Una vera e propria tragedia che ha stravolto l’intera Italia quella della morte del giovane ventunenne trovatosi coinvolto in una rissa per voler difendere il suo amico.
Nella notte tra il 5 e 6 settembre, Willy e gli amici erano di ritorno dalla solita serata al pub di Colleferro, vicino Roma, ma qualcosa avrebbe per sempre cambiato il loro destino. La causa della morte deve essere confermata dall’autopsia poiché non è ancora ben chiaro cosa sia successo, ma secondo quanto riportano i giornali l’omicidio è avvenuto sul retro di un edificio poco distante da una caserma dei carabinieri. Accusati di omicidio preterintenzionale in concorso, aggravato da futili motivi, i 4 ragazzi tra i ventidue e ventisei anni, residenti ad Artena, sono stati arrestati dai carabinieri e sembra che tutti abbiano già dei precedenti penali.
Willy Monteiro Duarte è morto durante il tragitto per arrivare in ospedale. Schiaffi e pugni e sembra che un calcio alla testa sia stato per lui letale. Una lotta durata poco più di 20 minuti per distruggere la vita di Willy e quella della sua famiglia. “Era come un figlio per me, l’ho cresciuto. Siamo sconvolti.” Le parole della zia di Willy trasmettono tutta la sofferenza e il dolore che sono costretti a sopportare. Un vuoto che nessuno potrà mai colmare nella sua famiglia.
I genitori non dovrebbero mai sopravvivere ai propri figli, si dice. Eppure si continuano a sentire vicende catastrofiche di teenager in cui la morte avviene per motivi solitamente futili.
Com’è possibile che le persone vogliano, ancora oggi, risolvere le cose usando la violenza? Ma perché tutta questa rabbia? E che ci sia ancora tanta chiusura mentale da non riuscire a usare la ragione? Queste sono le domande che molti di loro oggi giorno pongono con la speranza di porre fine a tutta questa violenza.
La violenza non si combatte con altra violenza. Si dovrebbe, al contrario, reagire in modo intelligente iniziando dalla base cambiando forma mentis: partire dall’educazione nelle scuole primarie, insegnare ai bambini il rispetto verso il prossimo, prima di ogni cosa. Ancora, la pace e la convivenza con il prossimo, l serenità interiore e come raggiungere i propri obiettivi senza scavalcare nessuno ma riuscendoci soltanto con le proprie forze. Iniziare a cambiare la visione della vita in modo da dare ai giovani una formazione corretta ed una consuetudine di pensiero differente da quella che fino ad oggi si ha avuto, sviluppando in loro maggiore intelligenza emotiva, ovvero, la capacità di razionalizzare le proprie emozioni, potrebbe essere il metodo per ottenere la pace tra le persone e forse un mondo migliore senza violenza. Insegnare a riconoscere le proprie emozioni è di conseguenza un modo per poterle gestire, e quindi auto-controllarsi in determinate situazioni. Ogni anno aumentano i casi di violenza tra giovani e spesso senza un concreto motivo, creando risse per il semplice gusto di sopraffare e prendersela con i più deboli. La maggior parte delle volte, però, questi scatti di ira sono dovuti a conseguenze di atti di violenza subiti a loro volta nell’età infantile: violenza fisica o psicologica, educazione sbagliata dei genitori, esempi sbagliati da parte dei genitori, una probabile situazione disagiata in cui è costretto a vivere nel proprio nucleo familiare. Altre volte, invece, nonostante il ragazzo vivesse in una serena situazione familiare, arriva ugualmente a intraprendere strade sbagliate e pericolose perché ha difficoltà ad inserirsi nella società e a farsi accettare dai compagni, o, ancora, a causa dell’accesso troppo precoce o l’uso frequente dei social media.
Le cause della violenza tra giovani
Ipnotizzarsi avanti ad uno schermo già dall’età infantile può divenire un vero e proprio problema una volta divenuti adulti, perché tutto ciò non fa altro che bloccare lo sviluppo della mente, nello studio, nella conoscenza, nella vita sociale, e nella realizzazione personale. E, faccenda ancora più grave, può far divenire violenti e irascibili. Il motivo per cui un ragazzo intraprende strade sbagliate e ricorre facilmente alla violenza fisica potrebbe essere anche causato dalla frequente visione di video o videogiochi che alimentano odio, rancore, rabbia e di conseguenza il ragazzo si fa facilmente suggestionare e influenzare in modo negativo perché undici, tredici o sedici anni, sono troppo pochi per saper distinguere il bene dal male e per assorbire solo il lato positivo o educativo di un videogioco, qualora dovesse esserci. Altri motivi per cui un ragazzo si fa facilmente condizionare da video del genere potrebbe essere dovuto a conseguenze di traumi infantili causati dalla famiglia apparentemente perfetta, e che quindi, raggiunta l’età adolescenziale, può diventare facilmente condizionabile e trascinabile. Ragion per cui diventa facile che possa cercare via d’uscita a questa inconscia sofferenza e voler sfogare in qualche modo la rabbia repressa. Sta di fatto che permettere a ragazzi troppo giovani di navigare su internet e utilizzare i social network, video giochi e video violenti, potrebbe trasformare la loro vita in una tragedia.
Alessandra Federico