza militare. Un principio che viene sagacemente utilizzato dall’Inghilterra per evitare che una Nazione possa far saltare gli equilibri europei nel proposito di minacciare i suoi interessi commerciali via mare.

Dividere e comandare è una strategia che gli USA apprenderanno dagli inglesi e sapranno utilizzare in tutti i teatri geopolitici del pianeta. Attraverso una lunga e puntuale disamina storica e politica, Kissinger spiega perché gli USA devono proteggere l’Europa dallo strapotere espansionistico della Russia, anche post marxista di Putin. Ovviamente, spiegare con quali mezzi militari, di tortura e spionistici gli USA cercano di costruire l’Ordine Mondiale, non rientra nei percorsi narrativi di questo poderoso testo. Verso la pagina 299, l’Autore scrive una lunga tirata retorica in toni messianici sul ruolo dell’America chiamata ad essere custode della pace mondiale. Il famoso Autore ha però l’intelligenza di comprendere che un tale disegno, che ricorda quello del Sacro Romano Impero, non è possibile senza il confronto serrato con altre potenze economiche e soprattutto militari, quali la Cina, l’India e purtroppo per lui, con la Russia, Paese di cui gli USA hanno timore e che non hanno mai capito fino in fondo, al pari della Cina.

Si tratta di un testo ricchissimo in informazioni storiche, geopolitiche, economiche scritte con padronanza e scioltezza che portano a valutazioni con le quali possiamo non essere d’accordo. Considerato il ruolo preminente dell’Autore su tutti i teatri geopolitici mondiali dagli anni 60 ad oggi, vale in ogni caso la pena leggerlo con attenzione per comprendere meglio cosa c’è stato e c’è oggi dietro alle strategie imperiali USA le cui ripercussioni possono lanciare il mondo verso la III Guerra Mondiale, se i meccanismi limitativi connaturati alle vere democrazie verranno meno.

 

Manlio Lo Presti

 

Henry Kissinger

Ordine Mondiale

Mondadori, 2015

pagg. 405, €28,00

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